Carlo Moretti per repubblica.it
PAUL McCARTNEY
Della serie: i soldi non bastano mai. Neanche ai ricchi. E Paul McCartney non fa eccezione. Dopo essersi avvalso della copertura Sony per tutelare negli ultimi decenni il catalogo delle sue canzoni scritte per i Beatles, in vista della scadenza dei diritti nell’ottobre del 2018 il baronetto fa causa alla multinazionale e alla Sony/ATV Music Publishing per tornare completamente in possesso dei diritti delle sue canzoni.
McCartney è considerato uno dei compositori di maggior successo nella storia della musica pop e rock, le sue canzoni sono state interpretate da migliaia di artisti nel mondo e Yesterday è la canzone che ha avuto il più alto pagamento dei diritti d’autore nella storia della canzone, potendo contare a tutt’oggi su più di 2 mila e 200 versioni.
Yesterday è proprio una delle canzoni di cui l’ex Beatle vorrebbe recuperare i diritti, insieme ad altri duecento titoli tra i quali brani fondamentali come Hey Jude,Yellow Submarine, Revolution, Come Together e The long and winding road.
La causa, depositata in una Corte distrettuale di New York, punta a «confermare la sua proprietà» delle canzoni, «la quale è a lui garantita dalla legge sul copyright degli Stati Uniti». La citazione contro la Sony/ATV fa anche riferimento ad altri ricorsi legali presentati da McCartney a partire dal 2008.
LENNON McCARTNEY
I legali di McCartney fanno riferimento al Copyright Act del 1976 che stabilisce che i diritti per le opere realizzate prima del 1978 debbono ritornare ai loro autori 56 anni dopo la data del copyright originale: e nel 2018 saranno 56 anni da quando John Lennon e Paul McCartney cominciarono a scrivere insieme canzoni nel 1962.
La risposta decisamente seccata della Sony non si è fatta attendere: "Sony/ATV ha il più alto rispetto per Sir Paul McCartney con il quale ha intrattenuto un lungo, amichevole e per entrambi fruttuoso rapporto, segnato sempre dal profondo rispetto per il ricco catalogo di canzoni firmate Lennon e McCartney.
Abbiamo collaborato da vicino per decenni sia con Sir Paul sia con i curatori del patrimonio di John Lennon per proteggere, preservare e promuovere il valore di lungo termine del catalogo. Siamo molto dispiaciuti che abbiano avviato questa causa che crediamo sia insieme inutile e prematura".
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2. COSI’ HO TRUFFATO ALANIS MORISETTE
Ha rubato cinque milioni di dollari, poi ha detto di aver puntato tutti quei soldi nel business della marijuana, infine ha confessato. Il ladro d'alto bordo è Jonathan Todd Schwartz, il manager delle star. La vittima del furto è Alanis Morissette, la cantante che nel 1995 ha scalato le classifiche con "Jagged Little Pill".
Chissà se anche stavolta lei commenterà la storia incredibile con un "Ironic", "Ironico!", che è il titolo di uno dei suoi più grandi successi. O più probabilmente sceglierà i toni graffianti e arrabbiati di "You oughta know", visto che Schwartz l'ha raggirata per almeno quattro anni, per poi invischiare Morissette in una lunga storia di menzogne.
Maggio 2010: è questa la data di inizio della storia. Il manager, che all'epoca ha 42 anni, comincia ad accantonare il denaro e nasconde il furto sotto la voce "spese personali". A gennaio 2014 il bottino ha già raggiunto i cinque milioni di dollari.
McCARTNEY MORISSETTE
Quando la cantante canadese ha cambiato manager, lei e il suo nuovo braccio destro si sono accorti delle incongruenze nei conti. Schwartz allora ha cominciato a inanellare menzogne, rivoltando le accuse contro Morissette, che a suo dire avrebbe stornato quei milioni per investirli in un business illegale di marijuana. Poi però, con l'intervento della giustizia statunitense, la verità è venuta a galla: lo stesso manager ha ammesso di aver rubato il denaro, e la cifra sarebbe persino maggiore se si aggiungono anche i soldi da lui rubati ad altri clienti celebri.
Il 1 febbraio lo aspetta l'aula di tribunale: tecnicamente rischia fino a 23 anni di prigione, ma verosimilmente negozierà una pena dai 4 ai 6 anni.