spalletti di francesco
Roberto Beccantini per “la Gazzetta dello Sport”
Sono pochi a non abbandonare il carro mentre vi scende colui che, fino alla notte del 29 ottobre, era il vincitore indiscusso. Luciano Spalletti, retrocesso dalla Champions in Europa League. Era un lunedì sera, e l' Inter aveva asfaltato la Lazio all' Olimpico: 3-0. La data è importante. Un mese e mezzo fa.
Sabato 3 novembre si giocò Inter-Genoa. Il Genoa (di Ivan Juric, ancora) aveva recuperato la partita con il Milan appena tre giorni prima, si ripresentò a San Siro sfinito, ne prese cinque. E così i successi consecutivi dell' Inter, e di Spalletti, diventarono sette. Come sette erano stati ai tempi di Stefano Pioli.
Da allora, compresi gli impegni di coppa, due vittorie in otto gare: con Frosinone e Udinese in casa. Non discuto: l' uomo di Certaldo avrà anche le sue colpe e, nei momenti cruciali, quel braccino corto che riassume la responsabilità più «chiara ed evidente», come direbbero alla Var.
spalletti auguri natale
Ciò premesso, riesumiamo per un attimo la «salma» dell' 1-1 con il Psv Eindhoven e chiediamoci: ha sbagliato più il mister, nello sganciare Antonio Candreva, di cui - fra parentesi - ricordo frammenti alla Kevin De Bruyne (una volta, certo: non oggi e neppure ieri), o Kwadwo Asamoah a farsi soffiare il pallone dal quale Hirving Lozano avrebbe poi estratto il veleno fatale?
Dal 2010, anno di José Mourinho e del Triplete, l' Inter di Massimo Moratti, dell' indonesiano Erick Thohir e dei cinesi di Suning ha avvicendato la bellezza di undici tecnici. Nell' ordine: Rafa Benitez, Leonardo, Gian Piero Gasperini, Claudio Ranieri, Andrea Stramaccioni, Walter Mazzarri, Roberto Mancini, Frank de Boer, Stefano Vecchi, Pioli, ancora Vecchi, per finire a Spalletti.
roberto beccantini
Ultimo trofeo, la Coppa Italia di Leonardo (2011), con il fattivo contributo degli eroi del Bernabeu.
L' allenatore è importante, ci mancherebbe, ma gode di un rango che va dal deus ex machina al «capo» espiatorio. Prendete la Juventus: se vince la Champions, l' avrà vinta Cristiano Ronaldo; se la perde, l' avrà persa Massimiliano Allegri. È un gioco che, da Mourinho in giù, gli stipendi corrisposti rendono assolutamente sostenibile. Pagati per pagare: da sempre. Ogni tanto, però, scoprire l' America serve per aggiornare i confini della mappa. I giocatori, loro, ormai vanno in campo con l' alibi incorporato. Sanno già a chi noi giornalisti porteremo il conto.
Ivan Perisic non è il fiammeggiante D' Artagnan del Mondiale? Mercato ci cova.
L' acquisto di Radja Nainggolan venne celebrato con fuochi d' artificio non meno fragorosi dei botti di Capodanno. Luciano sbagliò a rischiarlo sulla sabbia di Wembley, ma il gol di Eindhoven, all' andata, non vi dico che razza di incenso aveva alzato e diffuso.
di francesco
La mano del «domatore» va e viene, al guinzaglio esclusivo (o quasi) dei risultati. Spalletti non giustificava l' aureola prima e non merita la ghigliottina oggi.
Allargando il discorso, quando disponeva di Kakà, Andrea Pirlo, Paolo Maldini, Pippo Inzaghi, Rui Costa e Andryi Shevchenko, un maestro come Carlo Ancelotti conquistava fior di Champions.
Adesso che ha Lorenzo Insigne, Dries Mertens e Marek Hamsik - tutta gente di qualità, ma non della stessa - è già fuori. Tra gli applausi, ma fuori.
Un altro è Eusebio Di Francesco.
In undici contro undici, la Roma conduceva 2-0 a Cagliari. In undici contro nove, viceversa, ha pareggiato 2-2. Secondo voi, cambi a parte, cosa potrà mai aver suggerito dalla panchina in momenti così concitati? «Ragazzi, andate pure al bar, è fatta». Suvvia.
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