Estratto dell’articolo di Monica Guerzoni per il Corriere della Sera
giorgia meloni ignazio la russa e sergio mattarella all altare della patria 25 aprile 2023
Una giornata «bella, distesa, positiva». E lunghissima, come la lettera che Giorgia Meloni ha scritto al Corriere nel giorno della Festa della Liberazione, per ribadire che i partiti della destra da molti anni «hanno dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo».
Parole che la presidente del Consiglio ritiene chiare, nette e forse anche definitive su quello «spartiacque» che il 25 Aprile del 1945 segna per l’Italia: «La fine della seconda guerra mondiale, dell’occupazione nazista, del Ventennio fascista, delle persecuzioni anti ebraiche, dei bombardamenti e di molti altri lutti e privazioni che hanno afflitto per lungo tempo la nostra comunità nazionale». Parole destinate a essere lette e rilette con le lenti d’ingrandimento della storia e della politica, da chi pensa che Meloni abbia compiuto un passo in avanti e da chi lamenta che nemmeno in questa occasione la presidente abbia pronunciato il termine «antifascismo».
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sergio mattarella giorgia meloni all altare della patria 25 aprile 2023
In un clima di concordia bipartisan c’è stato il tempo per un rapido scambio di battute tra il presidente della Repubblica e il capo del governo. A quanto racconta chi era presente alla cerimonia, Mattarella avrebbe rivolto a Meloni parole di apprezzamento per l’intervento sul Corriere . «Bella lettera», si sarebbe complimentato l’inquilino del Quirinale prima di partire per Cuneo, dove ha pronunciato il suo nono discorso sul 25 Aprile, sulla Resistenza e sulla «Repubblica fondata sulla Costituzione, figlia della lotta antifascista». Nelle ore successive molti osservatori hanno messo a confronto la lettera della premier e il discorso di Mattarella, andando a caccia delle differenze di tono, accenti e concetti.
ignazio la russa lorenzo fontana giorgia meloni sergio mattarella altare della patria 25 aprile 2023
Ma i meloniani preferiscono sottolineare i punti di contatto, che rivelerebbero una sintonia. Se il capo dello Stato parla della nascita «di una democrazia forte e matura nelle sue istituzioni e nella sua società civile, che ha permesso agli italiani di raggiungere risultati prima inimmaginabili», Meloni ha espresso un concetto analogo: «Una grande democrazia, solida, matura e forte, pur nelle sue tante contraddizioni, e che nel lungo Dopoguerra ha saputo resistere a minacce interne ed esterne, rendendo protagonista l’Italia nei processi di integrazione europea, occidentale e multilaterale».
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