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    L'ORO ALLA PATRIA, MA NON A CONTE E GUALTIERI - BELPIETRO: ''DUE BANCHIERI, BAZOLI E DORIS, SPIEGANO CHE LA PATRIMONIALE FAREBBE SOLO DANNI, E CHE SERVE UN PRESTITO NON FORZOSO DEGLI ITALIANI ALLO STATO, VISTO CHE DALL'EUROPA NON POSSIAMO ASPETTARCI MOLTO. I MIEI RISPARMI NON LI AFFIDEREI MAI NÉ A GUALTIERI NÉ A CONTE, PERCHÉ SAREI CERTO DI NON RIVEDERLI PIÙ. PRIMA DI TUTTO SERVE QUALCUNO DI CUI GLI ITALIANI SI FIDINO''


     
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    Maurizio Belpietro per “la Verità

     

    Due banchieri, uno cattolico-sociale, anzi un po' socialista, come Nanni Bazoli, e uno liberal-berlusconiano, anzi molto liberista, come Ennio Doris, dicono la stessa cosa. Il primo al Corriere della Sera spiega che la patrimoniale non risolverebbe i problemi dell' Italia dopo il coronavirus, il secondo, nell' intervista a La Verità, sostiene che li aggraverebbe, perché un' imposta sul risparmio degli italiani aumenterebbe la paura degli italiani, che vedrebbero lo Stato mettere le mani nelle loro tasche, aumentando il senso di sfiducia e di insicurezza.

     

    belpietro belpietro

    Sì, per una volta, l' idea di una stangata sui conti correnti e sugli investimenti mette d' accordo anche persone che non sono quasi mai andate d' accordo. Bazoli è il banchiere forse più anti berlusconiano che ci sia stato negli ultimi 25 anni con la sua Banca Intesa, mentre Doris del Cavaliere è stato ed è socio con la sua Mediolanum. E tuttavia entrambi, a differenza di molti esponenti della maggioranza, credono che la patrimoniale non sia la soluzione del problema che l' Italia avrà quando l' emergenza provocata dalla pandemia sarà alle spalle.

     

    roberto gualtieri giuseppe conte luigi di maio roberto gualtieri giuseppe conte luigi di maio

    Come abbiamo scritto più volte, oggi il Paese deve fare i conti con un contagio che mette a repentaglio la salute e la vita stessa di molte persone, ma presto dovrà anche fronteggiare il problema di una recessione che rischia di lasciare centinaia di migliaia di italiani senza lavoro, condannando alla chiusura altrettante piccole e grandi imprese. Artigiani, commercianti e professionisti se non si fa in fretta potrebbero passare da una relativa tranquillità economica a una fase di indigenza se non di povertà. C' è un ceto medio produttivo che rischia di uscire sconvolto da questa quarantena, trascinando con sé i dipendenti e dunque l' intera economia nazionale.

     

    Che fare per evitare tutto ciò? Bazoli suggerisce, come noi prima di altri, un prestito non forzoso degli italiani e anche Doris guarda con favore all' idea. Visto che dall' Europa non possiamo aspettarci molto, di certo non un' apertura di credito del Mes, cioè del fondo Salvastati, né un finanziamento a fondo perduto da restituire nell' arco di qualche decennio, meglio rivolgersi agli italiani.

     

    MASSIMO E ENNIO DORIS MASSIMO E ENNIO DORIS

    Non con una patrimoniale, ma con un' emissione dedicata al sostegno del Paese, con un tasso d' interesse che remuneri il capitale e un' assoluta garanzia di restituzione del prestito. Sui conti correnti delle famiglie c' è una forte liquidità, dovuta ad anni di duro lavoro e dunque gli italiani potrebbero decidere di investirne una parte nell' interesse nazionale. Bazoli parla di 300 miliardi, ossia circa un sesto di quanto ammontano i depositi non investiti e più o meno un quindicesimo dei risparmi delle famiglie escludendo gli investimenti immobiliari. «Si tratterebbe di una sottoscrizione volontaria», ha precisato l' ex patron di Banca Intesa, lasciando intendere che in molti potrebbero aderire.

     

    Vero, noi stessi lo abbiano sostenuto. Però esiste un problema che Bazoli sembra sottovalutare ed è chi debba chiedere il prestito per l' Italia, quasi che un' operazione simile la possa fare chiunque, ovvero anche un presidente del Consiglio per caso come Giuseppe Conte. No.

     

    Per noi l' appello agli italiani per raccogliere il denaro necessario a risollevare il Paese e farlo uscire dalla crisi in cui lo ha ficcato il coronavirus non può che essere rivolto da una persona autorevole, che raccolga il consenso degli elettori. Cioè, più che le garanzie normalmente fornite quando vi è raccolta di pubblico denaro conta chi batte cassa. Se domani il ministero dell' Economia dovesse lanciare un bond da 100, 200 o 300 miliardi per salvare l' Italia, chi ci metterebbe la faccia?

     

    bazoli gallerie d'italia bazoli gallerie d'italia

    Cioè, chi presterebbe il suo volto e la sua credibilità per ottenere la fiducia degli investitori? Pensate davvero che se in tv apparisse Roberto Gualtieri, gli italiani correrebbero in banca a sottoscrivere i nuovi bond? Oppure credete che basterebbe una diretta Facebook di Giuseppe Conte a convincere gli investitori a mettere mano al portafogli? Visto quanto è successo in queste settimane, con i molti che hanno donato piccole e grandi cifre a ospedali e istituzioni pubbliche, io ritengo che la disponibilità sarebbe enorme, ma sarebbe anche condizionata dalla persona chiamata a gestire il denaro raccolto per far fronte all' emergenza. Lo dico senza perifrasi: io un prestito a un governo pasticcione come quello attuale non lo farei volontariamente.

     

    I miei risparmi non li affiderei mai né a Gualtieri né a Conte, perché sarei certo di non rivederli più. In altre parole: se si vuole chiedere aiuto agli italiani, prima di tutto serve qualcuno di cui gli italiani si fidino. Di sicuro chi promette soldi che non arrivano o organizza una riffa tipo quella dell' Inps non è il miglior testimonial per ottenere la fiducia.

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