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    BENDAD SUGLI OCCHI - FINO A CHE PUNTO SI PUÒ SPINGERE UNA PROFESSORESSA PER EVITARE CHE I SUOI ALUNNI COPINO DURANTE LA DIDATTICA A DISTANZA? A VERONA UNA LICEALE È STATA COSTRETTA A OSCURARSI LA VISTA CON UNA SCIARPA (NON È IL PRIMO CASO IN ITALIA) NEL MEZZO DI UN'INTERROGAZIONE, MA ORA GLI STUDENTI SI SONO STUFATI E PARLANO DI UMILIAZIONE E DI RICHIESTA "REPRESSIVA E VIOLENTA" 


     
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    Enrico Ferro per “la Repubblica

     

    RAGAZZINA BENDATA IN DAD RAGAZZINA BENDATA IN DAD

    Troppo brava per essere vero, troppo preparata per essere creduta. «Prenda una sciarpa e si bendi, voglio vedere se ha studiato davvero». Una studentessa quindicenne di un liceo di Verona si è sentita fare questa richiesta dalla professoressa di tedesco durante l'interrogazione.

     

    Mestamente ha accettato, nonostante la vergogna e l'umiliazione per il fatto di essere vista da tutti i compagni di classe collegati in quel momento. Storie di Dad, l'ormai famigerata didattica a distanza.

     

    alunna bendata a scafati alunna bendata a scafati

    Lo scorso mese di ottobre un caso analogo era stato segnalato in un liceo di Scafati, vicino a Salerno. Sette mesi dopo e 720 chilometri più a nord, ecco una nuova interrogazione orale bendata.

     

    Stavolta però gli studenti sono decisi ad andare fino in fondo: hanno già parlato con il dirigente scolastico e chiedono provvedimenti definendo la richiesta «repressiva e violenta».

     

    didattica a distanza didattica a distanza

    Giovedì mattina, dunque: giro di interrogazioni orali in lingua e letteratura tedesca nella seconda classe di questo liceo. Una studentessa inizia in modo brillante e questo, dopo poche battute, fa insospettire la prof.

     

    Dopo un anno di didattica a distanza i docenti hanno aumentato in modo considerevole i sospetti sui trucchi usati da qualche studente: dal libro posizionato sulla scrivania fuori dal campo visivo della telecamera, ai bigliettini appesi intorno al monitor, ai post-it appiccicati alle pareti di casa, per finire con le diavolerie più tecnologiche.

     

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    È probabilmente a causa di questi dubbi che la professoressa, a un certo punto, ha chiesto alla ragazza di coprirsi gli occhi. Gelo nell'aula virtuale. Rifiutare avrebbe significato far terminare anzitempo l'interrogazione e, probabilmente, anche con un voto insufficiente.

     

    «Mi sono sentita a disagio, come se mi stessero accusando di imbrogliare», ha detto la giovane parlando con i rappresentanti d'istituto e con gli esponenti della Rete degli studenti medi veronesi.

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    «Già è un momento difficile, non capiamo come si possa pensare di umiliare in questo modo i ragazzi» dice Camilla Velotta, responsabile locale della Rete. I compagni di classe, collegati con la piattaforma Teams, hanno fotografato la schermata. E quell'immagine è finita anche nelle chat dei genitori, suscitando uno sdegno unanime.

     

    «Il nostro appello è di denunciare tutti i professori che fanno simili richieste: noi ci siamo, ci occuperemo delle vertenze», avvisa Lorenzo Baronti, rappresentante d'istituto.

     

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    La registrazione della lezione potrebbe arrivare fino all'Ufficio scolastico regionale, cui competono i provvedimenti disciplinari nei confronti degli insegnanti delle scuole del territorio. «È inaccettabile che sulla scorta dell'emergenza vengano calpestati i diritti», protesta la Rete degli studenti medi, che il 7 aprile scorso ha organizzato uno sciopero per denunciare tutti i limiti della didattica a distanza. L'interrogazione con gli occhi bendati è sicuramente uno di questi.

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