Andrea Pasqualetto per il “Corriere della Sera”
la galassia benetton
C'è Franca Benetton che «dice delle cose e dopo cinque minuti dice l'opposto, non stimola gli investimenti, le piacciono anche i dividendi...»; c'è suo cugino Alessandro che «adesso vuole i soldi perché lui ha un progetto, dice che è imprenditore e che gli altri non capiscono niente, mamma mia, pensano solo ai c... loro»; c'è Sabrina, quella del recente strappo con Atlantia, che scalpita e «incontra Franca ma i loro discorsi non sono mai molto concreti»; e c'è lui, Gianni Mion, storico braccio destro della famiglia Benetton, fino allo scorso novembre al timone della holding del gruppo di Ponzano (Edizione) alla quale fanno capo Atlantia e Autostrade per l'Italia (Aspi), che lo dice chiaro: «Scappo e buonanotte».
GIANNI MION 1
E così ha fatto, anche se accompagnato da qualcuno. Due anni di intercettazioni sul disastro del Morandi, eseguite dalla Guardia di finanza e depositate dalla Procura di Genova, restituiscono un'immagine non proprio unita dei Benetton e svelano i retroscena di vari avvenimenti, dalle responsabilità sul crollo del ponte Morandi alla guerra per il controllo di Aspi a quella familiare dei Benetton, fino alle recenti dimissioni dal cda di Atlantia di Sabrina.
Franca Bertagnin con la madre Giuliana Benetton
«È una débâcle completa della famiglia», sintetizza il professor Giorgio Brunetti, economista e membro esterno di vari consigli di amministrazione del gruppo di Ponzano, in una conversazione con lo stesso Mion del febbraio 2020.
La parabola ha un punto di discesa: il 14 agosto 2018, crollo del Ponte Morandi, gestito da Aspi, 43 vittime. «È emerso che noi per molti anni le manutenzioni non le abbiamo fatte in misura costante, nonostante la vetustà aumentasse», dice Mion a Ermanno Boffa, marito di Sabrina, che sempre nel febbraio dello scorso anno gli chiede se ha incontrato l'allora premier Conte.
«Non ancora, perché stiamo preparando un documento in cui diciamo che siamo disponibili a cedere il controllo... Vogliamo programmi d'investimento secondo gli schemi raccomandati dal procuratore Cozzi».
GIANNI MION
Cozzi, che per il disastro ha iscritto 68 persone nel registro degli indagati e si appresta a chiudere l'inchiesta ribadendo la necessità di rendere prioritaria la sicurezza nelle scelte d'investimento. Sicurezza che lo stesso Mion, in una conversazione a tre con l'avvocato Sergio Erede e Bertazzo, illustra così: «Quando io ho chiesto all'ingegner Castellucci e ai suoi dirigenti chi certificasse la stabilità di questo ponte e l'agibilità, mi è stato detto: ce lo autocertifichiamo».
Sul banco degli imputati mette Spea, la società del gruppo che si occupava delle manutenzioni: «Sono una banda di cialtroni e un'associazione a delinquere... diciamo che in Autostrade, in Spea, in quel mondo là non si salva nessuno».
sabrina e gilberto benetton ermanno boffa
Dopo il crollo del ponte, altro punto di caduta dell'impero è stata la scomparsa di Gilberto Benetton, due mesi dopo il disastro. Gilberto, padre di Sabrina, era l'anima finanziaria del gruppo, il collante, artefice della diversificazione e della crescita esponenziale delle attività.
benetton vanity
«È anche inutile che ci mettiamo a cercare un altro Gilberto - dice Boffa a Mion - perché fra tre generazioni siamo ancora qui a cercarlo». La situazione per Mion è preoccupante: «C'è poco da fare, il clima è questo e adesso bisogna inventarsi qualcuno che affianchi i Benetton perché il vero problema è la loro inettitudine...», dice in dicembre ad Aldo Laghi che gli subentrerà alla guida di Edizione holding.
sabrina e gilberto benetton
Alla fine si torna sempre lì: le scarse manutenzioni e il mantra dei dividendi. «Io batterò solo su questo con la Franca - assicura Boffa -. Cioè, vuoi un futuro? Il futuro è già oggi, è sulla politica dei dividendi, ci tieni anche all'immagine... cioè tu immagina se viene fuori che i Benetton si sono distribuiti 200 milioni nel momento peggiore della loro vita».
santori sardine benetton toscani
Mion condivide: «Anche l'altro giorno parlavo con la Franca e mi dice: "Ma perché ce l'hanno con noi, mica abbiam fatto niente". No, dico, vi siete solo arricchiti... inconsapevolmente, a vostra insaputa, vi siete arricchiti... Alessandro adesso vuole i dividendi». Risultato: Mion si dimette, Sabrina saluta tutti e Aspi è ancora un intrigo di palazzo.
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