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    BENVENUTI NELL’ÈRA DELLA CREATIVITÀ ASSISTITA – ANTONIO RIELLO E LA RIVOLUZIONE (GIÀ IN ATTO) DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE APPLICATA ALL’ARTE: “C’E’ UNA GALLERIA ON-LINE, LA ARTE.GO.IT, CHE HA GIA’ TEMPESTIVAMENTE SFORNATO “PROMPT GENERATION”, UNA MOSTRA DI ARTISTI CHE LAVORANO USANDO QUESTI SISTEMI” – “COME FUNZIONANO? IN PRATICA VIENE IMMESSA SU UN PROMPT UNA SERIE DI PAROLE CHE SI TRASFORMANO IN IMMAGINI. UN ALGORITMO SUGGERISCE RAPIDAMENTE UNA DELLE TANTE POSSIBILI CORRISPONDENZE E QUESTO MATERIALE VIENE POI AUTOMATICAMENTE “MISCELATO”


     
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    Antonio Riello per Dagospia

     

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    Arte Digitale e’ un concetto che per lungo ha fatto pensare a quegli smanettoni-pionieri che fin dagli anni ‘90 modificavano (in modo casalingo e piu’-o-meno autorizzato) i videogame commerciali. Figure eroiche e ormai quasi leggendarie. Ad un certo punto e’ arrivato il turno delle varie forme di Realta’ Virtuale, sicuramente materia molto fascinosa, ma i costi sono importanti e la faccenda si e’ inevitabilmente, un poco alla volta, arenata.

     

    Poi e’ iniziato il tempo degli NFT che hanno stregato il mercato dell’Arte e i curatori. Gli artisti si sono rapidamente trasformati in un esercito di graphic designers. Sembrava una inesauribile miniera d’oro capace di trasformare il futuro: roba facile da fare e molto redditizia. In sostanza era la speculazione finanziaria correlata alle cripto valute che alimentava un impetuoso fiume di denaro. Con il recente indebolimento di queste valute anche l’interesse per le opere NFT si e’ considerevolmente ridimensionato. Come era prevedibile, ormai e’ soprattutto un vezzo finanziario-tecnologico che interessa solo una ridotta nicchia di operatori.

     

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    In piena Era Pandemica, ecco la quarta fase della Arte Digitale, quella della Creativita’ Assistita. Siamo nel 2020 e diventa disponibile una piattaforma dal nome forse poco appetitoso, GPT3, ma con una potenzialita’ assolutamente dirompente, capace realmente di modificare i confini tradizionali della creativita’.

     

    La muove una tecnologia definita come Generative Artificial Intelligence (Generative AI) che si basa sull’accesso istantaneo ad uno spaventoso numero di immagini immagazzinato nei meandri di Internet e dei tantissimi database che ne sono collegati. Ovviamente il numero dei dati disponibili cresce in continuazione, minuto dopo minuto. Come funziona? L’accesso dell’utente avviene attraverso un protocollo standard denominato AI Text to Image: in pratica viene immessa una serie di parole (il cosiddetto PROMPT, sempre e solo in lingua inglese) che a sua volta si trasforma in una serie di immagini che compaiono sullo schermo.

     

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    Un astuto algoritmo suggerisce rapidamente una delle tante possibili corrispondenze tra le parole digitate e la moltitudine di immagini presenti sulla rete. Questo materiale viene poi automaticamente “miscelato” per dare origine ad un qualcosa il piu’ vicino possibile alla richiesta fatta. Ulteriori passaggi affinano e migliorano le performance dell’algoritmo il quale, attraverso una sorta di “selezione artificiale”, alla fine e’ come se appunto creasse delle rappresentazioni “su misura”.

     

    Una inesauribile sorgente di combinazioni-visioni. I suggerimenti testuali piu’ raffinati danno i migliori risultati (come per gli identikit della polizia: piu’ precisa e’ la descrizione piu’ somigliante risulta il ritratto del ricercato). In questo contesto l’artista visivo deve per forza essere, o diventare, anche un poeta, o almeno uno che sa scrivere un po’. In prospettiva storica la si potrebbe vedere come la rivincita’, postuma e imprevedibile, di quei movimenti tipo “Poesia Visiva” o “Art & Text” che negli anni ’60 venivano sbrigativamente considerati dei produttori di innocui giochetti linguistici.

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    Attualmente le piattaforme del genere, chiamate nel loro insieme AI Image Generator, sono molteplici e in continua evoluzione. La piu’ gettonata sembra essere DALL-E-2 (prodotta da Open AI), seguita in ordine sparso da Midjourney, NightCafe, Stable Diffusion, Runaway ML, DeepAI.

     

    Le differenziano leggermente solo per prestazioni e costi di abbonamento e qualcuna offre dei periodi di prova gratis. Non sono solo gli artisti in senso stretto che usano questi “aiutini”, negli ultimi mesi anche stilisti, designer, artigiani ne sono contagiati. Le associazioni libere di immagini confezionate da queste macchine iniziano a diventare piuttosto interessanti in molti campi di lavoro. Alcune piattaforme (come GoArt, AI Picasso e Crayon,) si sono super-specializzate per le Arti Visive e in gergo sono chiamate AI Art Generator. Sono uno strumento oggi indispensabile per chi si occupa, a qualsiasi titolo, di Graphic o Web Design.

     

    C’e’ una galleria on-line, la Arte.go.it, che ha gia’ tempestivamente sfornato “PROMPT GENERATION”, una mostra di artisti che lavorano usando proprio questi sistemi. Si va dal Canada al Messico (passando per la Svizzera, l’Italia e la Turchia). Gli artisti sono: Vladimir Alexeev, Alan Bogana, Julian Bonequi, Marco Cadioli, Mattia Casalegno, Pier Giorgio De Pinto, Dogan Erdal, Marc Librescu, Patrick Lichty, Sabrina Ratte’. Il progetto e’ curato da Ennio Bianco e Pier Giorgio De Pinto con la collaborazione di Giorgio De Novellis.

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    Un ulteriore importante passo avanti e’ quello ottenuto da Chat GPT, piattaforma basata a sua volta sul potente protocollo NLP (Natural Language Processing) che e’ entrata in funzione nell’Ottobre del 2022. Qui si gioca con le parole ad altissimi livelli: c’e’ una risposta (se occorre anche molto lunga ed elaborata) a qualsiasi questione.

     

    O meglio: ad una stringa di parole vengono automaticamente associate, con determinati gradi di coerenza, una serie di testi/articoli. Insomma una superlativa evoluzione del celebre Professor Cutolo di televisiva memoria. Uno straordinario stimolo (e una irrefrenabile tentazione) per chiunque voglia (o debba) scrivere.

     

    Siamo arrivati alla “Scrittura Assistita” dove i nuovi mari inesplorati del linguaggio, tra promesse e minacce, ci attendono. In realta’ non abbiamo delle vere risposte ai nostri quesiti: la piattaforma non capisce effettivamente quello che scriviamo, semplicemente associa secondo una prospettiva “creativa” testi (preesistenti) alle nostre parole. Diciamo che il macchinario in senso stretto non e’ intelligente, ma sa talmente tante cose che, oltre un certo livello, e’ quasi come se lo fosse.

     

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    Negli USA e nel Regno Unito sono gia’ spuntati casi di studenti che usando Chat GPT hanno barato nei temi e nelle relazioni scolastiche. In Italia, il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha espresso recentemente posizioni abbastanza ottimiste sul tema. E sono ovviamente in preparazione libri che si servono, piu’ o meno furbescamente, di quello che potrebbe essere definito come un vero e proprio “Doping Letterario”. Sulla materia mancano ancora posizioni chiare da parte del legislatore in termini di violazione del diritto d’Autore. Un algoritmo considerato come potenziale sorgente di contraffazione intellettuale non e’ giuridicamente cosa da poco.

     

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    Quello che sta succedendo con questo portentoso algoritmo si avvicina filosoficamente al concetto contenuto nel celebre “Teorema delle Scimmie Dattilografe” (ripreso indirettamente da Jorge Luis Borges nel suo racconto “La Biblioteca di Babele”). Emile Borel, matematico Francese, nel 1913 sosteneva in questo teorema che un numero infinito di scimmie che battano casualmente i tasti di altrettante macchine da scrivere, prima o poi, riusciranno a ri-fare perfettamente tutti i libri possibili ed immaginabili. Passati, presenti e futuri. Compresi tutti i capolavori letterari. Dante e Shakespeare in primis, nessuno escluso.

     

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    Sarebbe solo una questione di tempo. Un tempo a disposizione evidentemente infinito, o comunque molto lungo. Ma, se le nostre scimmie-algoritmo saranno sempre saldamente on-line, questa bizzarra profezia statistico-matematica si potrebbe avverare (seppure in modo imperfetto) assai prima del previsto.

     

    *Questo testo non ha usufruito del supporto creativo di CHAT GPT

    (e’ possibile che in futuro gli articoli di stampa dovranno dichiarare se sono stati originati da una qualche forma di Intelligenza Artificiale)

     

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