BEPPE GRILLO
Annalisa Cuzzocrea per “La Stampa”
«L'ho fatto per proteggervi», dice Beppe Grillo. È per proteggere il Movimento, che il Garante è tornato e si è ripreso tutto. Il potere di dire: «Da oggi state zitti fino a nuovo ordine». Quello di fermare ogni decisione azzardata, intravista nelle parole di Giuseppe Conte e Vito Crimi.
conte grillo
«L'idea di indire una nuova votazione con l'assemblea degli iscritti al completo per rivotare il nuovo Statuto dimostra come non abbiate capito quanto la cosa sia seria. Adesso bisogna trovare il modo di uscirne seguendo le regole», ha detto il fondatore dei 5 stelle a tutti coloro che lo hanno chiamato.
VIGNETTA ELLEKAPPA - CONTE GRILLO E CASALEGGIO
Grillo è a Genova. Chiuso nella sua casa in collina, costantemente al telefono con gli avvocati che cercano di trovare un modo per uscire dall'ennesima impasse creata dal groviglio di regole dentro cui da anni si dibatte il Movimento. Potrebbe spostarsi nelle prossime ore, andare a Roma nel consueto quartier generale dell'hotel Forum, o chiedere ai dirigenti 5 stelle di vedersi a metà strada, a Marina di Bibbona, la villa delle grandi decisioni. Il santuario dell'ultima tregua.
LUIGI DI MAIO - BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE
Perché di una tregua, ancora una volta, c'è bisogno. Un pezzo di Movimento spera che il Garante approfitti di quanto successo per tornare a otto mesi fa. Quando Grillo aveva deciso di fermare Conte e la sua voglia di pieni poteri chiedendo che si votasse quel che era stato stabilito in primavera agli Stati generali: un comitato direttivo.
grillo conte
Cinque persone in grado di rimettere i 5 stelle sulla strada giusta, prendendo tutte le decisioni che c'erano da prendere. Nel caso, anche quella di avere un nuovo capo politico. Di Maio e Fico lo avevano convinto a tornare indietro. Conte e Crimi - gli stessi che oggi il fondatore ha voluto bloccare - avevano insistito per fare diversamente.
conte grillo
«Ma hanno fatto un pasticcio - spiega chi ha parlato con Grillo - perché per permettere che a votare fossero solo gli iscritti fino a sei mesi prima, come abbiamo sempre fatto, serviva un parere che il comitato di garanzia non ha mai prodotto. E che in realtà non poteva produrre: avrebbe dovuto stabilirlo di concerto con il comitato direttivo, che nel frattempo non è stato mai eletto».
giuseppe conte e luigi di maio con la card del reddito di cittadinanza
E quindi è da lì che bisogna ripartire. Chi è ostile a Conte, preme perché Grillo segua ora tutti i passaggi saltati. Che addirittura torni a votare sulla piattaforma Rousseau di Davide Casaleggio, in modo che l'avvocato dei ribelli Lorenzo Borrè non abbia più nulla a cui appellarsi. Ma questo sarebbe, per l'ex premier, uno scenario inaccettabile.
Grillo lo sa, è stata una delle ragioni della lite che in estate ha segnato una frattura profonda tra i due. Quando volarono parole grosse: «Non sono un prestanome», diceva Conte; «Non hai visione politica né capacità manageriali», ribatteva il Garante.
LUIGI DI MAIO E VIRGINIA RAGGI
Adesso le strade di cui Grillo ha parlato con chi lo sta consigliando in queste ore sono due: la prima e più sicura sarebbe quella di indire la votazione per un nuovo comitato di garanzia, tre persone che vanno scelte stavolta tra i non eletti (non possono essere parlamentari, né consiglieri regionali o comunali). Il nuovo organo avrebbe il compito di stabilire le regole per la votazione del comitato direttivo, nella prima ipotesi.
giuseppe conte a otto e mezzo 6
O per far rivotare daccapo lo statuto voluto da Giuseppe Conte per poi incoronarlo di nuovo presidente, nella seconda. Quella per cui l'ex premier tifa apertamente.
Conte non ha infatti alcuna intenzione di mettersi a gareggiare con avversari pronti a correre, come l'ex sindaca di Roma Virginia Raggi o - seppure con una posizione meno ostile rispetto a lui - l'europarlamentare Dino Giarrusso. Né tanto meno se a decidere di entrare di nuovo nell'agone fossero Luigi Di Maio o qualcuno dei suoi fedelissimi, che avrebbero così un posto nella "segreteria" M5S.
BEPPE GRILLO
È vero che potrebbe approfittare dell'occasione per riaffermare il suo consenso tra gli iscritti, ma il rischio che le cose si complichino ancora di più è troppo alto per decidere di correrlo. «La verità - diceva già nei giorni scorsi Roberta Lombardi, assessora alla Transizione della Regione Lazio - è che doveva fare quello che gli era stato consigliato a giugno. Creare un soggetto politico tutto suo e liberarsi da tutti questi bizantinismi. Era quasi convinto, poi lo hanno fermato».
È a questa possibilità che, anche senza nominarla, Conte fa riferimento quando - nelle interlocuzioni di queste ore - pone le sue condizioni. Vuole risolvere le cose, la decisione di dare retta a Grillo e di non forzare annullando il suo impegno in tv con Porta a Porta va in questa direzione, ma non resterà a tutti i costi. Ed è certo che, se decidesse di strappare, non resterebbe solo.
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