Domenico Agasso Jr per “la Stampa”
PAPA BERGOGLIO MANGIA LA PIZZA
Al di là del Tevere questi sono giorni in cui si accendono luci - puntando anche riflettori potenti - nei corridoi più oscuri dei Sacri Palazzi, dove tutto fa pensare che si siano consumati e continuino a proliferare malaffare e corruzione. O comunque azioni non coerenti con l'eticità e la morale cattolica, intraprese per soddisfare interessi personali. E si stanno spalancando porte e finestre delle Sacre Stanze per cambiare aria, far uscire quella viziata ed entrare quella fresca dell'onestà. «Per la Chiesa è il tempo della trasparenza».
Così papa Francesco ha sentenziato ieri ai suoi collaboratori. Con serenità e determinazione. Il Pontefice si riferiva alle indagini sugli ultimi presunti scandali finanziari scoppiati in ottobre, legati ai fondi propri della Segreteria di Stato, al loro uso opaco o spericolato. Se illegale, lo dirà la magistratura vaticana.
PAPA FRANCESCO BERGOGLIO DOMENICO GIANI
Fino a prova contraria, deve prevalere il garantismo e la presunzione di innocenza, non manca di ribadire il Papa. Dopo il blitz con perquisizioni e il sequestro di pc, telefonini e archivi nei locali della prima sezione della Segreteria di Stato e dell' Autorità di Informazione finanziaria (Aif, l'organismo anti-riciclaggio), Bergoglio non vuole addentrarsi nei meandri delle ipotesi di colpevolezza dei protagonisti sotto inchiesta e di altri a cui si allude. Attende «l'esito del lavoro, con piena fiducia nel promotore di Giustizia Gian Piero Milano e nella sua squadra (equipe, la chiama)».
Non ha idea «di come finirà questa storia». Non gli interessa fare previsioni. Né sta pensando «a interventi particolari nell' immediato. Aspetto che venga fatta chiarezza sulle varie responsabilità e gli eventuali reati». Solo a quel punto studierà un modo di procedere rinnovato per amministrare il patrimonio della Santa Sede, che possa tenere conto anche del bilancio economico strutturale, rafforzando la spending review per risanare i conti (e allontanare lo spettro del crac che viene evocato).
PAPA BERGOGLIO
Dunque, calma e sangue freddo, è lo stato d'animo di Francesco, che in questi giorni tesi e delicati per le istituzioni della Santa Sede, resta concentrato sul Sinodo per l'Amazzonia fortemente voluto. L'Assemblea dei vescovi in corso in Vaticano si avvicina alle battute finali (terminerà nel fine settimana), che potranno essere palcoscenico di scintille e fuochi d'artificio sul tema più spinoso, quello della possibile apertura ai preti sposati e a forme di sacerdozio femminile. Fumo negli occhi per le frange ultraconservatrici della Chiesa, palesemente sul piede di guerra in queste settimane, con nuove dure campagne mediatiche anti-Bergoglio.
papa benedetto xvi
Allo stesso tempo il Papa non si gira dall' altra parte, non esita a riconoscere che le vicende delle speculazioni finanziarie come quella legata al palazzo in una zona di lusso nel cuore di Londra sono «cose brutte». Senza peraltro cedere il passo alla narrativa di chi strumentalizza queste situazioni per attaccare e delegittimare il suo pontificato.
Ma non ci sono solo nubi all' orizzonte. Il Papa stesso mette in evidenza un aspetto che è più di una consolazione: «Grazie a Dio è il Vaticano stesso che ha fatto la denuncia. È il Vaticano stesso che sta cercando la puzza di marcio della corruzione dentro il Vaticano. Questo vuol dire che i meccanismi funzionano». Per Francesco è un sollievo, un segno di incoraggiamento: qualcosa forse sta cambiando davvero nel controllo della gestione delle varie «casse» che fanno gola a tanti Oltretevere. La sua speranza è che possa rivelarsi una svolta. Quella sterzata invocata nel marzo di sei anni fa, durante le congregazioni generali che hanno preceduto il Conclave del 2013.
VATICANO, SEDE IOR
Erano i tempi burrascosi successivi al primo Vatileaks e alla drammatica rinuncia al pontificato di Benedetto XVI. La Barca di Pietro era in tempesta, e molti ne pronosticavano l' affondamento. Per papa Francesco la sfida alla disonestà e all' avidità che serpeggia tra molti - troppi - uomini di Chiesa è nata in quelle riunioni - coperte da segreto - durante le quali i porporati si preparavano a eleggere il successore di san Pietro.
«Noi cardinali abbiamo rivolto un appello al nuovo papa che era già lì fra noi: chi sarà scelto dovrà guidare questa battaglia, perché da troppo tempo qui ci sono angoli che puzzano». Antri stagnanti che vanno scovati e bonificati. E poi costantemente controllati.
Ne va della credibilità della Chiesa del presente e del futuro. È questo il principale default da scongiurare.