FRANCESCO OLIVO per la Stampa
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I leader devono scendere in campo per dare più forza al governo. Nel pieno della trattativa sul Quirinale, Matteo Salvini pensa già al dopo e, per smentire le voci che lo vogliono pronto al ritorno all'opposizione, chiede un coinvolgimento degli «assi di briscola», lui compreso, per un esecutivo più forte in vista di un anno complicato, chiunque salga sul Colle.
Silvio Berlusconi è arrivato ieri a Roma. Di tempo ormai ne è rimasto poco, bisogna stringere, reclutare grandi elettori e soprattutto convincere gli alleati che si fa sul serio. Salvini e Meloni continuano a dare attestati di lealtà, ma a questo punto vogliono vedere le carte o meglio le tabelle con i voti che il Cavaliere ritiene di avere in tasca, specie nel gruppo misto, come ha ripetuto Antonio Tajani.
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In molti sono al lavoro nel reclutamento delle truppe, uno dei più attivi nelle ultime ore è Vittorio Sgarbi, escluso dall'ultimo vertice a Villa Grande e poi invitato ad Arcore per un pranzo riparatore. I leader di Lega e Fratelli d'Italia fremono, ieri si sono sentiti al telefono e hanno concordato che il Cavaliere deve rompere gli indugi (qualora ce ne siano): «Ha il diritto di candidarsi, ma aspetto che sciolga la riserva», dice Salvini a Porta a Porta.
«I numeri sulla carta non sono sufficienti. Se c'è la possibilità sono contenta, ma l'importante è che il centrodestra si muova compatto», aggiunge Meloni, ospite di Fuori dal coro, che poi invita Draghi a «chiarire se è candidato o no». Insomma, l'appoggio c'è ma non incondizionato.
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«Non abbiamo ancora affrontato questo tema», dice la leader di Fratelli d'Italia, e l'occasione per farlo è il vertice del centrodestra, che però potrebbe slittare alla prossima settimana. Forza Italia aveva chiesto di organizzare l'incontro dopo quello del Pd, inizialmente previsto per domani, ma poi spostato a sabato per evitare la concomitanza con la camera ardente e il funerale di Stato di David Sassoli (venerdì). Di conseguenza il vertice di Villa Grande potrebbe svolgersi dopo il fine settimana. Se Meloni e Salvini insistono per vedersi, temendo di rimanere impantanati nelle strategie berlusconiane, Forza Italia non ha nessuna fretta. L'ipotesi di trasloco sul Colle di Mario Draghi viene respinta da Salvini: «Molti italiani e io fra questi avrebbero piacere che continuasse a svolgere il ruolo di presidente del consiglio. Se togli il tassello più importante del governo non so come ne usciremmo. E di tutto c'è bisogno tranne che di confusione».
meme del presepe con matteo salvini giorgia meloni silvio berlusconi
Ma il ragionamento del leader della Lega si spinge al dopo Quirinale: «Bisogna mettere gli assi di briscola al governo, per fare entrare le energie migliori da parte di tutti i partiti», sembra l'annuncio di un rimpasto, specie quando reclama un maggiore impegno dei leader, «Tutti, dal primo all'ultimo». Salvini incluso? «Non sono uso ritrarmi dalle mie responsabilità». Messa così, sembra la richiesta di un rimpasto e nei palazzi cominciano a fioccare le interpretazioni: questo nuovo governo deve essere con Draghi o senza? Da via Bellerio arriva una spiegazione: «Salvini ha evidenziato che l'ultimo anno di legislatura sarà caratterizzato da sfide cruciali e quindi è necessario che tutti, in primis i leader e indipendentemente dalla scelta del Capo dello Stato, siano ancora più coinvolti e responsabilizzati».
salvini meloni berlusconi
In ogni caso, lo scenario è meno netto di quello immaginato da Berlusconi negli scorsi giorni: «Se Draghi va al Quirinale si vota». Salvini in questi giorni sta sentendo i leader degli altri partiti e in molti credono che le frasi pronunciate ieri su Rai 1 siano il segnale che si sta trattando non solo sul Quirinale, ma soprattutto sul dopo. Di questi temi il leader della Lega non ha parlato con Draghi, incrociato ieri in Senato, nel breve colloquio il segretario della Lega ha insistito sull'importanza di un intervento per le bollette, attraverso uno scostamento di bilancio.
matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 7
I due si sono dati appuntamento per i prossimi giorni. Il pallottoliere di Villa Grande potrebbe subire qualche scossone in base a quello che decideranno oggi i parlamentari di Coraggio Italia. Il capogruppo alla Camera Marco Marin ha convocato deputati e senatori per decidere la linea. L'indicazione data dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro è di appoggiare Draghi. Per Berlusconi verrebbero meno un bel numero di voti dati finora per scontati, ancora di più se si realizzasse l'alleanza strategica tra Coraggio Italia e Italia Viva. Ma l'altro fondatore, Giovanni Toti, spinge per evitare l'indicazione di un nome. Attese e fughe in avanti, in attesa degli «assi di briscola».
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