Estratto dell'articolo di Salvatore Merlo per https://www.ilfoglio.it/politica/2021/10/14/news/i-diari-di-marcello-dell-utri-3156561/
berlusconi dell'utri
Ma è vero che Berlusconi le baciava le mani, e la chiamava don Dell’Utro? “Certo che è vero. Noi raccontavamo persino spiritosaggini su Mangano, il famoso stalliere di Arcore. Ci inventavamo storie. Il Cavaliere mi sfotteva. Ridevamo come matti. Ma le pare che uno fa così se ha un mafioso in casa? Le racconto una cosa che la prego di non scrivere, perché chissà come viene interpretata. Qua nessuno sembra capire l’ironia”. Ma no, carissimo don Dell’Utro, l’ironia è il giusto salvacondotto. “Guardi che la usano contro Berlusconi”. Ma no, ormai il Cav. è in via di santificazione. “In effetti lui pensa di andare al Quirinale. Cosa che io… boh… mi pare improbabile. Anche se io a Silvio gli ho visto fare cose che sembravano impossibili. Quindi mai dire mai”. In effetti lui fa tutto in grande. “Sì, pure il Bunga Bunga”.
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"Sa come lo chiamavamo noi Gianni Letta? ' Smorza Italia '. Se c'era una nomina, lui la dava sicuro alla sinistra"
""Craxi? faceva la pipì sulla tavoletta a casa di Berlusconi. E Silvio, per evitare che gli ospiti vedessero, sistemava"
La mitologica Trattativa. Anzi, "quella gran minchiata della Trattativa", come dice lui. "Certo che ho sofferto. Mi sono anche ammalato. Oggi ho una decina di stent", aggiunge. E poi, con cupo sarcasmo: "Diciamo che anzi ormai ' vivo di stent'".
"Mi ricordo quando moltissimi anni fa mi convocò Antonio Ingroia. Un ' babbasunazzo', come si dice da noi". Insomma un mezzo citrullo. "
"Confalonieri veniva a trovarmi in carcere, almeno una volta al mese. Mi portava i saluti di Silvio. Sempre. Ma la verità è che io Silvio me lo sognavo pure la notte. Ripensavo ad Arcore. Ai tempi belli e lontani. Quell'uomo mi ha cambiato la vita".
L'ha fatta finire in galera anche. "Mi ha reso ricco, ma soprattutto mi ha fatto divertire, mi ha fatto sognare, mi ha permesso di fare cose che altri non fanno in dieci vite. Senza di lui forse oggi sarei un ex direttore di banca in pensione.
Entrò in politica per farsi gli affari suoi? "Credeva nella possibilità di fare dell'Italia la prima nazione in Europa. Ma è vero che in quegli anni c'erano dei rischi che gravavano sulle sue attività. Mi ricordo benissimo quando il Credito Italiano gli chiese di rientrare con il prestito. Capimmo che volevano fare con lui quello che già avevano fatto con Rizzoli". Spolparlo. "E allora reagimmo. La discesa in campo fu anche una difesa dell'azienda. Ma lui ci credeva al progetto di trasformare l'italia".
A lei non piace Salvini. "Per niente. Preferisco quelli che non urlano, che non sparano minchiate dalla mattina alla sera, che parlano poco. Meno parli più fai. E infatti Draghi mi ha convinto, mi piace lo stile. E mi fa anche simpatia epidermica. Non va neanche in televisione. Fantastico".
E Giorgia Meloni? "Che le devo dire? E' brava. Ma è un'altra urlatrice. Dovrebbe lavorare sul tono. E' come se un attore, invece di conquistare la platea suadendo, cerchi di assordarla gridando. La gente brava la dovevamo portare noi prima".
E invece? "E invece è andata male. Il Berlusconi politico non c'è riuscito. Dopo di lui non resta niente. Mentre nel mondo dell'impresa è stato diverso".
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