Riccardo Arena per “la Stampa”
berlusconi dell'utri
Voci incontrollate lo danno in aula questa mattina a Palermo, ma sono voci, appunto, che valgono zero o quasi: Silvio Berlusconi a deporre al processo sulla trattativa Stato-mafia in realtà non vuol venire, non vuol parlare, non lo ha mai fatto, nei 23 anni di guai giudiziari che hanno afflitto colui che pure è un suo carissimo amico, Marcello Dell' Utri cofondatore di Forza Italia, creatura politica di entrambi, a lungo numero tre di Fininvest.
E non avrebbe cambiato idea nemmeno adesso, l' ex Cavaliere, anche di fronte al grido di dolore ("Ne va della vita di Marcello!"), di Miranda Ratti, la moglie dell' ex senatore di Forza Italia, condannato a 7 anni per concorso esterno, con fine pena e uscita dagli arresti domiciliari previsti per i primi di dicembre; e condannato pure a 12 anni (in primo grado) appunto per la trattativa.
dell'utri
I legali di Berlusconi, pur di evitare il rischio che il loro cliente sia costretto a rispondere, dopo essere stato convocato proprio dagli avvocati Tullio Padovani, Francesco Centonze e Francesco Bertorotta, difensori dell' amico Marcello, sono riusciti nell' impresa di farsi consegnare una certificazione che lo dà per indagato con l' ipotesi di strage e associazione mafiosa, a Firenze.
Sono vecchie accuse già archiviate, in relazione agli eccidi del 1993 a Roma, Milano e, appunto, nel capoluogo toscano, ma le indagini furono riaperte dopo le più che sospette "propalazioni" fatte da Giuseppe Graviano, uno degli organizzatori di quell' attacco allo Stato, al compagno di detenzione Umberto Adinolfi, nel carcere di Ascoli Piceno, tra il 2016 e il 2017. Graviano, con linguaggio allusivo e col tono di chi in fondo non si sarebbe sorpreso più di tanto, di essere ascoltato dalle microspie e ripreso dalle telecamere della Dia, parlò di Berlusconi - anche in termini duri e offensivi - come di un proprio complice, capace di "chiedere la cortesia" di piazzare le bombe per agevolare la discesa in campo dell' imprenditore della televisione, poi divenuto presidente del Consiglio.
berlusconi dell'utri
"Atto dovuto", definisce l' iscrizione nel registro degli indagati la Procura di Firenze, guidata da Giuseppe Creazzo, costretta a certificare le indiscrezioni giornalistiche di un paio di anni fa, visto che gli avvocati Niccolò Ghedini e Franco Coppi lo avevano chiesto ufficialmente. I fatti oggetto del processo trattativa, i presunti accordi tra i boss e pezzi delle Istituzioni, vengono collocati proprio nel periodo delle stragi del '92-'93 e dunque appare evidente, per la difesa, la connessione e il diritto di Berlusconi di essere sentito come indagato di reato connesso. Cosa che permetterebbe di non parlare in aula. Ma vuol farlo davvero, l' istrionico Cav, anche ora che sta superando (domenica) la soglia degli 83 anni?
Marcello Dell'Utri
Sulla deposizione deciderà la seconda sezione della corte d' assise d' appello di Palermo, presieduta da Angelo Pellino.Anche i pg Sergio Barbiera e Giuseppe Fici diranno la loro, per cercare di spezzare il sempiterno silenzio dell' ex Cavaliere. Tra i due collegi difensivi non ci sarebbe stato alcun contatto, né c' è un reale affidamento su ciò che Berlusconi potrebbe dire o non dire, da parte dei legali di Dell' Utri.
Convocato per giovedì 3 ottobre, l' ex premier aveva già declinato l' invito, sostenendo di non poter essere presente in quella data per via di impegni istituzionali al Parlamento europeo. Poi le voci sulla sua presenza oggi in aula. Infine la certificazione che taglia la testa al toro. In apparenza, salvo sorprese.
DELL'UTRI
2 - SILVIO E MARCELLO, AMICI PER CALCOLO IN UNA SAGA DI OMBRE E FANTASMI
Ugo Magri per “la Stampa”
L'errore sta nel manico, cioè nel credere che Silvio Berlusconi provi un senso di dovere morale dettato dall' amicizia. E dunque il settantottenne Marcello Dell' Utri abbia il diritto di pretendere da lui una testimonianza processuale che forse lo salverebbe da ulteriori 12 anni di condanna, oltre ai 7 per cui già si trova in carcere. Scenderà l' ex premier il 3 ottobre a Palermo per scagionare il suo vecchio braccio destro a Publitalia, il vero artefice delle sue fortune politiche in quanto mise in piedi dal nulla Forza Italia permettendogli di vincere le prime elezioni un quarto di secolo fa? Lo scopriremo all' ultimo momento.
silvio berlusconi
I suoi avvocati non escludono nulla, nemmeno che con un colpo di teatro il Cav si presenti in aula per svelare tutti i misteri della trattativa Stato-mafia; però intanto Ghedini e Coppi hanno apparecchiato con abilità le carte, in modo da consentire al loro assistito di sfilarsi con la scusa che è indagato a Firenze su un reato analogo, e qualunque cosa dicesse su Dell' Utri potrebbe venirgli imputata nell' indagine fiorentina. Insomma: tutto fa ritenere che giovedì prossimo a Palermo di Berlusconi non si vedrà traccia. E che la speranza riposta in lui dalla famiglia Dell' Utri resterà delusa.
Ritorno al passato Ma lo sbaglio sta appunto qui, nel ritenere che oltre alla complicità tra i due ci fosse amicizia, quel legame vero e sincero dove le convenienze non contano più e ci si tuffa in aiuto dell' altro spesso contro ogni calcolo.
DELL'UTRI
Quello di Berlusconi è chiarissimo: presentandosi in aula per difendere Dell' Utri, subirebbe un danno di immagine. Lui che ama immaginarsi come "padre nobile" della politica, forse addirittura prossimo presidente della Repubblica, dovrebbe rispondere a domande scomode sul suo passato remoto, su vicende non sempre commendevoli affogate nei vuoti di memoria collettivi. La tormentata storia giudiziaria di B. tornerebbe sotto i riflettori, senza peraltro che Dell' Utri ne possa trarre sicuro giovamento.
silvio berlusconi al quirinale
Anzi, probabilmente, la testimonianza di Silvio sarebbe superflua: prova ne sia che nel giudizio di primo grado nessuno l' aveva richiesta, nemmeno i giudici.
Eppure, se ci fosse vero sentimento, tutti questi ragionamenti conterebbero zero. Quando è in ballo l' etica del cuore, si fanno perfino le cose più inutili, i gesti meno scontati, i tentativi senza alcuna speranza.
All' occorrenza si sale in piedi sul banco, come nel film "L' attimo fuggente". Tutte forme di generosità che però non fanno parte del repertorio berlusconiano.
MARCELLO DELL'UTRI
Quando l'"amico" era già in cella e stava male, c' era una processione di parlamentari in visita per accertare lo stato di salute, e non solo gente di destra come Daniela Santanché o Amedeo Laboccetta. Ci andò una volta perfino il referente renziano in Sicilia, Daniele Faraone. Invece Silvio mai. L' idea che Marcello fosse finito nel mirino della giustizia anche un po' a causa sua, magari soprattutto per questo, non pare averlo turbato.
MARCELLO DELL'UTRI
Neppure un salto nel carcere di Parma, un' ora e mezzo di auto da Arcore. Berlusconi sostenne che i magistrati glielo impedivano, visti i trascorsi. Anche lì, avrebbe trovato una folla di cameraman e cronisti. Manifestò invece la propria riconoscenza nella maniera che meglio gli riesce, tirando fuori il portafogli. Dalle varie indagini spuntarono 3 milioni di euro alla moglie e ai figli dell' antico sodale, e poi altri 15. Si favoleggiò della villa comasca di Dell' Utri che Silvio aveva comprato sborsando, pare, 21 milioni. La procura di Milano sospettò addirittura un' estorsione ai suoi danni. Ma secondo altri quei soldi erano pochi, perché l' amicizia non si compra al mercato.
BELLUSCONE MARCELLO DELL'UTRI pagina del corriere della sera con messaggi di sostegno a marcello dell'utri dettaglio 3
Tutt' al più il silenzio.
marcello dell'utri durante l'estradizione