IL DAGOREPORT DI IERI:
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1 - ADESSO GIOCA SUI TEMPI SALTA IL VERTICE DI OGGI CON GLI ALLEATI
Barbara Fiammeri per "il Sole 24 Ore"
RIUNIONE DEL CENTRODESTRA A VILLA GRANDE
«Il vertice si farà entro questa settimana, come abbiamo promesso», assicurava ieri sera Matteo Salvini.
Al momento però si registra un rinvio sine die. Silvio Berlusconi rimane blindato ad Arcore a caccia di voti e non sembra avere fretta di incontrare i suoi alleati.
SILVIO BERLUSCONI AL QUIRINALE MEME
«Di qui a giovedì prossimo c'è tempo», si fa notare dalle parti di Villa San Martino,con riferimento a giovedì prossimo, quando partirà la quarta votazione, quella in cui il quorum scende e si richiede per essere eletti solo la maggioranza assoluta dei componenti, ovvero 505 voti.
Parole che certo non piacciono né a Giorgia Meloni né - soprattutto - a Salvini. Il leader della Lega non è intenzionato ad assecondare Berlusconi.
GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI
«Deve farci sapere se ha i numeri per andare in Aula» perché in caso contrario «abbiamo l'ambizione di fare una proposta di centrodestra e di altissimo livello», spiega il segretario del Carroccio che non ha mai smesso di lavorare al piano B, confrontandosi «con tutti» i principali leader politici. Salvini non ha alcuna intenzione di farsi trovare con il cerino in mano. Ieri circolava (con più insistenza rispetto ai giorni scorsi) la possibile candidatura - in alternativa a Berlusconi - della presidente del Senato, Elisabetta Casellati, che è si di Forza Italia ma ha un ottimo rapporto con il numero uno della Lega.
SILVIO BERLUSCONI AL QUIRINALE - BY OSHO
Anche Giorgia Meloni al termine dell'esecutivo di Fratelli d'Italia ha fatto sapere che il suo partito, qualora Berlusconi uscisse di scena, «è pronta a formulare le sue proposte per concorrere a costruire la convergenza più ampia su personalità » nel campo del centrodestra.
Come premette Meloni, però, «solo se unita la coalizione può giocare da protagonista» la partita per il Colle. Ma questa unità non è affatto scontata e il fatto che sia saltato il vertice programmato per oggi ne è la conferma.
IL VERTICE SUL QUIRINALE A VILLA GRANDE BY ELLEKAPPA
Anche perché da Arcore si sono guardati bene dall'indicare un'altra data:«Certamente Berlusconi non sarà a Roma né domani (oggi per chi legge) e probabilmente neppure venerdì». L'ex premier non molla e anche se Vittorio Sgarbi dà ormai per morta la cosiddetta «operazione scoiattolo», la caccia ai voti non si è mai interrotta.
«Non credo che qualcuno possa immaginare di candidarsi a qualunque ruolo senza verificare i numeri con gli alleati», ha commentato ieri al termine dell'esecutivo di Fdi, Fabio Rampelli. Non è solo questa la ragione per cui Berlusconi ha bisogno di tempo.
È chiaro che offrire fin da ora la sua rinuncia gli farebbe perdere la centralità conquistata in queste settimane e che vuole mantenere, se non da candidato al Quirinale, da principale sponsor di chi al Colle ci andrà davvero. È l'unico modo per non uscire di scena definitivamente.
matteo salvini silvio berlusconi meme by carli
Per questo però deve puntare a un'operazione sulla quale la convergenza sia la più ampia possibile. La prima opzione è quella del Mattarella bis ma è quasi impraticabile, vista l'ostilità a questa ipotesi già manifestata da Giorgia Meloni, che è il leader non solo di Fdi ma dell'opposizione. L'altra ipotesi è Draghi.
Si dice che Berlusconi sia molto infastidito dall'atteggiamento del premier e ritiene effettivamente «complicato» il suo trasloco nel Palazzo dei Papi. Ma certo una volta fuori gioco dalla corsa per il Colle anche le frizioni verso quello che riteneva il suo principale rivale sono destinate a venire meno.
«Se Berlusconi facesse il nome di Draghi, nel giro di qualche ora sarebbero in molti a seguirlo», sostengono gli sponsor del premier che non mancano in Forza Italia e che si dicono convinti anche della convergenza anche di Meloni e, sia pur riluttante, di Salvini: «Non è stato proprio la Lega con Giorgetti a preparare l'ascesa del premier?».
2 - BERLUSCONI NON DO VANTAGGI A NESSUNO CONGELATO IL VERTICE DI CENTRODESTRA
Paola Di Caro per il "Corriere della Sera"
DRAGHI BERLUSCONI
Il refrain di tutti nella coalizione è «il centrodestra è e resterà unito e farà una proposta compatta». Ma a cinque giorni dal voto per il Quirinale, non si capisce molto bene su cosa. Anzi, non si capisce per niente, e non si chiarirà nelle prossime ore, visto che il vertice che era stato annunciato per oggi o al massimo domani non si terrà sicuramente in giornata e forse nemmeno in settimana, nonostante Matteo Salvini giuri di sì.
Silvio Berlusconi infatti, dato da molti per pronto a gettare la spugna ancora 24 ore fa, resta in sella e non scioglie la riserva per dire se si candiderà o no al Colle, come gli hanno chiesto per iscritto i suoi alleati, sempre in più nervosa attesa. Non ha deciso il da farsi, ribadiscono i suoi, ma anche se lo avesse fatto, ritiene che non sia suo interesse muoversi troppo presto: se annuncio che mi candido, è la sostanza del suo ragionamento, do agli avversari troppo tempo per organizzare una controffensiva e li compatto.
SILVIO BERLUSCONI AL QUIRINALE - BY OSHO
Se invece spiego ora che preferisco non scendere in campo, permetto che siano gli altri a condurre il gioco, marginalizzandomi. Sospetto realistico, se in effetti già adesso Salvini e Meloni fanno sapere in pubblico di avere pronte alternative al suo nome, anche di «larga condivisione». Tutto è in movimento e può cambiare da un momento all'altro, ma allo stato il Cavaliere continua a tessere la sua tela.
Va detto che Vittorio Sgarbi, che da FI considerano uno che parla per conto proprio, sembra farlo con cognizione di causa visto che già in mattinata aveva annunciato che Berlusconi non si sarebbe presentato a Roma e che il vertice era in forte dubbio. E aveva aggiunto che, comunque, la caccia è ancora aperta. Così sembra essere. Berlusconi non ha deciso ma nemmeno ha mollato, anche perché non tutti i pezzi del puzzle sono al loro posto. Sul piatto vanno messi vari elementi.
silvio berlusconi mario draghi
Uno, per lui positivo, è che come da richiesta della sua difesa ha ottenuto il rinvio del processo Ruby Ter, dal 26 gennaio al 16 febbraio, proprio per permettere un sereno svolgimento delle votazioni per il Quirinale. Un tema che invece è ancora aperto è quello di come sarà composta la platea dei grandi elettori: è stato accolto alla Camera l'ordine del giorno di Francesco Lollobrigida, capogruppo di FdI, che chiede al governo di attivarsi per permettere il voto ai parlamentari positivi per Covid.
Ma ancora il nodo tecnico è da sciogliere: sarà possibile o no? Ballano decine di voti, e in un'elezione da muro contro muro come sarebbe la sua, ogni voto conta per raggiungere quota 505. Poi c'è l'oggettiva difficoltà del fronte avversario, emersa in maniera evidente ieri con la frenata sulla candidatura che - nonostante le difficoltà - continua a sembrare la più forte in campo, quella di Draghi.
silvio berlusconi
Se non ci sono avversari al mio livello, ragiona il Cavaliere, perché mai arrendersi? Insomma, serve ancora tempo e serve lavorare ai fianchi tutti i possibili elettori del grande magma centrista o senza più riferimenti di partito che si muovono sempre più spaesati in Parlamento. Ma quanto ancora potranno gli alleati, che scalpitano, aspettare il Cavaliere? Sia Salvini che Meloni non intendono delegare a Berlusconi l'indicazione finale di un altro candidato, l'uno per non concedergli (e perdere) il ruolo di king-maker, l'altra perché teme giochi a trazione centrista, con in palio la legge elettorale proporzionale, che frantumerebbero il centrodestra e ogni speranza di vincere (e governare) alle prossime elezioni. Ma Berlusconi non ci sente.
draghi berlusconi
Anzi, la sensazione fra i suoi è che davvero voglia giocarsi la partita alla quarta votazione, la prima con maggioranza assoluta. Dove, assicura Antonio Tajani, il centrodestra avrà «assolutamente» il controllo dei rispettivi gruppi, lo avranno «sia Salvini che Meloni», mentre «non so se a sinistra ci sia la stessa soluzione». Insomma, la pesca potrebbe avvenire anche all'ultimo momento, quindi non c'è motivo di accelerare i tempi. Quanto la posizione potrà reggere alla spinta degli alleati è da vedere, ma al momento Berlusconi si tiene strette tutte le sue carte. E resta centrale, qualunque sarà alla fine la sua decisione.
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