Gaia Piccardi per il "Corriere della Sera"
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I muscoli del capitano, impegnati com' eravamo a raccontare storie di bambini terribili all'arrembaggio del Foro Italico, ce li eravamo dimenticati. E invece, viaggiando a fari spenti sulla terra della sua città, Matteo Berrettini si prende di forza il primo quarto di finale a Roma (oggi a mezzogiorno contro il norvegese Ruud sul Pietrangeli, un campo di bellezza struggente che il mondo ci invidia); ha solo 24 anni ed è numero 8 del ranking eppure nell'euforia della nouvelle vague di questi Internazionali molto d'Italia l'avevamo considerato l'usato sicuro.
Ora è l'ultimo baluardo. Si arrendono in rapida successione sia Jannik Sinner che Lorenzo Musetti, 37 anni in due, dimostrando limiti più di fisico che di testa e senza che evapori il profumo di campione che entrambi emanano forte, ciascuno a modo suo, Jan baciato dalla facilità con cui i colpi gli escono dalla racchetta e Lollo ricco sfondato di tennis nel braccio, tutti e due destinati a un futuro radioso.
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La giovane Italia, insomma, c'è, anche le sconfitte sono utili per migliorare: «Come non butta via una palla, Jannik non spreca i match, anche quelli persi - riflette coach Riccardo Piatti sbollita l'arrabbiatura per una partita tenuta in pugno con Dimitrov e decisa da pochi break -. Lui capisce tutto, usa tutto: la lezione gli servirà».
Con il bulgaro ex n.3, Sinner ha un netto calo nel terzo, contro il mancinaccio tedesco Koepfer, Musetti accusa un dolore alla spalla, tiene nel primo set, crolla nel secondo, ma è chiaro che i ragazzi sono ancora teneri per gli urti del tennis di alto livello, va dato loro il tempo di crescere e assestarsi. «Andando avanti nella partita la condizione fisica scendeva e quella è la parte dove devo migliorare tanto. Ho perso partite che potevo vincere per questo motivo. Adesso c'è solo da imparare e cercare di capire cosa si può far meglio a partire dal Roland Garros.
Jannik Sinner Roger Federer
Non mi metto fretta, ho le idee chiare» spiega Sinner, killer di Tsitsipas, che già in Australia si era piegato senza spezzarsi (crampi e mal di schiena), cresciuto nei sei mesi di stop per la pandemia ben di 5 cm in altezza e 4 chili di muscoli. Musetti condivide l'analisi di Jannik: «I tanti match giocati qui e le quattro settimane di fila nei tornei si sono fatte sentire. Ma se mi avessero detto che a Roma avrei battuto Wawrinka e Nishikori, non ci avrei creduto.
Dal Foro mi porterò dietro tantissime emozioni e notti insonni perché avevo tanti pensieri in testa» dice il carrarese, che ha ricevuto i complimenti di Nadal e Djokovic. Garantito il domani (anche della squadra di Davis), veniamo al presente. Il surreale vuoto pneumatico del Foro, immerso in un silenzio in cui puoi sentire le meningi dei giocatori lavorare, domani e lunedì, inedito giorno della finale, verrà iniettato di dosi omeopatiche di spettatori (mille), perché la pandemia non pensi che ci stiamo facendo beffe di lei.
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Vitamina preziosa per Matteo Berrettini, nato a un paio di colli romani da qui: l'enfant du pays vorrebbe farsi largo nel torneo prenotato da Djokovic e Nadal e in previsione di una semifinale con il numero uno serbo qualche daje dalle tribune sarebbe prezioso. «Sono impressionato dai giovani azzurri, io a 18 anni non giocavo al loro livello» osserva il capitano aggrappato ai suoi sogni. E noi, di rimando, a lui.
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