Stefano Semeraro per www.lastampa.it
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Gli Us Open sono il torneo più maleducato che c'è, lo sanno tutti. Quest'anno però la situazione sta sfuggendo di mano.
Nick Kyrgios si è lamentato dell'odore sospetto che arriva a zaffate dalle tribune, un aroma inconfondibile «che non è certo quello del cibo, perché non protesterei» e che a parere di Nick ha a che fare più con il 'fumo' che con l'arrosto o il fritto che aleggia come una nuvola maligna nell'impianto.
Nel match fra Murray e Berrettini poi l'indisciplina consolidata dei newyorchesi ha superato ogni limite, costringendo i due tennisti a continue pause per aspettare i comodi di chi è abituato a spettacoli diversi - ad esempio il baseball - dove la concentrazione non è così spasmodica e le partite per molti soprattutto l'occasione di riempirsi di junk food.
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E' un transito continuo di signore e signori, adolescenti e attempati, celebrities e nerd carichi di vassoi ricolmi di hot dog, hamburger e blob a forma di pizza, birre e soft drink, una carovana di nomadi del food che si prendono tutto il tempo per raggiungere il posto - e in stadi così grandi spesso serve davvero del tempo - e distribuire bibite e vivande agli amici, indifferenti o sordi ai richiami del giudice di sedia e alle occhiate di fuoco degli atleti, che in campo aspettano inutilmente, e spesso a lungo, di riprendere il gioco.
nick kyrgios
Un flusso ininterrotto, poco e male governato dagli steward che fanno regolarmente entrare e uscire liberamente un pubblico insofferente alle pause durante gli scambi. Anche Wimbledon ultimamente ha mostrato preoccupanti crepe rispetto alla tradizione, con qualche bevuta di Pimm's di troppo sulla tribuna, fra tappi saltati e commenti da avvinazzati, tanto che sempre Kyrgios aveva accusato una signora, che ora minaccia di querelarlo, di essersi fatta «15 drink». Ma l'All England Club, in confronto, è sempre il Tempio del silenzio, mentre Flushing Meadows è il regno del brusio.
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«Siamo stati in campo quattro ore - ha brontolato persino Matteo Berrettini alla fine del match con il giudice di sedia, dopo che Murray aveva protestato ripetutamente durante la partita - E per due siamo stati ad aspettare che la gente si sedesse».
E' lo stesso Matteo a proporre un rimedio: se New York non si rassegna a tacere, che il tennis si adegui ai decibel di troppo. «Forse non dovremmo attendere che tutti si siedano prima di ricominciare a giocare», ha spiegato, con pragmatica rassegnazione. «Se tutte le volte aspettiamo qualcuno, soprattutto nei match al meglio dei cinque set, si perde troppo tempo. Non è l'ideale, né per noi né per chi guarda la partita da casa».
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Fra l'altro, da quando è stato introdotto il limite di 25 secondi fra un punto e l'altro, chi è al servizio rischia una sanzione immeritata. «Dobbiamo guardare sempre l'orologio, ma non abbiamo bisogno di più tempo, anche se quando devi aspettare 20 o 25 secondi che tutti si siedano finisci per trovarti in una situazione poco piacevole. In stadi così grandi è impossibile aspettarsi che tutti siano a posto. La regola generale aiuta, perché durante il punto ci deve essere un momento di silenzio e poi l'applauso, e se tutti parlassero sarebbe il disastro. Ma qui a Flushing c'è sempre un brusio di fondo, perché se anche tutti si limitano a sussurrare, sommando tutti i sussurri ottiene un grande rumore. Alla fine ti ci abitui anche». Fate silenzio, se potete.