Goffredo Bettini per “l’Espresso” - Estratti
goffredo bettini foto di bacco
L’esonero di José Mourinho dalla panchina della Roma ha lasciato un'eco molto più grande di un semplice avvenimento calcistico. Ha prodotto in gran parte nostalgia e disappunto; con qualche soddisfazione minoritaria, senza peso specifico. Ma perché tanto coinvolgimento, fino a manifestazioni d'amore? Al di là persino della qualità del gioco, al di là delle prestazioni di molti giocatori: nonostante la presenza del delizioso Dybala, il potente Lukaku; alcuni combattenti come Pellegrini Bove, Cristante e Mancini.
mourinho manifesti a roma
Al di là, infine, degli attriti eccessivi con gli arbitri, spargendo nemici un po' dovunque. Mourinho ha coperto tutto, con la sua tigna partigiana e sincera; con una romanità acquisita, ma autenticamente vissuta. La ragione di questo trionfo nei cuori dei tifosi va cercata in tutta la storia passata della Roma.
Da 65 anni sono giallorosso. Mio padre mi portava in Tribuna Tevere non numerata per sostenere Lojacono, Losi, Manfredini e tanti altri.
(...) La Roma è stata sempre un po' come la città di cui porta il nome. La più bella e prestigiosa, ma troppo spesso nella modernità poco funzionante.
goffreo bettini foto di bacco (2)
Cosi è la squadra in campo. Con fasi gloriose. All'altezza del nostro nome: con Angelillo, poi con Falcão, più recentemente con Totti. Ma anche con tanti anni mediocri. Di mezza classifica e di troppe sofferenze. Fino a diventare la "Rometta' costretta, per andare avanti, a organizzare la colletta del Sistina. Incasso: circa un milione di lire. La mia famiglia andò a portare il suo piccolo obolo.
Insomma: mai stabilmente tra le grandi. Un'altalena sfibrante. Speranza e poi delusione. Amore immenso, spesso non ripagato. Con l'arrivo di Mourinho è successo qualcosa. Sono tornato anch'io, come da ragazzo, a seguire tutte le partite del la mia squadra di sempre, anche di notte (per via del fuso orario) durante i miei soggiorni all'estero e attraverso peripezie tecnologiche.
JOSE MOURINHO SALUTA I TIFOSI DOPO L'ESONERO DALLA ROMA
Teso e appassionato, anche quando si vedeva un calcio faticoso e involuto. Lo Special One, quello che ha vinto di più, la figura di allenatore glorificata e temuta, con uno standing internazionale, anzi mondiale, ha preso per mano la Roma e l'ha fatta sentire, forse come non mai, una grande società.
E questo che ha contato. Per sempre tra le grandi. Un po' è stato vero: la vittoria di una competizione internazionale dopo 60 anni, un'altra scippata a Budapest da un arbitro incapace. Un po' è stato immaginato: perché comunque, tra malati e mediocri, la rosa dei giocatori era sempre in emergenza. I soldi poco disponibili.
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La dirigenza prudente. I sold out per tre anni consecutivi dicevano che l'ebrezza del sogno bastava e avanzava. Mai più la ' "Rometta"! Ormai si volava alto. Tutto interrotto, bruscamente. In modo ruvidamente americano. E ora si tiene botta perché c'è De Rossi. Ma si sente il dolore per qualcosa che si è perso; una strana stanchezza; un vuoto. E saremo di nuovo a fare i conti con i Friedkin che forse vendono; e con i campioni che forse cercheranno società più prestigiose e stabili. Ma ancora una volta, alla fine, prevarrà l'amore per la Roma.
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ROBERTO D'AGOSTINO - MARCO GIUSTI - GOFFREDO BETTINI - PRIMA DI ROMA SANTA E DANNATA DAGO PARLA CON GOFFREDO BETTINI, GIANLUCA FARINELLI, ANNA FEDERICI E MARCO GIUSTI