Da iltempo.it
GOFFREDO BETTINI GIUSEPPE CONTE
La sconfitta del Pd alle elezioni politiche è stata netta e tra coloro incaricati di capirne i motivi e risolvere i problemi c’è Goffredo Bettini, dirigente nazionale del partito, che intervistato da Il Fatto Quotidiano prova a capire i motivi del flop: «Non c’è una sola ragione della nostra sconfitta.
Dopo quasi vent’anni, il Pd ha bisogno di un ‘tagliando’ generale. Deve rilanciare la sua identità e una critica moderna della società contemporanea e del modello di sviluppo che ci domina. Va superato il timore di ‘toccare’ il popolo, di attraversarlo.
Abbiamo subito troppo i miti del liberismo e il fascino dei tecnici, dei tecnocrati, dei governisti a tutti i costi. Sono tendenze maturate nel corso di trent’anni. Vanno raddrizzate».
GIUSEPPE CONTE E GOFFREDO BETTINI ALLA CAMERA ARDENTE DI DAVID SASSOLI
«Per questo - sottolinea ancora Bettini - è sbagliato gettarci in un improvvisato, superficiale e ipocrita gioco sui nomi e gli organigrammi. Occorre attivare nuovo pensiero, cultura e competenze. Affermare una ‘autonomia’ ideale dei democratici. Enrico Letta ha condotto il Pd con molta dignità. Va rispettato e ringraziato per il servizio che ha svolto in un momento difficilissimo.
giuseppe conte al compleanno di goffredo bettini 1
Sarebbe codardo gettare la croce solo su di lui. Dopo questi risultati negativi, ha detto ‘Congresso in tempi ragionevoli ed io non mi ripresento’. Bene, che sia sulle strategie e non sulle facce. Non facciamoci scegliere il segretario, o la segretaria, dai gruppi editoriali e dal salotto italiano che, dopo aver ampiamente contribuito alla nostra sconfitta, vorrebbero pure dirci come e con chi superarla. Un congresso vero serve come il pane».
giuseppe conte al compleanno di bettini
Bettini arriva al punto della questione: l’alleanza con il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte. «Senza il M5s - dice l’esperto dirigente, che non parla a caso e manda a tutti i dem un segnale - non resta alcuna altra prospettiva politica. Se non l’isolamento, che è stato determinante in senso negativo nella battaglia dei collegi uninominali. Il Pd è principalmente il partito dei ceti medi urbani, civili e progressisti. Conte è più penetrante nel popolo, tra i diseredati. Il rapporto unitario è arricchente per entrambi. Ora occorre ricucire il campo largo per evitare che la destra debordi, per difendere la Costituzione, per non snaturare la Repubblica. E per ricostruire, con umiltà, le condizioni di una nostra rivincita».
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