CRISTIANA LAURO
1 - VINITALY È UN MODELLO DI FIERA SUPERATO?
Cristiana Lauro per Dagospia
Sta per iniziare Vinitaly 2022 dopo due anni di fermo causati dalla pandemia. Dal 10 al 13 Aprile - anzi, dal 9 con Opera Wine e i migliori vini secondo la testata americana Wine Spectator - Verona sarà invasa giorno e notte, sia nelle aree della fiera che in città, da produttori di vino, lavoratori di settore e buona parte della filiera.
Ma anche da migliaia di bevitori che possono acquistare - alla cifra di 100 euro - il biglietto di ingresso giornaliero e assaggiare a volontà, come ho avuto modo di osservare nei diciotto anni che mi hanno vista partecipe in quanto operatrice di settore.
Quest’anno ho deciso di rinunciare. Posso tenermi aggiornata anche da casa e non sono l’unica che si ferma a riflettere su quanto abbia senso, oggi, un modello di fiera, forse superato, che richiede enormi investimenti economici ai produttori di vino.
vinitaly
Il mondo è cambiato, non è necessario partecipare a questo tipo di manifestazioni per firmare contratti o stringere relazioni professionali profittevoli. Non è più lo scambio di business card nei corridoi dei padiglioni il mezzo per concludere affari, almeno in questo settore.
Il presidente del consorzio Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani, Matteo Ascheri, non è uno che le manda a dire e ha dichiarato a Mariachiara Giacosa che lo ha intervistato su la Repubblica, riguardo alle Langhe: “siamo come la barriera corallina, se qualcuno vuole vederci e conoscerci, venga da noi!” Come dargli torto.
VINITALY 21
Stiamo parlando di zona di produzione fra le più attrattive per il turismo enogastronomico che, ricordo, rappresenta una delle risorse principali per l’economia del nostro paese. Non dimentichiamo, inoltre, che il comparto turistico sta ancora pagando pesantemente i danni di una pandemia che lo ha disgraziatamente posizionato ai primi posti nella lista dei settori massacrati, tuttora in gravi difficoltà.
cristiana lauro foto di bacco (1)
Ma sono tanti i produttori che sollevano forti dubbi sulla necessità di continuare a investire, in futuro, risorse importanti per essere presenti a questo tipo di fiere. Molti fra loro quest’anno avrebbero rinunciato, se la scelta non avesse comportato la perdita dell’intero importo già versato prima della pandemia.
Se il modello Vinitaly non cambia, Verona rischia di vedere compromesso nei prossimi anni un indotto fondamentale che, fin qui, ha portato tanti sorrisi sul volto dei commercianti.
2 - MATTEO ASCHERI (CONSORZIO BAROLO): "BASTA VINITALY, PORTIAMO IL MONDO DA NOI"
Mariachiara Giacosa per www.repubblica.it
Le Langhe sono pronte a voltare le spalle al Vinitaly di Verona. "Siamo come la barriera corallina, se qualcuno vuole vederci e conoscerci venga da noi". Sembra una provocazione, ma sa di avvertimento il messaggio che Matteo Ascheri, imprenditore del vino e presidente del Consorzio di tutela di Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani - 540 aziende e 65 milioni di bottiglie - lancia dalle Ogr di Torino, dove si è appena svolto Grandi Langhe, il salone del vino per professionisti.
vinitaly 2022.
Ascheri, quindi le Langhe diserteranno Vinitaly?
"Il Consorzio non va più da anni. Io finora, come produttore, ho partecipato e ci sarò anche per questa edizione, praticamente obbligato dal fatto che avevo già pagato nel 2019, per la manifestazione che è saltata a causa della pandemia. Non mi hanno mai ridato indietro i soldi e quindi ci sarò, ma è l'ultima volta".
E perché?
Matteo Ascheri
"Ci sono due ragionamenti da fare. Il primo è che le fiere vanno ripensate. Avevano una ragion d'essere anni fa, quando erano uno strumento importante per farci conoscere e incontrare i clienti. Quel modello ormai è del tutto superato: parliamo con i nostri clienti ogni giorno, non serve affatto vederli in fiera. Una volta i produttori avevano bisogno delle fiere, ora è vero il viceversa".
Vinitaly è un appuntamento internazionale, mancare non rischia di essere penalizzante?
"Se quello di prima era un discorso valido generale, quello su Verona è ancora più negativo. Ha problemi strutturali enormi, un pubblico poco selezionato e quindi alla fine poco utile ai nostri affari. Oltre ai costi: altissimi. Per 16metri quadrati di stand spendo quasi 20mila euro. Ci sono poi molti disagi: sei nella periferia di Verona, sempre in coda".
vinitaly 2022
È un'opinione condivisa anche da altri produttori?
"In questi giorni mi sono confrontato con molti colleghi e sono tutti concordi. O le fiere diventano una cosa diversa, meno vessatoria nei confronti dei produttori, oppure ne facciamo a meno e puntiamo su formule migliori e più efficaci".
Che alternative vede?
"Portare il mondo da noi. Le Langhe e il Monferrato sono un unicum, un ecosistema: chi vuol conoscerci deve venire a vederci. Come si fa per la barriera corallina: non la si porta in mostra in giro per il mondo, se vuoi vederla vai dove c'è. E qui c'è. La due giorni alle Ogr di Torino è stata un gran successo ed è il nuovo modello: una location di prestigio, adatta a questo tipo di eventi . Abbiamo riallacciato i legami con la città e siamo vicini alle nostre terre perché chi vuole possa venire a vederle".
Anche la Douja d'or è superata?
CRISTIANA LAURO
"Senza appello. Purtroppo è una fiera da anni 70 e mancano idee e progetti. Non è certo il modo giusto per promuovere oggi il Piemonte. Grandi Langhe è una manifestazione organizzata dai produttori che sanno cosa serve, la Douja d'or è invece promossa da enti terzi che sfruttano le cantine per attirare il pubblico, ma ai produttori non serve per niente".
Per Grandi Langhe era la prima volta a Torino, ripeterete nel 2023?
"Abbiamo già fissato le date: 30-31 gennaio 2023, in modo che quella delle Ogr possa essere la prima di queste manifestazioni sul calendario nazionale. Anche nel 2022 avrebbe dovuto svolgersi in quei giorni, ma il Covid ci ha costretto a posticipare".
Matteo Ascheri
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