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Cristiana Lauro per Dagospia
Volete sapere come sarà la vendemmia 2020? Ve lo dico subito: molto buona e altamente produttiva. Quest’anno in Italia c’è un sacco di uva bella per fare tanto vino buono. Si vabbè, ma a chi lo venderemo?
Come sta andando il mercato e soprattutto l’export che per la maggior parte delle aziende produttrici rappresenta il canale di vendita principale?
Angelo Gaja il più noto e stimato produttore di vino italiano al mondo, inquadra la faccenda con un’ analisi molto lucida - purtroppo realistica - di una situazione drammatica che vede una crisi di consumi senza precedenti e i magazzini di tutto il mondo pieni di bottiglie invendute.
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Gaja analizza i dati della situazione attuale, per cercare di individuare gli errori e tuona contro i suggeritori esterni, non se la prende con le iniziative di Bellanova. I suggeritori, intesi come coloro che fanno capo alle associazioni varie e presenziano alle tavole di concertazione, per dirla con le parole semplici e chiare di Angelo Gaja - hanno commesso l’errore di orientarsi su misure che incoraggiavano lo stoccaggio, sottovalutando la durata di una crisi epocale che non sta dando il minimo segnale incoraggiante di ripresa rapida dei consumi. I suggeritori hanno, di fatto, rallentato l’entrata in vigore degli interventi che, nel frattempo, hanno perso buona parte dell’efficacia prevista. Bel guaio!
VENDEMMIA
Dobbiamo ricordare che il settore vitivinicolo è particolarmente legato al turismo e al consumo nei canali tradizionali, come enoteche, ristoranti e bar degli alberghi. I dati ufficiali li avremo a fine anno e soprattutto con la chiusura dei bilanci nella primavera del 2021. Per ora la situazione è a dir poco drammatica, servono misure straordinarie e chi rischia di più sono, prevedibilmente, i produttori artigiani e i venditori di uva.
il vino diventa gel disinfettante 1
Gaja non si ferma all’analisi dei punti critici, però. Introduce alcune idee che vale la pena di leggere con attenzione, ad esempio sulla questione dei mosti concentrati.
E teniamo presente che “nei prossimi due-tre anni sarà baraonda sui mercati internazionali perché le cantine di tutto il mondo avranno il vino che uscirà loro dalle orecchie...dovranno cercare di collocarlo”. Leggete il pensiero di Gaja, forse l’uomo più analitico e saggio del vino italiano.
IL COLORE DELLA CRISI
Angelo Gaja
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E se fosse il 2021 la continuazione dell’anno orribile del vino italiano? Le premesse non mancano. In Italia si suonano le trombe per la vendemmia 2020 che promette di essere la più ricca di uva al mondo. Non è un primato invidiabile in presenza di una crisi dei consumi senza precedenti che si abbatte su tutti i mercati e coinvolge TUTTE le cantine del mondo gonfiandone le giacenze.
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Per fronteggiare la quale il ministro Bellanova aveva stanziato misure di distruzione dell’uva e del vino (distillazione) finanziabili con 150 milioni di euro di denaro pubblico, giunti però in ritardo ed utilizzati appena per un terzo. L’errore, però, non è affatto della Bellanova, bensì dei suggeritori esterni che fanno capo ad associazioni varie e presenziano alle tavole di concertazione. Quelli che dapprima non volevano sentire parlare di distillazione, per poi concederla ai soli vini da tavola mentre ad averne necessità sono i vini IGP e DOP.
Quelli che preferivano misure in favore dello stoccaggio, incoraggiando ad accumulare scorte in cantina confidando nella rapida fine della crisi e pronta ripresa dei consumi, che invece non ci saranno e si prolungherà l’agonia. Quelli che avanzavano mille riserve, rallentando e rendendo intempestiva l’entrata in vigore delle misure di intervento pubblico facendole perdere di efficacia.
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Il comparto del vino conoscerà una crisi più lunga legato com’è all’Ho.Re.Ca ed al turismo. Fino ad ora è stata una pioggia di numeri reali-stimati-probabili-farlocchi, anche da fonti autorevoli, a commentare il procedere della crisi. Solo a fine anno si conosceranno le giacenze totali di vino nelle cantine italiane e si attendono pessime notizie in merito. Sempre a fine anno, a fronte del preoccupante calo in volume, si registrerà il più drammatico e vistoso calo in valore dell’export del vino italiano.
angelo gaja con moglie e figli
A piangere saranno i fatturati. Quando nella primavera 2021 verranno resi pubblici i bilanci delle mega cantine italiane e verranno svelati i numeri veri, si evidenzierà che per molte di esse le perdite di fatturato rispetto al 2019 supereranno il 20%. A perdere di più, però, saranno i viticoltori venditori di uva e le cantine artigianali dalle dimensioni piccole e medio piccole, il settore più numeroso e fragile. E’ a questi che il ministro Bellanova deve pretendere di destinare maggiori risorse durante il confronto che condurrà con i suggeritori esterni.
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In questo momento di grave emergenza occorrono misure straordinarie. La prima preoccupazione deve essere quella di cercare di riequilibrare il mercato dando la priorità ad un ampio-e-mai-visto-prima progetto di distillazione che includa anche i vini IGP e DOP, da avviare SUBITO per consentire il recupero già entro il 2020 dei quasi 100 milioni non spesi nella misura precedente, per poi concluderlo nel 2021. Prendendo ispirazione da quanto saggiamente aveva già fatto prima di noi la Francia.
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Sarebbe utile inoltre introdurre in Italia per i prossimi due-tre anni il divieto di impiego del Mosto Concentrato Rettificato, che costituisce per chi ne fa uso l’incentivo per eccellenza a produrre maggiori volumi di uva in vigneto.
Bene la richiesta di maggiori finanziamenti per la promozione consentendone l’accesso anche ai progetti di investimento contenuto. Non scordando che, nei prossimi due-tre anni, sarà baraonda sui mercati internazionali perché le cantine di tutto il mondo avranno il vino che uscirà loro dalle orecchie e saranno sui mercati per cercare di collocarlo. Occorrono idee nuove, pensare di utilizzare solamente gli strumenti del passato non sarà di grande giovamento prima del ritorno alla normalità.
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