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    PARTITI MORTI - SE LA SPERANZA DI ALFANO SI CHIAMA VERDINI, ANGELINO JOLIE E’ GIA COTTO (SENZA ASPETTARE NEMMENO LE ELEZIONI IN SICILIA) - SARA’ DENIS AD OCCUPARSI PER CONTO DEL BANANA DELL’ORGANIZZAZIONE DELLE PRIMARIE PDL - GAZEBO, VOTO ON LINE E UN PICCOLO ESERCITO DI “CONCORRENTI”: VELENI IN ARRIVO - FINI TEME DI ESSERE SCARICATO DA CASINI MA UN RIENTRO NEL PDL E’ IMPOSSIBILE…


     
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    Ugo Magri per "la Stampa"

    Per essere primarie vere, quelle annunciate da Berlusconi lo saranno di certo. Forse perfino troppo. Il saggio Pecorella, ieri in Transatlantico, confidava la preoccupazione che «adesso si apra il vaso di Pandora delle guerre fratricide». Scorrerà il sangue, metaforicamente ci saranno morti e feriti. Tortoli, altro deputato Pdl, evoca la «guerra di tutti contro tutti», a suon di colpi bassi e dossier.

    ANGELINO ALFANO A PORTA A PORTAANGELINO ALFANO A PORTA A PORTA

    Un po' come sta accadendo a Roma, per le primarie del centrodestra in Comune. Ma la grande paura che fa tremare le ginocchia a molti, nel vertice del partito alfaniano, è quella di una figuraccia organizzativa. Non c'è malizia nella data scelta dal Cavaliere, il 16 dicembre: però cinquanta giorni per allestire un evento del genere sono tragicamente pochi.

    Angelino AlfanoAngelino Alfano

    Il Pd, a titolo di esempio, si è dato cinque mesi di tempo. Inoltre il successo di critica e di pubblico a sinistra è garantito da due veri competitor, Bersani e Renzi, laddove per il momento sull'altra sponda si annuncia una gara ad armi impari tra Biancaneve (Alfano) e i sette nani (tutti gli altri): non esattamente la sfida capace di accendere i riflettori.

    Per reggere l'inevitabile confronto, è imperativo bruciare le tappe. Alfano conta molto sul soccorso di Verdini che, pur essendo un figlioccio del Cavaliere, sarebbe l'unico capace di mettere in moto la macchina. Martedì si risveglierà dal letargo il cosiddetto Tavolo delle regole (un comitato del quale per eleganza Alfano non farà parte) incaricato di mettere qualche punto fermo.

    Gianfranco MiccicheGianfranco Micciche

    Sembra certo che il voto avrà luogo nei «gazebo» sparsi per l'Italia; e dove queste cabine elettorali improvvisate non potranno arrivare, supplirà il voto on-line, via Internet. A chi vorrà prendervi parte verrà domandato un obolo, che per quanto misero di questi tempi ai partiti è gradito. E qui finiscono le certezze sulle primarie del Pdl. I dubbi riguardano anzitutto le candidature. Sono già così tante, e con tratti di tale «personalismo», da rasentare in qualche caso il folklore. Una scrematura sembra necessaria. Verrà effettuata imponendo un tot minimo di firme a ciascun candidato: chi non lo raggiunge è squalificato.

    DENIS VERDINIDENIS VERDINI

    L'altro dilemma da superare è tutto politico: primarie di partito o di una ipotetica coalizione? Nel primo caso, la candidatura sarebbe riservata ai soli iscritti, nel secondo estesa (come insegna sulla sinistra Vendola) ai potenziali alleati. Gasparri propenderebbe per questa formula, che di certo presenta alcune incognite. Per dirne una, già medita di scendere in campo Storace, leader della Destra: un nome che mal si concilia con scenari politici moderati e «montiani».

    NELLO MUSUMECINELLO MUSUMECI

    Nello stesso tempo, delle primarie davvero aperte esporrebbero i centristi al cosiddetto «effetto risucchio»: il vuoto di potere a destra potrebbe rivelarsi per loro una attrattiva irresistibile. E pure nel caso in cui volessero resistere eroici alla tentazione, poi dovrebbero fare i conti con altre potenti forze che li spingono verso il rassemblement dei moderati: il Ppe e la Chiesa. Giusto ieri l'«Avvenire», quotidiano dei vescovi, è uscito con un fondo del direttore Tarquinio contenente il seguente monito: «Con i mediocri interessi di fazione e di camarilla, si deve dimostrare di averla fatta finita...».

    CASINI E FINICASINI E FINI

    Finora Fli e Udc ostentano indifferenza. Però, senza darlo a vedere, ci stanno pensando su. In particolare riflette Fini che, se non avesse gridato a Silvio il famoso «che fai, mi cacci?», oggi del centrodestra sarebbe il naturale incontrastato leader. E comunque magari, chissà, potrebbe tornare ad esserlo perché lì stanno i suoi voti...

    Fini, dice chi lo frequenta, sa di trovarsi a un bivio: insistere con la Lista per l'Italia, che finora nei sondaggi non ha sfondato; oppure puntare sugli effetti speciali e lanciarsi nell'agone a destra. In entrambi i casi, l'amico Casini gli deve delle risposte perché intorno tutto si muove, e il centro non può restare a guardare.

     

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