Estratto dell’articolo di Nello Del Gatto per “La Stampa”
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Resta Rafah il centro dell'attenzione sul conflitto a Gaza. Mentre si cerca di capire cosa sia successo domenica sera, quando si è scatenato l'inferno nel campo profughi di Tel Al-Sultan facendo una quarantina di vittime, le autorità di Hamas denunciano un altro attacco israeliano in zona.
Ventuno palestinesi sarebbero stati uccisi, almeno dodici dei quali donne, e una sessantina di feriti a seguito di un attacco ad Al-Mawasi, a ovest di Rafah, dichiarata zona sicura per i rifugiati. Notizia diffusa dal ministero della salute di Gaza, ma smentita dall'esercito israeliano, che ha riferito di non aver effettuato alcun attacco nell'area.
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Sono cominciate le indagini su quello che viene definito il massacro di Tel Al-Sultan, il campo a nord di Rafah dove hanno preso fuoco delle tende di plastica di rifugiati, avviluppando, senza dare tregua, donne, uomini, bambini e anziani. «Bambini decapitati, molti, ragazzi, anziani e donne sono stati uccisi dalle schegge appuntite e taglienti», riferisce a La Stampa Abdelwahab Hamad, Gaza office Manager per la Ngo Juhoud for Community and Rural Development, sfollato con la famiglia a Rafah, non lontano da Tel Al-Sultan. [...]
Ma l'esercito smentisce di aver preso di mira il campo domenica. Mostrando anche immagini satellitari, il portavoce Daniel Hagari, nel definire la morte dei civili un «incidente devastante, che non ci aspettavamo», ha spiegato che è stata colpita una struttura a circa duecento metri dal campo e a due chilometri da Al-Mawasi.
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Gli americani, che hanno interrotto la consegna di aiuti dal molo temporaneo per danni causati dalle mareggiate, stanno verificando le indagini prima di esprimersi. Spiegazioni che non hanno placato le polemiche contro il governo e l'esercito che, intanto, incurante, prosegue per la sua strada avanzando nel sud della Striscia. Le truppe sono entrate sempre più all'interno di Rafah, con carri armati visti al centro della città meridionale, dove sono già stati segnalati scontri con miliziani anche nella zona di confine con l'Egitto.
Il tutto mentre una delegazione egiziana, stando a quanto affermano fonti di stampa, starebbe cercando, in coordinamento con il Qatar e gli Stati Uniti, di riattivare i colloqui per raggiungere una tregua a Gaza e rilasciare gli ostaggi.
Colloqui che dovevano riprendere ieri ma che dopo l'attacco di domenica, Hamas ha bloccato. Israele avrebbe consegnato ai mediatori una nuova proposta su cui dovrà pronunciarsi il gruppo che controlla Gaza.
PROTESTE CONTRO BENJAMIN NETANYAHU
La Jihad Islamica palestinese ha pubblicato un breve video che mostra uno degli ostaggi, Alexander Trufanov. In 30 secondi, l'uomo si identifica e dice che nei prossimi giorni parlerà di quello che è successo a lui e agli altri ostaggi a Gaza. Per Israele è pura propaganda anche perché il video non è datato. Ma monta la pressione da parte dei familiari che vogliono un accordo ad ogni costo.
Con i consensi a Netanyahu che sono ridotti al lumicino. Il leader dell'opposizione Yair Lapid starebbe valutando assieme ad Avigdor Liberman, presidente del partito "Yisrael Beitenu" e Gideon Saar, leader di "Nuova speranza", la formazione di «un governo alternativo» a quello dell'attuale premier. [...]
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Problemi per Netanyahu non solo dall'interno del Paese. Ieri è avvenuto il riconoscimento formale della Palestina da parte di Irlanda, Spagna e Norvegia, mentre il parlamento danese ha votato contro. Una mossa, quella dei tre Paesi, che ha fatto irritare non poco Gerusalemme. Il ministro degli esteri Israel Katz, in un post su X, ha dichiarato che «chi riconosce la Palestina è complice delle richieste di eliminare il popolo ebraico», pubblicando le immagini di due ballerini di flamenco intervallate con le immagini del 7 ottobre, mettendo la scritta «grazie Spagna». [...]
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