Valeria Robecco per "Il Giornale"
mario draghi joe biden al g7 4
I leader del G7 confermano la linea dura nei confronti della Russia, e nella dichiarazione finale del vertice in Cornovaglia lanciano un monito a Mosca condannando i suoi «comportamenti destabilizzanti», oltre a chiedere di perseguire gli hacker che effettuano attacchi ransomware dal suo territorio.
«Ribadiamo il nostro interesse a rapporti stabili e presagibili con la Russia, e continueremo a impegnarci laddove esistono aree di reciproco interesse», si afferma nel comunicato, in cui si ribadisce tuttavia «la richiesta di mettere fine al suo comportamento destabilizzante e alle attività nocive, compresa l'interferenza nei sistemi democratici di altri paesi, e di adempiere ai suoi obblighi e impegni internazionali in materia di diritti umani».
mario draghi, joe biden, emmanuel macron ursula von der leyen
«In particolare - proseguono i leader del G7 - chiediamo a Mosca di indagare con urgenza e spiegare in modo credibile l'uso di armi chimiche sul suo territorio, di mettere fine alla sistematica repressione nei confronti della società civile e dei media, e di identificare e ritenere responsabili coloro che, all'interno dei suoi confini, conducono attacchi ransomware, compiono abusi sulle valute virtuali e altri crimini informatici».
Una questione, quest'ultima, finita al centro dell'attenzione per le recenti cyber incursioni a Colonial Pipeline, il più grande gasdotto degli Stati Uniti, e ai danni della filiale americana di Jbs, il maggiore fornitore di carne al mondo. I membri del G7 chiedono quindi un'azione più ampia contro tali attacchi, definendo la pratica di crittografare i dati delle vittime e chiedere riscatti per la loro restituzione come una «minaccia condivisa in aumento».
Joe Biden
Nella dichiarazione si parla pure della situazione in Bielorussia, sottolineando l'impegno a «lavorare insieme per ritenere responsabili gli autori» del sequestro del volo Ryanair con a bordo il dissidente bielorusso Roman Protasevich, «anche attraverso l'imposizione di sanzioni».
Al termine del vertice, e prima di volare a Windsor con la first lady Jill per il tè con la Regina Elisabetta, il presidente Usa Joe Biden spiega che «non vogliamo un conflitto» con la Russia, e che gli Stati Uniti sono pronti a lavorare con Mosca in alcune aree. Tuttavia, non ci sono «garanzie» sul poter cambiare l'atteggiamento di un leader come Vladimir Putin: «Gli autocrati hanno enorme potere e non devono rispondere al pubblico».
Joe Biden e Boris Johnson
In vista del loro incontro a Ginevra il 16 giugno, Biden ammette che Putin ha ragione quando dice che le relazioni fra i loro due paesi sono «ai minimi». Con lui «sarò chiaro su quali sono le condizioni per avere un rapporto migliore con Mosca. Non cerchiamo un conflitto, vogliamo risolvere le cose che riteniamo non in linea con le norme internazionali», prosegue poi il Comandante in Capo.
Una delle aree di cooperazione tra Washington e Mosca, comunque, potrebbe riguardare proprio gli hacker. Putin si è detto disponibile a inviare gli autori di attacchi ransomware negli Stati Uniti, solo però se le due parti riusciranno a raggiungere un'intesa sulla reciproca estradizione dei criminali della rete. E per Biden la proposta è «potenzialmente un buon segnale di progresso».
putin
Il presidente Usa sarebbe disposto a stringere un accordo con la Russia per lo scambio dei criminali informatici che hanno attaccato le rispettive nazioni, e sarebbe «aperto» all'estradizione degli hacker se «effettivamente stanno commettendo quei crimini».
Dagotraduzione dal Daily Mail
Il presidente russo Vladimir Putin afferma che la Russia sarebbe disposta a inviare hacker ransomware negli Stati Uniti, ma solo se le due parti riusciranno a raggiungere un accordo sulla reciproca estradizione dei criminali.
Putin ha rilasciato i suoi commenti prima del suo incontro al vertice del 16 giugno con il presidente Joe Biden a Ginevra, su un argomento urgente che Biden ha già detto che solleverà.
Vladimir Putin
Non è del tutto chiaro se Putin stia segnalando cooperazione, o ancora una volta respingendo un'accusa dall'Occidente, quella degli attacchi ransomwarealla rete di gasdotti al fornitore di carne brasiliano JBS. Gli esperti informatici l'hanno definita un'ondata di criminalità che si svolge proprio sotto il naso di Mosca.
«Se accettiamo di estradare i criminali, allora ovviamente la Russia lo farà, lo faremo noi, ma solo se l'altra parte, in questo caso gli Stati Uniti, acconsente allo stesso ed estrada i criminali in questione nella Federazione Russa», ha detto Punti all’agenzia Interfax.
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Gli Stati Uniti non hanno un trattato di estradizione funzionante con la Russia. La Russia non ha consegnato il consigliere speciale degli ufficiali dell'intelligence russa Robert Mueller incriminato con l'accusa di interferenza elettorale nel 2018.
Gli Stati Uniti hanno identificato gli hacker con sede in Russia come responsabili dell'attacco alla Colonial Pipeline, ma non hanno accusato il governo russo. Putin viene citato anche sull'opportunità di ripristinare i contatti attraverso il «dialogo diretto».
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L’auspicio è quello di «ripristinare i nostri contatti, le nostre relazioni personali, stabilire un dialogo diretto, creare meccanismi realmente funzionanti in quelle aree che rappresentano interessi reciproci», ha affermato in un'intervista alla TV di Stato che deve ancora andare in onda.