IL WALL STREET JOURNAL INVOCA L OCCUPAZIONE DI RAFAH
ISRAELE, 'RIAPERTO IL VALICO DI KEREM SHALOM'
(ANSA) - Israele ha annunciato la riapertura del valico di Kerem Shalom con Gaza sud per l'ingresso degli aiuti umanitari. Lo ha fatto sapere il Cogat, l'ente israeliano per i Territori, ricordando che era stato chiuso "per il lancio dei razzi di Hamas nell'area".
"Camion dall'Egitto con aiuti umanitari donati dalla Comunità internazionale - ha aggiunto il Cogat - stanno già arrivando al valico". "Dopo le ispezioni di sicurezza - ha spiegato - saranno trasferiti nel lato di Gaza del valico". Stati Uniti e Onu ieri avevano chiesto ieri la riapertura del valico, dopo la chiusura a Gaza di quello di Rafah ora sotto controllo israeliano.
HAGARI, 'PRESENTATO PIANO PER UN ANNO DI GUERRA A GAZA'
netanyahu biden
(ANSA) - "Non inganneremo l'opinione pubblica: anche dopo che ci saremo presi cura di Rafah, ci sarà il terrorismo. Hamas si sposterà a nord e si riorganizzerà". Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari al quotidiano Yedioth Ahronot aggiungendo che l'Idf ha "presentato un piano al governo per combattimenti a Gaza che dovrebbero durare un anno". "Gaza - ha sottolineato - è forse uno dei teatri più difficili al mondo: sovraffollata e piena di tunnel". "Andiamo incontro ad anni difficili e dovremo spiegarlo sia all'interno sia all'esterno". Hagari ha quindi detto che l'Idf si è assunto la responsabilità per il "fallimento" del 7 ottobre
EURODEPUTATI, 'AZIONE A RAFAH ORRENDA, L'UE SANZIONI ISRAELE'
foto ostaggi in mano ad hamas
(ANSA) - "Il Consiglio europeo convochi immediatamente un vertice straordinario per imporre delle sanzioni a Israele". E' quanto chiedono in una lettere indirizzata al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e all'Alto Rappresentante Josep Borrell, oltre 60 eurodeputati delle sinistre, dei Verdi, e dei socialisti europei tra cui il capodelegazione del Pd, Brando Benifei. "L'operazione militare su Rafah e la chiusura dei checkpoint d'ingresso a Gaza richiede un'immediata risposta da parte dell'Ue", spiegano gli eurodeputati. "Sanzionare Israele - si legge ancora nella lettera promossa dall'eurodeputata verde olandese Tineke Strik - è l'unica risposta adeguata a questa orrenda e irresponsabile azione militare su Rafah".
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PERCHÉ ISRAELE DEVE PRENDERE RAFAH
Articolo del “Wall Street Journal” – dalla rassegna stampa estera di “Epr comunicazione”
La battaglia per Rafah è iniziata a Gaza ed è una parte essenziale della guerra di autodifesa di Israele contro Hamas. I leader del gruppo terroristico hanno trascinato per mesi i negoziati per un cessate il fuoco, senza alcuna intenzione di liberare gli ostaggi mentre il Presidente Biden proteggeva la loro roccaforte dagli attacchi. Ora le menti del 7 ottobre stanno imparando che Biden non può proteggerli.
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"Nessuna pressione, nessuna decisione da parte di un forum internazionale impedirà a Israele di difendersi", ha dichiarato domenica il Primo Ministro Benjamin Netanyahu. "Se Israele è costretto a stare da solo, Israele starà da solo. Ma sappiamo di non essere soli, perché innumerevoli persone oneste in tutto il mondo sostengono la nostra causa".
Lunedì mattina presto Israele ha ordinato l'evacuazione della parte orientale di Rafah, dirigendo i civili verso la sicurezza. Nel pomeriggio i carri armati israeliani sono avanzati. Il piano è di evacuare e combattere nella città pezzo per pezzo, spostando rapidamente i civili a nord e a ovest senza lasciare Hamas libero di legare la popolazione come scudi umani.
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Le obiezioni arrivano dai soliti sospetti. La Francia dice che sfollare i civili di Rafah è un crimine. Preferirebbe che Israele combattesse in mezzo a loro, o semplicemente lasciare Hamas in pace? L'Unrwa dice che si opporrà all'evacuazione. L'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati mette ancora una volta la sua ideologia anti-Israele al di sopra della sicurezza dei civili palestinesi – scrive il WSJ.
L'invasione di Rafah si è resa necessaria il 7 ottobre, quando Hamas ha massacrato 1.200 israeliani. In quel momento è diventato impossibile per Israele permettere ad Hamas di controllare il territorio, rimanere al potere e pianificare il prossimo massacro, come promettono i terroristi.
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La decisione di Biden di opporsi a qualsiasi mossa su Rafah è difficile da capire. Poiché non c'era altro modo in cui Israele potesse raggiungere i suoi obiettivi, ha messo il Presidente dalla parte della sconfitta israeliana e della vittoria di Hamas.
Ora ha la possibilità di resettare e sostenere Israele in modo che possa terminare la campagna contro Hamas il più rapidamente possibile. Come ha sottolineato un alto funzionario israeliano, "questa Amministrazione non appoggia mai nulla di ciò che facciamo finché non lo facciamo". In ottobre la Casa Bianca si è opposta privatamente a qualsiasi invasione di terra di Gaza. La Casa Bianca ha cambiato idea quando Israele ha fatto ciò che doveva fare, come sta facendo ora.
JOE BIDEN SI FA IL SEGNO DELLA CROCE DAVANTI A NETANYAHU
Rafah ospita i leader di Hamas, quattro battaglioni di terroristi, ostaggi e il valico di frontiera con l'Egitto, da cui controlla gli aiuti in arrivo e contrabbanda forniture militari. È la città cruciale per il futuro del gruppo terroristico. Solo quando Rafah rischierà di cadere, Hamas sarà pronto a consegnare gli ostaggi rimasti.
Dopo che lunedì Israele ha annunciato l'evacuazione dei civili, Hamas si è finalmente mosso velocemente per presentare una controfferta. È interessante vedere cosa può fare una vera pressione. Ricordiamo che dopo che Israele aveva bombardato Gaza City a novembre, Hamas aveva rilasciato 105 ostaggi per prendere fiato.
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Nonostante quanto riportato dai media, lunedì sera Hamas non aveva "accettato" un vero e proprio accordo di cessate il fuoco in cambio di ostaggi. Ha fatto la propria offerta, chiedendo a Israele di porre fine alla guerra, il che significa accettare la sconfitta. In risposta, il gabinetto di guerra israeliano, che include il principale rivale politico di Netanyahu, ha deciso all'unanimità di andare avanti a Rafah inviando i negoziatori "per esaurire la possibilità di raggiungere un accordo".
Se Biden vuole un cessate il fuoco che conti, dovrà sostenere Israele e lasciare che Hamas si ricordi cosa significa negoziare con le spalle al muro.
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DIETRO LE QUINTE AL CAIRO
Estratto dell’articolo di Micol Flammini per “il Foglio”
[…] Dell’Egitto Israele si fida, del Qatar, l’altro mediatore, no. Quando lunedì sera Hamas ha annunciato di aver accettato una proposta di accordo senza citare la liberazione dei prigionieri e lasciando intendere di aver acconsentito alla bozza su cui nei giorni precedenti le delegazioni avevano lavorato al Cairo, dove erano presenti funzionari di Hamas, mediatori egiziani, qatarini e il direttore della Cia Bill Burns, ma non la delegazione di Israele, il governo di Gerusalemme si è reso conto che in poco tempo erano state presentate due bozze diverse di cui era l’unico a non essere al corrente.
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La decisione del gabinetto di guerra – di cui fanno parte il premier Benjamin Netanyahu, il ministro della Difesa Yoav Gallant, l’ex capo di stato maggiore e capo del maggior partito di opposizione Benny Gantz e il suo alleato, il generale Gadi Eisenkot – è stata di aumentare la pressione su Rafah e di portare avanti lo sforzo negoziale, ma senza farsi intrappolare nella rete delle richieste di Hamas.
Quello che avviene a Rafah ha un risvolto al Cairo, e la presa del valico che divide l’Egitto dalla Striscia ha un valore simbolico e strategico: dimostra che Tsahal è in grado di arrivare ovunque senza che Hamas possa bloccarlo e mette sotto il controllo di Israele uno dei punti fondamentali di Gaza da cui entrano gli aiuti e sotto il quale si snodano i tunnel che possono consentire ai terroristi di fuggire.
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Mettendo il valico sotto il proprio controllo, Israele toglie a Hamas la possibilità di appropriarsi degli aiuti umanitari e il prossimo passo sarà quello di affidare il controllo del trasferimento degli aiuti ai palestinesi che non sono legati a Hamas. Senza il valico, i terroristi hanno meno leve di potere dentro alla Striscia.
[…] Tra la proposta che Israele aveva accettato da giorni e quella a cui avrebbe aderito Hamas ci sono differenze rilevanti, una riguarda la fine della guerra, la seconda le fasi necessarie a implementare l’accordo e, la più importante, gli ostaggi.
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Secondo i termini dell’accordo pubblicati da al Jazeera, Hamas non ha intenzione di impegnarsi nella liberazione di ostaggi vivi, non fa differenza tra sopravvissuti e non, e intende rilasciare tre prigionieri, senza specificare se vivi o morti, ogni sette giorni durante i quali si riserva di valutare se Israele rispetta o meno i termini per il cessate il fuoco: se scoppia anche un petardo nella Striscia sarà Hamas a stabilire cosa è successo. Israele ha deciso di non soffermarsi troppo sulle responsabilità dei mediatori, sulla fretta dell’Egitto nell’evitare l’operazione a Rafah o su cosa sapessero gli Stati Uniti, ieri una delegazione è arrivata al Cairo a perorare l’accordo per la liberazione dei rapiti ancora vivi nella Striscia. Come ha detto un funzionario americano ad Axios: “Per garantire un cessate il fuoco, Hamas deve semplicemente rilasciare gli ostaggi”.
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