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Giuseppe Sarcina per www.corriere.it
Joe Biden offre una specie di «tregua nella competizione», pur senza mai nominarlo, a Xi Jinping. Assicura che gli Stati Uniti non vogliono imbarcarsi in una complicata e pericolosa guerra fredda, sottinteso con la Cina: «Siamo tornati al tavolo della comunità internazionale per voltare pagina».
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Oggi, martedì 21 settembre, il presidente americano ha tenuto il suo primo discorso all’Assemblea dell’Onu. Ha parlato per 35 minuti, sforando il quarto d’ora assegnato a ogni oratore. Questa volta ha risparmiato sulla retorica cui ci ha abituato, sui valori morali, sull’«America faro della democrazia del mondo».
Si è sforzato, invece, di tenere insieme «partner«, «alleati» e anche «avversari», indicando le «due emergenze planetarie» che devono affrontare tutti i Paesi: la pandemia e il climate change, naturalmente.
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Biden ha anche accennato a un paio di proposte concrete, che svilupperà domani, mercoledì 22 settembre, nel summit sulla pandemia a livello di Capi di stato e di governo: «Abbiamo già stanziato 15 miliardi di dollari per contribuire alla risposta globale al Covid-19. Occorre fare di più e domani vi dirò quali saranno i nostri nuovi impegni».
In arrivo altre risorse anche sul fronte del cambiamento climatico: «Lavorerò con il Congresso per raddoppiare gli aiuti per favorire la transizione energetica dei Paesi in via di sviluppo. Lo scorso aprile mi ero già impegnato a raddoppiare quei fondi, ora vi dico che raddoppieremo... il raddoppio».
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Le cifre esatte su cui ragionare dovrebbero arrivare nei prossimi giorni: ma a occhio si sta parlando di circa 5-6 miliardi di dollari all’anno che potrebbero diventare più di 15, mobilitando capitali e investimenti privati. Forse non è molto, ma è comunque un segnale, è la conclusione implicita di Biden.
Le misure, il pragmatismo ostentato dal leader americano discendono da uno schema politico a questo punto molto chiaro. «Per la prima volta negli ultimi vent’anni, gli Stati Uniti non sono più in guerra. È finito il tempo delle guerre senza fine, è venuto il momento di puntare sulla diplomazia. Sia chiaro: noi competeremo vigorosamente sui mercati, difenderemo i nostri interessi vitali e i nostri valori fondamentali. Ma useremo la forza militare solo come ultima spiaggia».
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Il primo messaggio, dunque, è per la Cina, il nuovo grande avversario, mai evocato esplicitamente: «Non stiamo cercando, lo ripeto, non stiamo cercando una nuova Guerra Fredda».
E qui si apre come una fessura logica e politica nel ragionamento statunitense. Da una parte Biden insiste: «Siamo pronti a collaborare con tutti per affrontare i problemi che toccano tutta l’umanità, anche con quei Paesi con cui siamo in forte disaccordo».
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Dall’altra parte, però, il numero uno della Casa Bianca traccia linee precise sulla mappa geo politica. «Dobbiamo puntare gli occhi sulla regione indo-pacifica, sull’Asia, per amplificare la diffusione dei nostri valori, per sviluppare i commerci, garantire la libertà di navigazione».
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Tutte cose che tradotte significano: un cordone di sicurezza per contenere l’espansionismo economico e militare della Cina. Del resto il discorso all’Onu sembra quasi una parentesi formale nell’intenso lavorìo per costruire quella che Pechino ha definito «la Nato del Pacifico», un’operazione ostile guidata dagli americani con la collaborazione di Giappone, Australia, India e ora anche Regno Unito. È, però, oggettivamente complicato chiedere a Pechino di collaborare e, nello stesso tempo, lavorare a una gabbia per imbrigliarne la spinta.
TRUPPE NATO IN AFGHANISTAN
Ma è così. Nel pomeriggio Biden ha visto il premier austrialiano, Scott Morrison (già in grande sintonia con Donald Trump); in serata incontra il britannico Boris Johnson alla Casa Bianca. Infine venerdì 24 faccia a faccia con il leader indiano Narendra Modi e con quello giapponese Yoshihide Suga, a margine del vertice Quad, «L’Accordo quadrilaterale di sicurezza», il formato che dal 2007 raggruppa appunto Stati Uniti, Giappone, India e Australia.
TRUPPE NATO IN AFGHANISTAN
E l’Europa? Biden ha concesso solo un rapido cenno alla «fondamentale alleanza con gli europei», richiamando il «sacro dovere dell’Articolo 5 della Nato», cioè l’obbligo di tutti di intervenire a difesa di un partner sotto attacco.
In questi giorni Biden sentirà per telefono il presidente Emanuel Macron per cercare di appianare lo scontro politico-diplomatico innescato dalla fornitura di sottomarini a propulsione nucleare all’Australia, soffiata dagli Stati Uniti alla Francia. Tutto qui: agli europei Biden chiede di condividere il peso della lotta mondiale al coronavirus e ai cambiamenti climatici, ma sembra proprio escluderli dalla grande partita nell’Indo-Pacifico.