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    L'ITALIANO CHE STA FACENDO SBROCCARE "SLEEPY JOE" - BIDEN E IL TESORO AMERICANO SONO PREOCCUPATI DALLE MONETE VIRTUALI TETHER, COMPAGNIA GUIDATA DALL'EX CHIRURGO PLASTICO GIANCARLO DEVASINI: VALGONO 68 MILIARDI E PROMETTONO LA CONVERTIBILITÀ IN DOLLARI SENZA LIMITI, MA I FEDERALI TEMONO CHE I SOLDI DI COPERTURA NON ESISTANO - DEVASINI IN PASSATO HA AVUTO QUALCHE PROBLEMINO CON LA GIUSTIZIA E ORA QUALCUNO HA PAURA CHE POSSA SCATENARE LA TEMPESTA FINANZIARIA...


     
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    Paolo MastrolillI per "La Stampa"

     

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    Biden vuole regolamentare le "stablecoin", perché teme che facciano saltare l'intero sistema da due trilioni di dollari delle criptomonete, mettano a rischio la divisa americana, e scatenino il panico finanziario globale.

     

    Questo è noto, perché lo ha scritto il Wall Street Journal il primo ottobre scorso. Meno noto è che la preoccupazione a Washington sia stata accesa soprattutto da Tether, compagnia guidata dall'ex chirurgo plastico italiano Giancarlo Devasini.

     

    Non ci sono iniziative legali che lo riguardano, ma secondo Bloomberg a luglio la segretaria al Tesoro Yellen ha convocato un vertice con Fed e Sec, per discutere proprio di Tether, i 68 miliardi di monete digitali che ha emesso, e le coperture.

     

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    Le stablecoin sono cryptocurrency garantite ad altri beni, e quindi in teoria non rischiose come Bitcon e simili. Vengono usate nel mercato delle monete digitali, allo scopo di fare scambi più veloci.

     

    La compagnia di Devasini è leader nel settore, anche perché ha assicurato che per ogni Tether emesso ha un dollaro fisico, o comunque asset ancorati alla divisa americana. Quindi se qualcuno ci ripensa, può scambiare la moneta digitale con l'equivalente reale.

     

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    Tether era stata fondata nel 2013 da Brock Pierce, che da bambino era noto come attore in film tipo "Mighty Ducks", ma da adulto è diventato un player globale delle criptomonete. Quando aveva scoperto che la Bitfinex di Devasini lavorava a un progetto simile avevano unito le forze, ma nel 2015 Pierce aveva lasciato tutto ai soci.

     

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    Da allora Tether ha avuto una crescita spettacolare, emettendo 68 miliardi di monete digitali. La storia di Devasini è stata ricostruita dal Financial Times. Nato nel 1964 a Torino, aveva studiato medicina a Milano diventando chirurgo plastico. Deluso da questo mestiere, era passato al business.

     

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    All'inizio si era dedicato all'elettronica, dove aveva incontrato qualche problema, quando ad esempio aveva subito una causa per la contraffazione di software Microsoft. Secondo FT l'aveva risolto pagando cento milioni di lire, ma attribuendo la responsabilità dell'errore al fornitore.

     

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    Poi aveva scoperto le criptomonete, entrando in Bitfinex e Tether. Anche qui era sorta qualche difficoltà, quando la procuratrice di New York Laetitia James aveva aperto un'inchiesta su Tether, sospettando che nel 2017 non avesse avuto accesso ai servizi bancari per mesi, e conservasse l'85% della liquidità in un conto di Bitfinex contabilizzato come credito.

     

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    Poi Tether aveva prestato 625 milioni a Bitfinex, quando questa compagnia aveva perso 850 milioni, depositati presso la società panamense Crypto Capital. Devasini ha sempre sostenuto che tutto era legale e il prestito era stato rimborsato. Quindi ha patteggiato con James, pagando una multa da 18 milioni, senza però riconoscere alcun torto, anche se FT ha sottolineato che la procuratrice aveva definito lui e i suoi colleghi come «individui senza licenza e non regolamentati (...) che si muovono negli angoli più oscuri del sistema finanziario».

     

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    Giovedì questa vicenda è tornata alla ribalta su Bloomberg, con un articolo in cui Zeke Faux rivela che Tether è finita sul tavolo della Yellen a luglio. Secondo l'agenzia, i federali temono che i soldi di copertura non esistano, o magari siano concentrati in pericolosi prestiti a breve concessi a compagnie cinesi.

     

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    Quindi se i possessori fossero presi dal panico, e corressero a cambiare i Tether in dollari, il sistema crollerebbe. Perciò «hanno discusso l'ipotesi di regolare la compagnia come una banca, costringendo Devasini a mostrare dove sono i soldi, o minandolo con l'emissione di una stablecoin ufficiale Usa».

     

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    Qualche tempo fa, all'Onu, l'ambasciatore Paolo Zampolli aveva anche sollevato il dubbio che queste monete digitali possano essere usate per finanziare il terrorismo. Di sicuro la Casa Bianca le ha messe sotto la lente, per evitare che provochino una crisi finanziaria.

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