1. UCRAINA: W. POST, 'NUOVI PIANI USA SOSTEGNO A KIEV MA SENZA FOCUS RICONQUISTA TERRITORI'
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(Adnkronos) - L'Amministrazione Biden sta definendo una nuova strategia che non si concentrerà sulla riconquista dei territori bensì sull'aiutare l'Ucraina a respingere nuove avanzate russe con il conflitto nel Paese che va avanti da quasi due anni. Tutto verso un obiettivo più a lungo termine, il rafforzamento della forza miliare e dell'economia.
Lo scrive il Washington Post che sottolinea come il piano che emerge costituisca un cambiamento netto rispetto allo scorso anno. "E' abbastanza chiaro che sarà difficile per loro cercare di mettere in campo lo stesso genere di spinta forte su tutti i fronti come hanno tentato di fare lo scorso anno", ha osservato un funzionario di alto grado dell'Amministrazione, citato dal Post.
DISCORSO DI FINE ANNO 2023 DI VLADIMIR PUTIN
L'idea, nonostante le difficoltà al Congresso sui finanziamenti, è di mettere l'Ucraina nelle condizioni di mantenere per ora la sua posizione sul campo di battaglia, "di metterla su una traiettoria diversa in modo da essere molto più forte entro la fine del 2024" e "portarla su un percorso più sostenibile", ha aggiunto.
Il Post scrive di una pianificazione che è parte di un impegno di circa 30 Paesi che sostengono l'Ucraina per garantire al Paese supporto a lungo termine a livello di sicurezza e in campo economico dopo i risultati "deludenti" della controffensiva dello scorso anno.
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La scorsa settimana il Regno Unito ha reso noto il suo accordo decennale con l'Ucraina, un accordo bilaterale di sicurezza per i prossimi dieci anni firmato a Kiev dal premier britannico Rishi Sunak e dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Poi dovrebbe arrivare la Francia. Ma, scrive il giornale, il successo della strategia dipende "quasi interamente" dagli Usa. E l'Amministrazione, si legge, spera di rendere pubblico in primavera il suo impegno per i prossimi dieci anni.
palazzo di kiev in fiamme dopo un attacco russo con i droni
Secondo le fonti del Post, il documento americano - sempre presupponendo il consenso del Congresso - garantirà sostegno a operazioni militari a breve termine e per la creazione di una futura forza militare ucraina in grado di "scoraggiare l'aggressione russa" e includerà "promesse e programmi specifici" per aiutare a "proteggere, ricostituire ed espandere la base industriale e dell'export" dell'Ucraina e assistere il Paese sul fronte delle riforme politiche. Si parla di un documento definito con il pensiero a quattro fasi: combattere, costruire (rispetto alle future forze di sicurezza e alla produzione di armi), ripresa e riforme.
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Per il 2024 l'Occidente spera che l'Ucraina non perda altro territorio. Zelensky insiste che l'Ucraina resta nella fase offensiva. "E' molto difficile immaginare un'operazione di offensiva strategica seria e globale nel 2024, soprattutto se guardiamo allo stato generale degli aiuti, non solo da parte Usa", ha commentato il parlamentare Serhii Rakhmanin.
Negli Stati Uniti c'è la convinzione che la guerra, innescata il 24 febbraio dello scorso anno dall'invasione russa dell'Ucraina, finirà con i negoziati, ma non si ritiene che il leader russo Vladimir Putin sia serio sui colloqui quest'anno, in parte perché spera in un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. In questo contesto il Post scrive di una strategia a lungo termine che ha le sue radici nella dichiarazione del G7 della scorsa estate e dei rischi, a cominciare da quello che gli ucraini potrebbero iniziare ad accusare il loro governo per lo stallo al fronte. Allo stesso modo nelle capitali dell'Occidente c'è la consapevolezza che la "pazienza" dell'opinione pubblica sui finanziamenti all'Ucraina non è senza fine.
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2. IL GIALLO SULL’«OFFERTA» DI PUTIN KIEV VALUTA IL FUTURO DEI TERRITORI
Estratto dell’articolo di Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera”
In Ucraina sulla linea del fronte è stallo, ma forse qualcosa si sta muovendo dietro le quinte sul piano di una ipotetica trattativa. Secondo l’agenzia di informazioni Bloomberg , Vladimir Putin starebbe «sondando il terreno» per capire se gli Stati Uniti siano pronti a impegnarsi in colloqui di pace: addirittura, il tiranno russo potrebbe considerare di lasciar cadere la richiesta di neutralità per l’Ucraina e perfino, in ultima ipotesi, l’opposizione all’ingresso di Kiev nella Nato. In cambio, gli ucraini dovrebbero accettare il controllo russo sulle regioni orientali occupate dalle truppe di Mosca, dal Donbass alla Crimea.
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Interpellato in materia, tuttavia, il portavoce del Cremlino ha smentito: «No, è un resoconto sbagliato, non corrisponde assolutamente alla realtà», ha detto Dmitry Peskov. Una replica che però, nel linguaggio obliquo del Cremlino, non equivale a una confutazione totale: anche perché Peskov ha aggiunto che «il presidente Putin ha più volte affermato che la Russia era, è e continuerà a restare aperta a negoziati».
E nei mesi scorsi i media Usa hanno più volte riportato che il leader russo avrebbe segnalato la sua disponibilità al cessate il fuoco. Il problema è che gli eventuali termini dovrebbero risultare digeribili per Kiev. La posizione ufficiale degli ucraini rimane che l’obiettivo finale è la liberazione dei territori occupati e il completo ritiro degli invasori: è per questo che continuano a chiedere all'Occidente di fornire sistemi d’arma a lunga gittata in grado di colpire dietro le linee fortificate russe.
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Ma la realtà è che la controffensiva di Kiev è fallita e una soluzione militare del conflitto appare lontana: anzi, il tempo gioca a favore di Putin. È per questo che da parte di esponenti vicini al presidente Zelensky si parla della volontà di essere «flessibili» e si apre all'idea di un «periodo di transizione» per i territori orientali […].
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D’altra parte un periodo di transizione potrebbe avere una durata indeterminata e gli ucraini si dicono ben consapevoli del fatto che le popolazioni del Donbass e della Crimea hanno subito un «lavaggio del cervello» che rende difficile il loro rapido reintegro. Su una cosa però a Kiev sono chiari: non si fidano di Putin e non vogliono essere lasciati soli al tavolo delle trattive, che dovrà essere «multilaterale e non bilaterale». Ma a spingere verso una soluzione del conflitto c’è anche la consapevolezza degli ucraini di non poter permettersi il livello di perdite di vite umane che il regime di Putin è invece in grado di sostenere. […]
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