1. JOE NON STA IN PIEDI. MA I DEM NON HANNO ALTRO
Estratto dell’articolo di Carlo Nicolato per “Libero quotidiano”
JOE BIDEN CADE DAL PALCO IN COLORADO
L’immagine di Biden che cade sul palco durante una cerimonia all'Accademia dell'Aeronautica di Colorado Springs e che poi a fatica viene aiutato a rialzarsi dai presenti non ci fa alcun piacere, come non fa mai piacere assistere alla caduta di un uomo anziano che si regge a malapena sulle proprie gambe.
Tale immagine però deve preoccupare gli americani e soprattutto coloro che più o meno convintamente l’anno prossimo si appresteranno a rivotarlo, più che altro per non far vincere il candidato che lo sfiderà, che sia Trump o DeSantis. Non è mai successo negli Usa che un partito dica di no a un presidente che vuole ripresentarsi per il suo secondo mandato e anche stavolta i Dem lo hanno fatto, pur manifestando qualche discreta perplessità. Ma in questo caso è stata anche una scelta obbligata, perché dietro a Biden in realtà c’è il nulla assoluto.
kamala harris
La scelta più logica sarebbe dovuta ricadere sulla vice Kamala Harris, che è anche il motivo per cui era stata affiancata al presidente in un ticket che avrebbe dovuto proiettarsi al futuro. Kamala tuttavia in questi tre anni di vicepresidenza è stata eclissata per manifesta incompetenza, svolgendo ruoli assolutamente secondari e senza mai, o quasi far parlare di sé.
Anzi spesso alla Harris sono stati affidati compiti fastidiosi e impopolari, come quando è stata mandata in visita in Guatemala a dire agli immigrati di non andare negli Usa «perché sarete respinti». […]
ALEXANDRIA OCASIO CORTEZ
Tra i giovani si è fatto il nome di Alexandria Ocasio-Cortez, pasionaria di estrema sinistra stile Schlein […], una scelta divisiva e certamente poco apprezzata dai centristi democratici e in particolare dagli indipendenti, che generalmente sono l’ago della bilancia di tutte le elezioni, compreso quelle statunitensi.
[…] Al suo opposto c’è anche chi ha tirato fuori il nome di Hillary Clinton, politica di grande esperienza già sconfitta da Trump nel 2016 […]. Guerrafondaia convinta, nonché ovviamente moglie di Bill, ultimo presidente del secolo scorso, Hillary, che ha 75 anni, ha recentemente sottolineato che l’età di Biden è un problema da tenere in considerazione, «e le persone hanno tutto il diritto di considerarla». La caduta di giovedì le dà ragione […].
2. CANDIDATI DEBOLI PER IL MONDO LIBERO MA I DUE PARTITI POSSONO SOSTITUIRLI?
Estratto dell’articolo di Federico Rampini per il “Corriere della Sera”
kamala harris ride a una giornalista che le chiede dell'afghanistan
In che stato è «il leader del mondo libero»? L’ultimo capitombolo di Joe Biden viene trattato con imbarazzo da parte di quei media che cercano di proteggerlo. Ma è chiaro che la salute psico-fisica del presidente sarà un terreno di attacco della destra in campagna elettorale.
In America la trasparenza sulla salute dei leader è diventata un obbligo. L’autocensura ha dei limiti. Poi c’è il disastro Kamala Harris: la vice fa notizia soprattutto per le risate sgangherate con cui accompagna discorsi incomprensibili. La differenza di età non la rende più brillante del capo.
Sul versante opposto c’è l’inquietante vantaggio di Donald Trump nei sondaggi in casa repubblicana. […] In quanto ai guai giudiziari, finché vengono da una magistratura politicizzata confermano per i seguaci di Trump la teoria della persecuzione.
È un’America in crisi di leadership proprio quando la sua guida è essenziale per tenere unite e determinate le alleanze fra democrazie, in Occidente e in Oriente. Vladimir Putin e Xi Jinping godono di fronte alle immagini di Biden che inciampa e casca. Le speculazioni si allargano agli alleati. Dall’Europa al Giappone, ogni governo amico dell’America si chiede se nel gennaio 2025 alla Casa Bianca ci sarà un leader sano, valido, e fedele alle coalizioni fra democrazie.
DONALD TRUMP - COMIZIO CAPITOL HILL
[…] A sinistra per ora c’è una candidatura di disturbo: Robert Kennedy Jr (il figlio di Bob assassinato nel 1968), un ultrà dell’ambientalismo anti-vax, ripudiato dalla sua famiglia e dal partito; ma con un sorprendente 19% di consensi in alcuni sondaggi. Kennedy non ha chances ma una maggioranza dei democratici gradirebbe un’alternativa a Biden.
A destra si sussurra di un piano di alcuni grandi finanziatori: affollare le candidature nelle primarie, ma con un accordo segreto di desistenza fra tutti i candidati anti-Trump in favore dell’unico che risulterà capace di battere The Donald. È il piano che mancò nel 2016.
ROBERT F KENNEDY JR
Resta da vedere se questo establishment repubblicano conti ancora o se Trump abbia completato la metamorfosi del Grand Old Party in una forza populista, anti-élite e anti-sistema. Infine c’è il movimento No Label («Nessuna etichetta») che lavora per una candidatura indipendente; nella storia degli Stati Uniti i terzi candidati hanno fatto perdere qualcuno ma non hanno mai vinto. […]
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