1 – SILENZIO E REALPOLITIK G7 IN LINEA CON GLI USA E SALTA LA BOZZA DI CONDANNA DEL VOTO
Estratto dell’articolo di Claudio Tito, Paolo Mastrolilli e Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
vladimir putin dopo le elezioni
Tutto era pronto. Gli “sherpa” erano al lavoro da ieri. La presidenza italiana aveva predisposto ogni cosa. Anche una bozza di documento. Ma la dichiarazione del G7 […] contro le elezioni in Russia non ci sarà. E a dare l’altolà è stata niente di meno che Washington.
La Casa Bianca ha espresso parere negativo contro l’idea di ribadire […] la linea critica di chi considera le urne russe solo una farsa. L’indicazione degli Stati Uniti ha colto tutti di sorpresa. Anche Palazzo Chigi. Che non si aspettava uno stop da parte di Biden. Anzi, dopo il lavoro preparatorio dei “tecnici” dell’esecutivo italiano, presidente di turno del G7, la squadra italiana ha dovuto rimettere del cassetto la nota distribuita informalmente alle cancellerie.
vladimir putin joe biden ginevra
Ma cosa è successo? Una dichiarazione ufficiale del “Gruppo” è possibile solo con l’accordo degli Stati Uniti. Non è una novità. Stavolta l’America ha scelto la strada della “realpolitik”. Condanna Vladimir Putin, considera le elezioni in Russia «non libere» ma non vuole andare oltre.
Il punto centrale è che lo Zar del Cremlino resta per ora il presidente. Non è un interlocutore ma resta la persona con cui fare i conti. Il consigliere per la sicurezza della Casa Bianca, Jake Sullivan, è stato piuttosto chiaro a questo proposito. «Non c’è stato nulla di libero o giusto in queste elezioni - ha premesso - e il risultato era scontato. La realtà però è che Putin è il presidente della Russia».
jake sullivan e joe biden in treno per l ucraina
Sullivan non si è fermato qui. E ha continuato a spiegare proprio rispondendo a una domanda su che fine avesse fatto la dichiarazione del G7: «Abbiamo dovuto affrontare questa realtà durante tutta la guerra in Ucraina e continueremo ad affrontarla, ma tale realtà non nega il fatto che queste elezioni non abbiano soddisfatto alcun parametro di libertà o equità».
Come spesso fanno, gli americano hanno imboccato la strada del pragmatismo. Il presidente Biden certo non apprezza il suo omologo russo. Come noto le relazioni bilaterali sono ai minimi termini e addirittura sull’orlo di un confronto bellico. Nello stesso tempo, però, gli States sono in procinto di affrontare una delicatissima campagna elettorale.
ELEZIONI RUSSE - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA
E l’attuale “Commander in chief” non vuole offrire alcun tipo di pretesto al Cremlino per interferire più di quanto non sia già prevedibile. Lo staff della Casa Bianca, del resto, sa bene che il “nemico” interno, ossia Donald Trump, potrebbe utilizzare questo argomento nei prossimi duelli. […]
La decisione di Washington è quindi arrivata a sorpresa anche perché, proprio ieri, l’Unione europea, attraverso il Consiglio dei ministri Ue degli Esteri, ha confermato in una nota ufficiale di non riconoscere l’esito elettorale nelle regioni ucraine occupate militarmente dai Russi. […]
JOE BIDEN VLADIMIR PUTIN MEME
Da tenere presente che al vertice europeo ha partecipato, in videoconferenza, anche il segretario di Stato Usa, Antony Blinken. Che, ovviamente, era a conoscenza della posizione espressa dagli alleati del Vecchio Continente. E già durante la riunione aveva fatto capire che il suo Paese non avrebbe fatto commenti ulteriori.
Sostanzialmente gli Usa hanno evitato ieri di “caricare” la posizione occidentale giustificando formalmente il passo indietro con l’idea che si sarebbe trattato di una dichiarazione pletorica rispetto ai giudizi già emessi domenica e a quelli rilasciati dagli alleati e dalla Nato nelle ultime 24 ore. Alla vigilia di una delle campagne elettorali più dure degli ultimi anni negli Usa, dunque, la presidenza Biden per ora imbraccia l’arma del pragmatismo.
2 - LA RICHIESTA DEL PPE «SI DICHIARI CHE È UN PRESIDENTE NON LEGITTIMO»
Estratto dell’articolo di Francesca Basso per il “Corriere della Sera”
elezioni in russia
Le tradizionali telefonate di congratulazioni a Occidente non ci sono state, neanche dal Quirinale, i Paesi che sostengono l’Ucraina hanno reagito compatti evidenziando che le elezioni russe «non sono state chiaramente né libere né giuste», con un risultato «predeterminato». In più quelle svolte nei territori occupati sono state definite «illegali». Cina, India, Corea del Nord e Turchia hanno invece fatto i complimenti al presidente Putin per la riconferma.
Il Consiglio d’Europa, che non è un’istituzione Ue, ha esortato all’unanimità la comunità internazionale a non riconoscere più la legittimità di Putin come presidente e ha invitato tutti i Paesi a cessare ogni contatto con lui […]
ursula von der leyen josep borrell
L’Unione europea, invece, in una dichiarazione firmata a Ventisette, spiega che «non riconoscerà mai né lo svolgimento di queste cosiddette “elezioni” nei territori dell’Ucraina né i loro risultati. Esse sono nulle e non possono produrre alcun effetto giuridico». Quanto alle consultazioni nella Russia vera e propria, l’Ue ha sottolineato che si sono svolte «in uno spazio politico sempre più ristretto» e «ha privato gli elettori russi di una vera scelta».
Ma non si è spinta oltre. Non abbastanza per il gruppo del Ppe al Parlamento europeo, che ha invitato i ministri degli Esteri dell’Ue riuniti ieri a Bruxelles «a dichiarare ufficialmente che Vladimir Putin non è un presidente legittimo della Russia e che le cosiddette elezioni presidenziali sono prive di legittimità».
Josep Borrell e Volodymyr Zelensky
Una formula troppo diretta che il capo della diplomazia Ue Josep Borrell, al termine del Consiglio Affari Esteri, ha dribblato allineandosi alla dichiarazione a Ventisette, osservando che «c’è una netta differenza tra tenere le elezioni a casa di qualcun altro e tenerle a casa propria» e quelle nei territori ucraini occupati dalla Russia sono «elezioni fake, nel senso che non c’è libertà di espressione, nemmeno i candidati alternativi. Insomma, tutti sanno come sono le cosiddette elezioni in Russia».
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elezioni in russia
I ministri degli Esteri hanno intanto approvato le sanzioni contro le persone coinvolte nell’uccisione di Aleksei Navalny, si tratta di circa 30 individui ed entità a cui è stato vietato l’ingresso nell’Ue e congelati i beni. Si vedono poi progressi sulle discussioni, in corso ormai da mesi, per l’utilizzo degli extraprofitti generati dagli asset russi congelati per aiutare militarmente l’Ucraina. «Non c’è ancora l’unanimità ma un forte consenso» e Borrell ha promesso di presentare una proposta legislativa insieme alla Commissione prima del Consiglio europeo di giovedì: «Ci sono alcuni Stati membri che dicono che vogliono avere maggiori dettagli». È stato dato, invece, il via libera formale ai 5 miliardi di euro che andranno ad alimentare il Fondo di assistenza all’Ucraina creato all’interno dello strumento europeo per la pace (Epf), che serve per aiutare militarmente Kiev.
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