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Maddalena Guiotto per “la Verità”
Lo sviluppo di un vaccino che vada oltre le varianti e protegga dai principali coronavirus, non solo il Sars-Cov-2, è iniziato, ma il percorso ha delle incognite.
Nella seconda metà dell'anno, in contemporanea con il vaccino aggiornato alla variante Omicron (sui cui risultati in sede di trial, come abbiamo notato ieri, permangono seri dubbi), potrebbe già partire la sperimentazione clinica nell'uomo, come ha annunciato il 29 giugno Biontech, partner di Pfizer - produttori dell'innovativo vaccino anti Covid a mRna più impiegato al mondo in questa pandemia - in una presentazione sul sito aziendale e dedicata agli investitori.
C'è un particolare non secondario: a questa notizia è stata dedicata solo una parte della diapositiva (la numero 66) su 157 slide che disegnano il futuro della biotech tedesca, che va ben oltre il Covid, includendo la lotta all'antibiotico resistenza e al cancro.
L'idea del vaccino universale (pancoronavirus) sarebbe la risposta ideale alle continue varianti di Sars-Cov-2, di cui è difficile tenere il passo. Lo ammette con onestà la stessa Biontech (slide 77), in linea con quanto dichiarato dalla consorella Pfizer: i vaccini adattati contro Omicron BA.1, sono molto meno efficaci contro le varianti attuali (BA.4 e BA.5) sempre che a settembre non ne arrivi un'altra.
Inoltre, nelle diapositive 78 e 79, il prodotto contro le varianti 4 e 5, nelle sperimentazioni animali, produce più anticorpi, ma in modo inferiore dei precedenti.
«Dai dati disponibili, anche Pfizer dichiara che con i vaccini adattati alle varianti si aumenta di due volte il livello di anticorpi neutralizzanti conto Omicron 1, ma non sappiamo cosa significhi questo contro 4 e 5.
È lo stesso limite di Moderna: si sa che aumentano gli anticorpi neutralizzanti, ma poi non è detto che questo sia un vantaggio», osserva Antonio Clavenna, farmacologo presso l'Istituto Mario Negri.
Alla luce di questi dati, il vaccino pancoronavirus sembra diventare assolutamente strategico per tenere vivo il business del Covid, ma ottenerlo non è proprio una passeggiata.
«L'ipotesi attualmente nota», spiega il farmacologo, «è di avere un Rna messaggero che faccia produrre all'organismo la proteina che abbia gli antigeni comuni alle diverse varianti di Sars-Cov-2 e agli altri coronavirus. Identificare degli antigeni conservati nelle diverse varianti per avere anticorpi che riconoscano le diverse proteine e si leghino a vari antigeni, non è proprio una cosa semplicissima, perché bisogna capire se ci sono pezzi di proteina che non mutano e che si possono attaccare dagli anticorpi».
In un contesto come quello attuale, con la circolazione di nuove varianti, «credo sia più importante ridurre le forme gravi di malattie e quindi proteggere chi è a rischio di complicanze».
«Su questo», conclude Clavenna, «i vaccini continuano a rimanere molto importanti, anche contro le varianti emerse nell'ultimo anno, perché mantengono attivo il sistema immunitario, anche se hanno limiti sulla protezione dall'infezione e sulla riduzione della circolazione. Si può seguire la strategia dell'antinfluenzale: indipendentemente dal vaccino che arriverà, in autunno fare un richiamo per le fasce a rischio».
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