Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"
Appalti in cambio di assunzioni di figli e parenti. Gare pubbliche confezionate su misura per gli imprenditori «amici» in modo da ottenere soldi, ma soprattutto favori. È l'accusa che ha portato agli arresti domiciliari l'ex capo Dipartimento di Palazzo Chigi Antonio Ragusa. Stessa misura cautelare ma per il reato di frode fiscale, è scattata per Luigi Bisignani, il faccendiere già coinvolto nelle indagini sulla cosiddetta «P4».
GENERALE ANTONIO RAGUSALa contestazione riguarda 250 mila euro di fatture false emesse che in realtà, dice il giudice, sarebbero il prezzo per la sua mediazione anche se il suo legale Fabio Lattanzi esclude «che abbia mai evaso il Fisco». Al centro dell'inchiesta condotta dal pubblico ministero Paolo Ielo c'è l'assegnazione dei lavori per l'informatizzazione di Palazzo Chigi avvenuta nel 2010. Un affare da quattro milioni di euro assegnato all'Ati - formata dalla «Selex Se.Ma.» del gruppo Finmeccanica guidata da Sabatino Stornelli - e dalla «Italgo» di Amedeo Galbusera, con alcune forniture affidate alla società «Tecnatronics» del genero di Ragusa.
IL «PATTO» PREVENTIVO
Le indagini del Nucleo tributario della Guardia di Finanza e dei carabinieri del Ros hanno accertato i contatti preventivi tra gli imprenditori e Ragusa, ma soprattutto la consegna dei capitolati almeno un mese prima del bando al manager Lamberto Pizzoli, incaricato di seguire la procedura. Il resto lo hanno fatto le ammissioni di Stornelli e dell'ex responsabile delle Relazioni istituzionali Lorenzo Borgogni, anche loro indagati, quando hanno confermato il «patto» per pilotare la gara.
Racconta a verbale Stornelli: «La partecipazione alla gara mi è stata imposta da Borgogni. Poi venne Galbusera e mi disse che per la gara non c'erano problemi perché sarebbe stato aiutato da Ragusa in cambio di un affidamento di lavori a una società a lui vicina».
I POSTI DI LAVORO
In realtà le verifiche hanno dimostrato che Ragusa ha ottenuto molto di più. Fu proprio lui, interrogato a Napoli su alcuni colloqui intercettati con Bisignani, a dichiarare: «Bisignani si è adoperato per fare avere vantaggi professionali a mio nipote Aurelio che lavora in Eni... non escludo che abbia chiesto a Bisignani di intercedere e intervenire su Paolo Scaroni, a quel tempo amministratore delegato di Enel, per far assumere mio figlio in Enel».
Lo stesso figlio è passato poi ad «Ansaldo energia» e il giudice evidenzia come l'assunzione «è strettamente connessa alla vicenda corruttiva della quale costituisce al contempo un elemento essenziale e un oggettivo riscontro». Del resto anche la figlia ha ottenuto un lavoro: contratto da gennaio 2008 a dicembre 2012 come consulente del Comitato per le biotecnologie presso la presidenza del Consiglio.
PAOLO IELO PMLETTA E BISIGNANI
Quali fossero le dinamiche del gruppo lo racconta Borgogni a verbale: «Non c'è nesso tra la gara e l'assunzione poiché sarebbe stata sufficiente una telefonata con il sottosegretario Gianni Letta che con il Guarguaglini era in contatti giornalieri e al quale Ragusa era molto vicino, per ottenere l'effetto. Che Letta fosse in condizioni per fare tali richieste e che concretamente le facesse mi risulta personalmente perché aveva raccomandato a Guarguaglini una persona proveniente da Telecom e io mi opposi perché era impresentabile».
E il giudice aggiunge: «È emerso come Bisignani svolgesse una continua e incessante attività di lobbying, presentava «agganci» con i più diversi e anche apparentemente opposti contesti, favorendo contatti tra i medesimi al fine di consentire la realizzazione di obiettivi e finanche il perseguimento di interessi illeciti».
AMEDEO CAPORALETTI E GUARGUAGLINI A cernobbio SCARONI E SERVILLO
gianniletta