nicola morra
Annalisa Cuzzocrea per la Repubblica
«A me sembra che stiano emulando un certo Comunardo Niccolai, stopper del Cagliari passato alla storia per i suoi autogol». Il senatore 5 stelle Nicola Morra è a Gioia Tauro per la difficile crisi dei portuali e legge così la nascita del governo Gentiloni: «È la fotocopia di quello di Renzi. Noi saremo pure ingenui, ma un errore di questo tipo da parte del Pd è anche pacchiano. Riconfermano fallimenti come Marianna Madia e Beatrice Lorenzin, promuovono agli Esteri Angelino Alfano dopo il caso Shalabayeva. Bisogna essere proprio cretini».
Le agenzie e le pagine Facebook sono piene di esponenti dei 5 stelle che tuonano indignati contro la nascita del nuovo governo. E anche tra gli utenti c’è chi si chiede: «Forse aveva ragione Paola Taverna. Forse c’è davvero un complotto del Pd per farli vincere».
ALMA SHALABAYEVA TORNA A ROMA
La previsione - a guardare i social network - è che un governo che cambia poco o niente rispetto a quello bocciato dal voto del 4 dicembre non possa che accrescere i consensi del Movimento alle prossime elezioni politiche. Ed è per questo che nelle segrete stanze della Casaleggio Associati, in realtà, si tira un sospiro di sollievo.
Perché il timore delle ore successive al voto, quello che aveva animato la prima assemblea congiunta dei parlamentari, era che a Palazzo Chigi non andasse un «avatar» di Matteo Renzi, come Luigi Di Maio considera Paolo Gentiloni. La paura era quella di un governo tecnico istituzionale, guidato da una persona lontana dall’ex premier come il presidente del Senato Pietro Grasso, dal quale il Pd a trazione renziana avrebbe potuto prendere le distanze, ricostruendosi una verginità in vista delle elezioni.
ALFANO GENTILONI
Un esecutivo che non consentisse di alzare il tiro come stanno facendo in queste ore i 5 stelle, spinti da Beppe Grillo che sul blog scrive (prima di entrare in scena al teatro Politeama di Genova con una nuova versione del suo spettacolo): «Continuino pure con la loro invasione di ultracorpi, noi compariremo in una piazza d’Italia e terremo lì una seduta parlamentare, in mezzo ai cittadini traditi».
ALFANO RENZI
Mentre la senatrice Taverna definisce il governo una «torta di letame con la Boschi come ciliegina sopra» e parla di «inondazioni di vomito da chi con un No pensava di esserseli levati dalle palle». La strategia - molto simile a quella di Lega Nord e Fratelli d’Italia - è di scendere in piazza con una serie di flashmob, dalla Puglia alla Valsusa. Per poi fare una grande manifestazione nazionale prima del 24 gennaio, data in cui la Consulta si pronuncerà sull’Itali-cum.
paola taverna
Oggi i grillini ascolteranno il premier, faranno i loro interventi, ma al momento della fiducia usciranno dall’aula. Proprio come gli uomini di Matteo Salvini. «Si stanno scavando la fossa con le loro stesse mani - scrive Luigi Di Maio su Facebook - pensano di poter tirare a campare fino alla pensione parlamentare (settembre 2017) e intanto faranno le nomine nelle grandi aziende di Stato. Sono degli illusi».
E ancora, a conferma del sollievo:«Più lasceranno Gentiloni a Palazzo Chigi, più il loro consenso crollerà e saranno costretti a mollare. Fino a quel momento, noi dovremo chiedere nuove elezioni». Mentre Alessandro Di Battista, che in mancanza di tv organizza una diretta sulla sua pagina Facebook: «Ogni giorno che passa col governo Gentiloni sono voti in più per il M5S, se fossimo cinici staremmo qui ad aspettare».
beppe grillo davide casaleggio
Ancora una volta, la strada avvicina il Movimento al partito di Salvini. Le piazze insieme sono escluse, ma a Montecitorio si ragiona di possibili alleanze: «Le parole di Max Bugani sono state fraintese - spiega più di un deputato sull’uscita del consigliere comunale bolognese - lui parlava di alleanze dopo il voto, non prima.
E se si andasse con il proporzionale, la nostra posizione è quella di sempre: chiunque può votare il nostro programma». Bugani - con Davide Casaleggio a capo dell’associazione Rousseau - aveva ricordato le convergenze bolognesi con la Lega. Il partito con cui, per ora, il programma M5S - a partire da immigrati, piccole imprese, Russia e Europa - ha più punti in comune.