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    "BISOGNA VALUTARE LE RESPONSABILITÀ DEI MAGISTRATI DI BOLZANO" - DOPO LA MORTE DELLA SCIATRICE MATILDE LORENZI, DUE CONSIGLIERI LAICI DEL CSM, ERNESTO CARBONE E CLAUDIA ECCHER, CHIEDONO ACCERTAMENTI DISCIPLINARI: "INDAGINI FRETTOLOSE CHIUSE IN MODO SBRIGATIVO" – TUTTO QUELLO CHE NON TORNA: DALL’ASSENZA DI RETI DI PROTEZIONE SULLA PISTA ALLA MANCANZA DI VIE DI FUGA FINO ALLA AUTOPSIA CHE NON E' STATA FATTA. COME MAI? “NON È STATO ACCERTATO SE L'ATLETA SIA MORTA A CAUSA DELLA CADUTA SULLA PISTA OPPURE PER LA CADUTA DOPO IL CONSEGUENTE FUORI PISTA” – E ADESSO A TRENTO SI PUÒ RIAPRIRE L'INCHIESTA...


     
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    Benedetta Centin Irene Famà per "la Stampa" – Estratti

     

    matilde lorenzi matilde lorenzi

    «Indagini frettolose». L'inchiesta sulla morte di Matilde Lorenzi, tra le atlete più promettenti dello sci giovanile azzurro, è stata chiusa «in modo sbrigativo». Tutto archiviato a distanza di nemmeno quarantotto ore dall'incidente sulla pista Grawand G1 nel ghiacciaio della Val Senales in Alto Adige. E nemmeno tredici ore dopo il decesso della diciannovenne.

     

    Così due laici del Consiglio superiore della magistratura chiedono che venga fatta chiarezza sulle modalità con cui la procura di Bolzano ha condotto gli accertamenti. E che «venga aperta una pratica per valutare eventuali responsabilità disciplinari del magistrato titolare delle indagini e del capo dell'Ufficio connesse a negligenza e trascuratezza nell'esercizio delle proprie funzioni».

     

    Insomma. Chiedono che venga valutato l'operato della procura di Bolzano, diretta dal facente funzione Axel Bisignano. E nei corridoi dei Palazzi di Giustizia si dice che il procuratore generale di Trento l'avrebbe già convocato per confrontarsi sulla faccenda. Indiscrezioni? Certo è che se l'indagine venisse riaperta, sarebbe la procura generale di Trento a doverla portare avanti.

     

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    Per raccontare questa storia bisogna partire dal fondo, dalla relazione dei carabinieri della compagnia di Silandro che può essere riassunta così: la morta di Matilde è stata una fatalità, una tragedia. Ma la pista era sicura, le reti di protezione erano posizionate correttamente e quindi nessuno ha colpa.

     

    O, per usare altri termini giuridici, nessuno ha «responsabilità». Caso chiuso.

     

    Eppure, scrivono dal Csm in una lettera firmata dai consiglieri laici Ernesto Carbone e Claudia Eccher, in questa vicenda «ci sono numerosi aspetti poco chiari».

     

    Ad iniziare da quello che raccontano i filmati e le fotografie scattate dall'alto dai soccorritori. Matilde era caduta nel dirupo dopo la caduta, e a «dividere la pista di allenamento dal fuori pista non battuto non c'era nessuna rete».

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    E ancora. Il tracciato su cui gli atleti si stavano allenando «è a ridosso del bordo pista», annullando, di fatto, ogni via di fuga. Lo hanno sottolineato campioni dello sci come Paolo De Chiesa e Piero Gros, ex della Valanga Azzurra, che da giorni si battono perché l'inchiesta venga riaperta.

     

    Ora, dal Csm, due consiglieri lo mettono nero su bianco: «Perché la procura non ha condotto alcun accertamento in merito a responsabilità legate alla posizione e alle caratteristiche del tracciato sul quale gli atleti si stavano allenando?».

     

    Il direttore marketing dell'Alpin Arena Senales ha certezze granitiche: «In quel tratto la rete non serve perché è pianeggiante». Così gli investigatori: «L'atleta è morta per la caduta». Gli sci, secondo la ricostruzione dei carabinieri, si sono divaricati e lei ha perso il controllo.

     

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    Si stava allenando con il team juniores della Nazionale in gigante, ha sbattuto la testa sul ghiaccio, poi è stata sbalzata fuori pista. Sul corpo di Matilde, però, non è stata eseguita nessuna autopsia. Nessun accertamento, si legge nella lettera, «per indagare quali siano state veramente le cause del decesso. E ancor prima le cause per cui la ragazza ha perso il controllo degli sci».

     

    Insomma: «Non è stato accertato se l'atleta sia morta a causa della caduta sulla pista oppure per la caduta dopo il conseguente fuori pista».

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