Enrico Franceschini per “La Repubblica”
GEOFF HOON CON TONY BLAIR
Dopo Lawrence d’Arabia, un altro inglese sembra avviato a lasciare un’impronta indelebile sul Medio Oriente, ma non tutti, diversamente che nel colonnello della prima guerra mondiale, vedono qualcosa di eroico nel suo ruolo. Tony Blair ha accettato di fare il consigliere economico del presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi, andato al potere l’anno scorso con un colpo di stato militare e confermato nel suo incarico con il 96 per cento dei voti in un’elezione di stile dittatoriale.
Secondo il Guardian di Londra, l’ex-premier britannico offrirà la sua consulenza al leader egiziano per lo sviluppo di riforme economiche e per attirare investimenti esteri, nell’ambito di un programma finanziato dagli Emirati Arabi Uniti che promette «enormi opportunità di affari» per le persone che vi saranno coinvolte.
Il suo portavoce afferma che Blair non sarà pagato per i suoi servigi e che non lo farà per «tornaconto personale», bensì soltanto perché convinto che l’Egitto vada aiutato a consolidarsi e a lottare contro l’estremismo islamico.
DAVID LETTERMAN E TONY BLAIR
Ma un ex-collaboratore del leader laburista lo critica per la decisione di assistere un regime accusato di avere ucciso 2500 dimostranti e averne imprigionati più di 20mila nell’ultimo anno, dichiarando al quotidiano londinese (dietro la protezione dell’anonimato) che Blair è diventato “l’eminenza grigia” di Al Sisi e che il suo lavoro in Egitto gli offre una duplice possibilità: impegnarsi in quella che considera una battaglia “esistenziale” contro l’Islam radicale e incrementare la propria attività privata di businessman.
«Non sono cose che dovrebbe fare», afferma la fonte interpellata dal Guardian. «Si sta mettendo insieme a un regime che chiude in carcere i giornalisti. Sta scavando una fossa sempre più profonda per sé e per chi gli sta intorno, è un danno per la sua reputazione e per il partito laburista».
tony blair torso nudo
L’ex-premier aveva già suscitato polemiche per le consulenze al servizio di paesi come il Kazakhstan, il Kuwait e gli Emirati Arabi, che insieme ai compensi ottenuti da banche e società di investimento gli frutterebbero secondo alcune stime 20 milioni di sterline di
guadagni all’anno (25 milioni di euro).
Il mese scorso un gruppo di ex-ambasciatori britannici ha chiesto pubblicamente che a Blair sia tolto il posto di rappresentante in Medio Oriente del Quartetto (Usa, Russia, Onu, Ue) per il conflitto di interessi tra le sue funzioni pubbliche e i vantaggi privati, oltre che — secondo gli ex-diplomatici — per gli scarsi risultati concreti ottenuti da quando assunse l’incarico non appena lasciata Downing street nel 2007.
iraq l'avanzata dei jihadisti 4 Alastair Campbell
Recentemente l’ex-leader laburista ha manifestato l’intenzione di aprire un ufficio della sua società di consulenze ad Abu Dhabi, per rafforzare i suoi interessi nella regione.
Anche Alastair Campbell, suo portavoce e stratega delle comunicazioni quando era primo ministro, lavorerà con il governo del presidente Al Sisi in Egitto, scrive il Guardian. Chi non ha abbastanza soldi per assumere Blair, ironizza la stampa britannica, assume i suoi excollaboratori: Campbell dà consigli al primo ministro albanese e Peter Mandelson al governo della Serbia.