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    LA GUERRA NELLA SANITA’ CAMPANA SI FA CON GLI SCARRAFONI! BLATTE E FORMICHE NEGLI OSPEDALI NAPOLETANI: “SABOTAGGIO DEGLI INFERMIERI” - L' ACCUSA: LIBERAVANO INSETTI IN CORSIA PER ESSERE TRASFERITI IN ALTRI NOSOCOMI DOVE SI LAVORA MENO - ALCUNI DI QUESTI DIPENDENTI SAREBBERO ANCHE “MOLTO VICINI ALLE FRANGE SINDACALI ESTREME”


     
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    Nino Materi per “il Giornale”

     

    Obiettivo: infangare la sanità campana per ottenere benefici personali. È questa l' ipotesi che pare accreditarsi maggiormente nel giallo degli ospedali napoletani «invasi da formiche e blatte». Immagini vergognose che hanno fatto il giro del mondo, provocando un enorme danno di immagine a tutto il nostro Paese.

     

    Ora si scopre che dietro quei video scandalosi che immortalavano pazienti ricoperti da formiche e pavimenti pieni di scarafaggi potrebbero celarsi i blitz da parte di dipendenti infedeli interni agli stessi istituti di cura. Diversi nomi sono già stati iscritti sul registro degli indagati.

     

    Ma chi, esattamente, avrebbe elaborato a tavolino un boicottaggio così infame? Ieri, in prima pagina, Il Mattino di Napoli titolava: «Blatte in ospedale, la pista: sabotaggio degli infermieri»; e poi, nel catenaccio: «I pm: portate al Vecchio Pellegrini in una busta. Piano criminale per ottenere il trasferimento».

     

    Il servizio del quotidiano partenopeo cita fonti della Procura: «Un gruppo di infermieri starebbe facendo di tutto per ottenere il passaggio all' Ospedale del Mare. Perciò avrebbe liberato gli insetti al Pellegrini». Da parte sua l' Ordine degli infermieri auspica chiarezza e si dichiara pronto a punire gli eventuali responsabili.

     

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    I retroscena non finiscono qui. Una fonte conferma al Giornale che alcuni di questi dipendenti sarebbero anche «molto vicini alle frange sindacali estreme». Insomma, «schegge impazzite» estranee alle confederazioni ufficiali ma legate a certe sigle autonome abituate a portare avanti le istanze dei loro iscritti con modalità di lotta «non convenzionali». E cosa c' è di più «non convenzionale» dal procurarsi insetti da introdurre in ospedale nascosti in una coperta e poi liberarli in corsia?

     

    Capitolo «benefici». Per una volta l' inchiesta pare escludere risvolti di «carattere economico». Insomma, dietro il «piano insetti» non ci sarebbe una questione di soldi, ma piuttosto il desiderio da parte di alcune maestranze - esasperate da «turni di lavoro massacranti» - di essere trasferiti dall' ospedale Pellegrini a sedi «più tranquille». Al Vecchio Pellegrini da un po' di tempo l' aria è cambiata: i nuovi vertici sanitaria si sarebbero «permessi» di mettere in discussone antichi privilegi (turni di lavoro, cambio di incarichi, trasferimenti, ecc.) ed equilibri politici e sindacali, puntando su una riorganizzazione più manageriale ed efficientista. Da qui una serie di lotte di potere, forse non estranee al varo della devastante «operazione formiche e blatte».

     

    Una dinamica di disturbo già sperimentata nel novembre scorso - con modalità identiche - in un altro ospedale napoletano, il San Giovanni Bosco: anche lì immagini-choc di formiche che camminavano sul corpo di inerme di una donna di 70 anni, che di lì a qualche giorno sarebbe poi deceduta.

     

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    Casi-fotocopia che avvalorano la tesi di una strategia collaudata con una «manina» che porta in ospedale lenzuola piene di segature e insetti da liberare nei bagni e da qui diffondere nei vari reparti. Le ditte di pulizia e le testimonianze dei pazienti concordano: «Qui di formiche e scarafaggi non se ne erano mai visti. Se sono spuntati improvvisamente, qualcuno ce li ha messi». Ma ampio è lo scenario della malasanità in Italia. La ministra della Salute, Giulia Grillo, ha inviato ieri i carabinieri del Nas al Pronto soccorso dell' ospedale San Camillo di Roma per verificare la situazione di sovraffollamento segnalata da diversi cittadini e da un servizio giornalistico andato in onda al Tg2 della Rai.

     

    Grillo sintetizza così: «Non è accettabile che i pronto soccorso dei nostri ospedali siano trasformati in bivacchi e che operatori sanitari e pazienti si ritrovino a lavorare e a essere curati in condizioni indegne di un Paese civile».

    Parole che - pronunciate dal responsabile della Sanità - risultano davvero sconcertanti. Anzi, «non accettabili» e «indegne di un Paese civile».

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