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    ROMA IN STILE GOMORRA - BLITZ ANTIDROGA NEL QUARTIERE DI LABARO DOVE IL CORTILE DELLE CASE POPOLARI ERA DIVENTATO UNA PIAZZA DI SPACCIO IN "STILE SCAMPIA", CON TANTO DI VEDETTE, FUOCHI D'ARTIFICIO ALL'ARRIVO DELLA DROGA E CANI SGUINZAGLIATI PER GLI ANDRONI - L'OPERAZIONE È PARTITA DOPO LA DENUNCIA DEI RESIDENTI DEL PALAZZO, STUFI DEI PUSHER CHE SI CREDEVANO I PADRONI DEL CONDOMINIO…


     
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    Spaccio di droga a Labaro Spaccio di droga a Labaro

    Alessia Marani per "Il Messaggero"

     

    Avevano trasformato il cortile delle case popolari di via Adro, al Labaro, in un'autentica piazza di spaccio stile Scampia: fuochi d'artificio all'arrivo dello stupefacente, i cani minacciosi sguinzagliati per gli androni, la droga nascosta dietro le fioriere e nelle cassette della posta. C'erano le vedette a controllare che non si affacciassero sbirri o ficcanaso, qualcuno faceva anche da portiere indirizzando i clienti (finanche minorenni) a casa degli spacciatori e attuando una selezione sempre per non dare nell'occhio.

     

    CASE ATER LABARO CASE ATER LABARO

    Sfrontate e spavalde, le holding dello spaccio di Roma nord smantellate all'alba di ieri dagli agenti del commissariato Flaminio Nuovo, potevano contare su una vera e propria «impresa familiare», come la descrive il gip Angela Gerardi nell'ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di 16 persone, quella dei Costanzo-Patrizi che ormai si credevano i padroni del condominio.

     

    QUESITO PARLAMENTARE

    «Noncuranti del disagio arrecato alle famiglie abitanti nel palazzo costrette, loro malgrado, a fare i conti - si legge ancora nel dispositivo del tribunale - con la presenza costante di tossicodipendenti in cerca di stupefacente e a subire la perdita della disponibilità degli spazi comuni occupati e gestiti dai pusher». Ma il sodalizio, che acquistava la coca da un tunisino a via Mezzanino e si riforniva di hashish da altri due romani di piazza Stia, aveva fatto male i propri conti. Perché gli abitanti della zona non si erano affatto rassegnati a perdere la loro tranquillità.

     

    Spaccio di droga a Labaro Spaccio di droga a Labaro

    Sottotraccia avevano sollevato i propri timori, affidato le preoccupazioni anche a esponenti politici di zona, fino a fare sfociare il caso in una interrogazione parlamentare che nel frattempo dal Viminale era rimbalzata sulle scrivanie della Questura e del commissariato di piazza Azzarita. Gli agenti, però, non avevano perso tempo. E nel cortile di via Adro, con l'autorizzazione della Procura, avevano già piazzato due telecamere nascoste riprendendo scambi di soldi e di sostanze.

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    «Il clima nelle case popolari - spiega Daniel Paolini, residente e già attivista della Lega - era cambiato.L'escalation di degrado e delinquenza era partita in concomitanza con il Covid, da marzo-aprile del 2020. Gli spacciatori, evidentemente, non potendo andare più di tanto in giro avevano trasferito gli affari in house. I condòmini, erano spaventati, non potevano denunciare apertamente per paura di ritorsioni, temevano che anche i loro figli finissero per essere coinvolti, per questo le loro voci sono state raccolte anonimamente in esposti e segnalazioni inviati alle forze dell'ordine». Adesso i residenti si augurano «che ci siano pene certe e definitive perché, finora, chi era stato preso e poi rimesso ai domiciliari continuava nei loschi affari».

     

    LE INTERCETTAZIONI

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    Delle 16 persone arrestate ieri dagli agenti del distretto di Ponte Milvio, in sei sono state portate in carcere, quattro ai domiciliari mentre per altre sei è stato disposto l'obbligo di firma. Nel blitz sono stati sequestrati 3 kg di droga, tra cui hashish, marijuana e cocaina. A tenere le fila del giro c'erano il 49enne Marco Costanzi detto Bad e lo zio Gianluca Patrizi.

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    Il primo riceveva i clienti in fila davanti al portone dello stabile a tutte le ore del giorno e fino a sera, facendoli accomodare nell'androne dove poi, scendendo anche in ciabatte, effettuava la consegna dell'hashish, il secondo si occupava anche del ramo cocaina. Le indagini consentivano di individuare, tra gli indagati, tre gruppi che operavano anche separatamente fra loro, ruotanti intorno allo stesso Bad, al 50enne Donato Bisaccioni detto Massimo e al tunisino Anis Mohamed Bougrine, 37 anni.

     

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    A seconda della disponibilità i pusher - intercettati - avvisavano i clienti alludendo a «lei» la marijuana o «lui» l'hashish. A volte le dosi erano «pagine» o «paginette». Maria Cristina Maiorano, 47 anni, era conosciuta dagli assuntori come «il Diavolo». In carcere anche Ben Abbes Bibel, tunisino di 33 anni, e Alessandro Ferranti, di 53. Quando quest' ultimo la sera del 22 agosto 2020 tardava a portare la coca ai pusher di via Adro per conto di Anis e quelli fremevano, lui lo giustificava: «È il mio compleanno, sta mangiando un pezzo di torta...». «Ah allora auguri frate'».

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