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    “I CINEMA CHIUSI? UNA MAZZATA. PERCHÉ FRANCESCO RUTELLI, CHE È PRESIDENTE DI ANICA, NON FA NULLA PER IL SETTORE?” – MASSIMO BOLDI: “IL COVID È UN PERICOLO, MA C' È UN'ALTRA COSA SENZA CUI NON POSSIAMO VIVERE: I DANÈ. LA SERRATA DELLE SALE È STATA UN ERRORE. CONTE STA GOVERNANDO BENE L'EMERGENZA, SONO I MINISTRI A ESSERE DEBOLI. GLI ULTRASESSANTACINQUENNI A CASA? UN'IDEA ASSURDA. E VI SPIEGO IL MOTIVO…”


     
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    Antonio Di Francesco per “la Verità”

     

    massimo boldi massimo boldi

    «L' Italia vuota non mi piace, non va bene. Rispettiamo le regole, certo, il distanziamento, ma ci lascino vivere, senza angoscia né spaventi continui».

    All' emergenza preferisce rispondere con il sorriso, Massimo Boldi, come ha sempre fatto sul set cinematografico e nella vita. Di fronte a quella che chiama «una nuova guerra», immagina un racconto meno allarmistico, più tranquillo. Ha in mente Radio Londra quando invita a mettere da parte i toni catastrofistici di questi mesi.

     

    Massimo Boldi, mezza Italia è in zona rossa, abbiamo superato il tetto dei 40.000 contagi giornalieri. Lei pensa che ci sia un allarmismo smodato, perché?

    «Trovo esagerati alcuni toni, eccessivamente preoccupanti a volte. Siamo di fronte a un evento straordinario, gli italiani hanno dato una grande prova di diligenza e rispetto. Eppure sarebbe bene continuare a vivere in maniera normale. Rispettare le regole, ma vivere. Per realizzare il nostro ultimo film, abbiamo seguito disposizioni ferree: prima un tampone ogni settimana, poi uno ogni 4 giorni. Infine, un test ogni 2 giorni. Ma come vede ce l' abbiamo fatta, stiamo tutti bene».

    rutelli rutelli

     

    Le piace questa nuova Italia tricolore, gialla, arancione e rossa?

    «Ci sono ancora tante domande a cui è difficile dare una risposta. Trovo eccessive le zone rosse se consideriamo le regioni nel loro complesso».

     

    Che cosa intende?

    «Le parlo della mia Lombardia: ci sono province in difficoltà, come Milano e Varese, ma ci sono tante altre zone che registrano numeri di gran lunga inferiori, come Bergamo. Sulla base dei dati, si chiudano le aree sotto pressione, ma le altre lasciamole vivere».

     

    Crede ci sia ancora troppa confusione nella gestione dell' emergenza sanitaria?

    «Ormai è diventato uno spettacolo continuo, sono uscite dichiarazioni di esimi professori, scienziati di grandissimo pregio, che hanno messo in dubbio il tutto e il niente».

    amiche di massimo boldi amiche di massimo boldi

     

    Si sente disorientato?

    «In una clima di eccessiva confusione, può capitare di farsi delle domande insidiose, a cui è davvero difficile rispondere. Pensi alla questione mascherine: le indossiamo in maniera rigorosa ovunque, ma appena ci si siede a tavola, magari in un ristorante insieme ad altre persone, via tutto. E allora non riesco a capire».

     

    Qualcuno sta già pensando alle regole per il Natale che verrà: niente cenoni, a tavola solo i parenti di primo grado. Sarebbe d' accordo a sacrificare qualche tradizione?

    «Lo chiede a uno dei beniamini del Natale, da 26 anni ormai. Di fronte a una condizione eccezionale, sarei disposto a sacrificare qualcosa. Spero che almeno mi lascino la messa di Natale».

     

    Negli ultimi mesi, sul piccolo schermo è molto più frequente vedere i virologi e o medici piuttosto che gli attori. Che ne pensa di questa sovraesposizione?

    «Per carattere personale, preferisco non dare giudizi sull' operato di qualcuno, se non alla fine, quando sarà possibile tirare le somme».

     

    Tra gli esperti che abbiamo imparato a conoscere, chi apprezza di più?

    «Stimo il lavoro di alcuni professionisti, in particolare la professoressa Maria Rita Gismondo, di cui sono amico e che sento quotidianamente, e il dottor Alberto Zangrillo».

     

    Li sente? Che cosa le consigliano?

    massimo boldi christian de sica massimo boldi christian de sica

    «Di vivere in maniera regolare e normale, senza lasciarsi andare a spaventi e angosce eccessivi. Di fronte a una ripresa così forte del virus, è giusto seguire tutte le regole, però bisogna vivere in maniera tranquilla».

     

    Meno tenero è stato con i membri del Comitato tecnico scientifico. Li ha definiti «le supermenti che nessuno vede mai». Non si fida?

    «Vorrei vederli, ascoltarli. Chi sono? Mi piacerebbe conoscerne almeno il 50% per capire cosa pensano, quali sono le loro posizioni. Il confronto ci vuole, almeno sapremo chi c' è dietro alle decisioni che stanno cambiando la nostra vita».

     

    A proposito di decisioni, che ne pensa del premier Giuseppe Conte? Come giudica la sua gestione?

    «Credo che Conte stia governando bene un' emergenza mai capitata prima, sono i ministri a essere deboli. Con un maggiore coinvolgimento delle opposizioni, forse, anche gli italiani si sentirebbero meno disorientati.

    boldi de sica boldi de sica

    Nel corso della prima Repubblica, la situazione sarebbe stata diversa: Andreotti, Forlani e gli altri l' avrebbero gestita in maniera più oculata».

     

    In che cosa sarebbe stata diversa la gestione?

    «È una questione di cultura e sensibilità politica. C' è chi sa tenere il comando e chi invece finge di farlo».

     

    Lei è vicino anche a un altro politico sotto attacco, Attilio Fontana. Che cosa ha sbagliato il governatore della Lombardia?

    «Attilio Fontana è una persona intelligente. È stato molto criticato in questi mesi, ma temo che ci sia un pregiudizio di fondo contro Milano, contro la Lombardia in generale».

     

    Qualcuno insiste per un lockdown differenziato per fasce di età: gli ultrasessantacinquenni a casa. Questa idea proprio non le è andata giù.

    «L' ho trovata un' idea assurda, soprattutto nei giorni in cui due ultrasettantenni, Donald Trump e Joe Biden, si sfidavano nella corsa alla Casa Bianca. Quanti ultrasettantenni ancora oggi tengono in mano il potere e hanno un ruolo fondamentale nella vita dei loro figli. Una volta erano i figli a mantenere i genitori e i nonni, oggi i ruoli si sono invertiti».

     

    Tanti suoi coetanei la pensano come lei: lasciare che gli anziani restino a casa potrebbe essere controproducente.

    massimo boldi christian de sica massimo boldi christian de sica

    «Sarebbe una sorta di morte civile. Nel film che uscirà il 23 dicembre, Un Natale su Marte, interpreto il figlio di Christian De Sica, e già questo fa ridere: siamo due settantenni e uno interpreta il figlio dell' altro. Sicuramente un' idea diversa rispetto ai film che abbiamo fatto negli ultimi 26 anni, pensata per due artisti maturi, ancora insieme dopo tanto tempo. Eppure, guardando il film, ci si renderà conto che è un' intuizione meravigliosa. Alla mia età, mi sono calato nel ruolo di un ragazzo di 20 anni. E ce l' ho fatta».

     

    Alla pensione, insomma, non ci pensa affatto.

    «Quando sento i bambini di 5 o 6 anni che urlano ai propri genitori "Voglio vedere Cipollino", mi rendo conto di aver lasciato qualcosa di buono, che è passato di generazione in generazione. E qualcuno vorrebbe chiuderci in casa o chiederci in andare in pensione? Non ci penso proprio».

     

    Veniamo alla crisi del mondo dello spettacolo: secondo Simone Gialdini, direttore generale dell' Associazione esercenti del cinema, da marzo a oggi le sale hanno perso oltre 60 milioni di spettatori, il calo del fatturato è del 91%. Sono cifre rilevanti, il mercato è a rischio?

    «Purtroppo sì, il mercato è a rischio. Il cinema viene fatto per le sale, certo, ma anche e soprattutto per la televisione. Quando manca il prodotto, rischiamo di doverci accontentare di quel che stiamo vedendo in questo momento: programmi simili, che parlano della stessa cosa in ogni momento della giornata».

     

    massimo boldi i due carabinieri massimo boldi i due carabinieri

    Nel periodo di riapertura, dal 15 giugno al 25 ottobre, il 20% delle sale ha deciso di non ripartire. L' industria ce la farà di fronte alla sfida esistenziale imposta dal Covid-19?

    «Rischiamo un impoverimento culturale, potremmo perdere un mezzo straordinario di comunicazione, di divertimento e fantasia. Per fare un buon prodotto ci vogliono molti soldi, soprattutto quelli degli incassi».

     

    Ritiene sia stato un errore chiudere le sale? Ha usato parole molto dure con il ministro Dario Franceschini: «La scelta di chiudere è stata fatta solo per rompere i co!», ha scritto.

    «Quella frase faceva parte di un discorso più generale. Ma è fuori discussione che chiudere le sale sia stato un errore. Per noi attori, perché se non lavoriamo non mangiamo, ma anche per molti imprenditori. Ne ho sentiti alcuni recentemente, per loro la chiusura è stata una mazzata.

    massimo boldi massimo boldi

     

    Mi meraviglio però di una cosa: Francesco Rutelli, presidente dell' Associazione nazionale delle industrie cinematografiche e audiovisive, non fa nulla per sostenere il settore? Già la televisione ha dato un duro colpo al cinema, così rischiamo di veder scomparire uno dei presidi della nostra cultura. Il Covid è senza dubbio un pericolo, ma c' è un' altra cosa senza cui non possiamo vivere: i danè».

     

    «Cos' è la vita senza i dané?», scriveva con Enzo Jannacci.

    «"Ma allora è vita senza i dané?", direi oggi. Per questo credo sia importante vivere l' emergenza sanitaria in maniera normale, cercando di rispettare le indicazioni, certo, ma andando avanti senza angosce».

     

    Insomma, non sembra molto preoccupato.

    «Non lo sono: in piena epidemia, sono riuscito a fare un film. Abbiamo usato i mezzi più moderni, tutte le accortezze, ma ce l' abbiamo fatta, grazie anche alla collaborazione e all' attenzione di tutti gli operatori, che svolgono un lavoro fondamentale e che ora non hanno gli aiuti che meriterebbero. Quello che diventa complicato, semmai, è l' età: gli anni passano, quante cose potrei fare ancora? Ma non mi perdo mica d' animo. Faccio male?

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