Francesco Spini per “la Stampa”
Sfumato ogni tentativo di pace, tra Vivendi e Mediaset tornano a rombare i cannoni. Il tema del contendere è sempre la nascita di Mfe-MediaForEurope, su cui i francesi fanno guerra totale. Il 10 gennaio, i soci del Biscione - e dunque anche i francesi che hanno il 9,9% diretto mentre un altro 19,9% è segregato in Simon Fiduciaria - saranno chiamati a votare alcune modifiche dello statuto della nuova holding per eliminare (su suggerimento del giudice di Milano) le clausole più smaccatamente anti-Vivendi.
vincent bollore
Ai francesi però non basta e alzano il tiro. Scrivono una lettera di dieci pagine (più allegati) al cda di Mediaset, al collegio sindacale e, per conoscenza, alla Consob, per «chiarire alcuni aspetti» che Vivendi «ritiene non siano stati rappresentati in modo corretto e completo nella relazione illustrativa di Mediaset».
Secondo Mediaset, che ha pubblicato la missiva sul proprio sito (come richiesto dai francesi), la finalità dei francesi è chiara: «Vivendi - si legge in una nota - persiste nel tentativo di bloccare il progetto Mfe». E questo ha l' effetto «di creare incertezza sul corso di borsa del titolo», scrivono. Oggi a Cologno Monzese si terrà un consiglio di amministrazione «al fine di assumere ogni appropriata iniziativa» in merito ai contenuti della lettera, mentre si afferma la completezza della relazione.
I francesi nella loro missiva attaccano a tutto campo il progetto Mfe, mentre Mediaset ne ribadisce la bontà. Vivendi critica lo statuto della holding che non tutelerebbe gli azionisti di minoranza «anche dopo la proposta eliminazione di clausole clamorosamente arbitrarie e discriminatorie».
pier silvio berlusconi ai palinsesti mediaset 2018
In particolare si scaglia contro le «azioni a voto speciale» che riconoscono da subito 2 diritti di voto aggiuntivi per azione per arrivare fino a 9 dopo 5 anni. Un sistema «estremamente aggressivo» e «privo di precedenti in Europa». Si criticano «le modalità di elezione del cda» e altri aspetti del governo societario che invece da Cologno giudicano «funzionale» al progetto.
Vivendi poi contesta al cda di non aver riportato nella relazione illustrativa la propria «proposta alternativa», presentata al giudice di Milano il 6 dicembre in cui suggerisce di «attribuire un solo voto aggiuntivo agli azionisti di lungo periodo», di introdurre «un meccanismo che consenta agli azionisti di minoranza di designare due componenti del cda», di prevedere per alcune materie la richiesta del «voto favorevole della maggioranza degli amministratori indipendenti».
Una controproposta che però non c' è: col suo 9,9%, Vivendi avrebbe potuto chiedere di integrare l' ordine del giorno dell' assemblea. Ma non l' ha fatto «perché ritiene che il procedimento seguito in Italia, Spagna e Olanda per modificare il progetto di fusione sia irreparabilmente illegittimo». Parigi minaccia cause infinite: se il cda escludesse di nuovo Simon Fiduciaria (19,9%) dal voto assembleare e la Corte di Giustizia dovesse dare ragione al suo avvocato generale nel giudicare contrarie ai trattati Ue le norme che hanno costretto Vivendi a mettere il 19,9% nel trust, «i consiglieri di Mediaset - è l' avvertimento - esporrebbero la società a ulteriori controversie».
fedele confalonieri con marina e pier silvio berlusconi