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    “QUI ABITA MOHAMED, QUI DUE ALBANESI, QUI ALTRI IMMIGRATI” - DUE ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA FANNO UNA SCHEDATURA SU FACEBOOK DELLE CASE POPOLARI DI BOLOGNA DOVE ABITANO GLI STRANIERI, CON NOMI E COGNOMI: DENUNCIATI AL GARANTE DELLA PRIVACY – IL “CENSIMENTO” POTREBBE COSTARE CARO A BIGNAMI E LISEI, CON POSSIBILI CONSEGUENZE LEGALI PER ISTIGAZIONE ALL’ODIO… – LE ACCUSE: "COME I NAZISTI" – VIDEO


     
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    Claudio Del Frate per www.corriere.it

     

    marco lisei galeazzo bignami marco lisei galeazzo bignami

    «Qui abita Mohamed con la famiglia...qui due albanesi...in questa palazzina altri immigrati...»: in un video pubblicato su Facebook e in seguito rimosso due esponenti di Fratelli d’Italia di Bologna hanno effettuato una sorta di «schedatura» passando in rassegna citofoni e portoni e mostrando nomi e cognomi e indirizzi degli stranieri che occupano alloggi popolari del capoluogo emiliano.

     

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    Un modo - a loro dire - di denunciare come i criteri di assegnazioni delle case pubbliche penalizzino gli italiani. Ma i due ora dovranno fare i conti con una segnalazione al Garante della privacy e possibili conseguenze legali per istigazione all’odio.

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    La privacy? «Non ce ne frega»

    Protagonisti dell’iniziativa sono stati il deputato Galeazzo Bignami e il consigliere comunale Marco Lisei, entrambi appartenenti al partito di Giorgia Meloni. Sono stati passati in rassegna diversi fabbricati di alloggi popolari a Bologna: l’inquadratura mostra i nomi sui portoni e sui campanelli d’ingresso sottolineando in molti casi come la maggioranza degli inquilini siano immigrati.

     

    marco lisei galeazzo bignami marco lisei galeazzo bignami

    Famiglie che occupano abusivamente quelle case? Che non sono in regola con il pagamento dei canoni? Il video non lo specifica, si limita a mettere in evidenza l’origine di chi vi abita per arrivare a dimostrare una «discriminazione» a danno degli italiani. E la riservatezza? «Ci diranno che stiamo violando la privacy - dice Bignami - ma non ce ne frega assolutamente nulla, perché se stai in un alloggio popolare e c’è il tuo nome sul campanello bisogna che ti metta nell’ottica che poi qualcuno può andare a vedere».

    giorgia meloni galeazzo bignami giorgia meloni galeazzo bignami

     

    La denuncia: «Come i nazisti»

    L’intemerata non è passata inosservata: Cathy La Torre, avvocata bolognese e promotrice della campagna «Odiare ti costa» ha prima denunciato l’episodio su twitter e poi presentato un esposto al Garante della privacy . Si tratterebbe a suo avviso di un comportamento che viola le basilari norme della privacy (i dati sono stati diffusi senza il consenso degli interessati) ma non solo.

    galeazzo bignami galeazzo bignami

     

    «Sulle case e i negozi degli ebrei i nazisti affiggevano cartelli che potessero agevolarne il riconoscimento. Oggi il censimento della razza che “ruba” agli ariani si fa con telecamera» scrive La Torre. «Quelle famiglie - prosegue - abitano in quelle case legittimamente, non le hanno rubate a nessuno, sono state assegnate loro per diritto. Quale sarebbe la loro colpa? Perché sottoporli a questa violenza? Ovviamente la loro colpa è essere stranieri, essere di un’altra “razza”, essere carne da macello elettorale».

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