donald trump bolsonaro
1 - BRASILE: MEDIA, SILENZIO BOLSONARO SEGNALE A FRANGE RADICALI
(ANSA) - Il mancato riconoscimento del presidente conservatore Jair Bolsonaro (Pl) della vittoria dell'avversario Luiz Inacio Lula da Silva alimenta la tensione in Brasile. I sostenitori più radicali del leader di destra si stanno organizzando su internet per mantenere i blocchi di strade e autostrade (proteste adesso allargate a 20 stati su 27), e per raggiungere l'area dei Palazzi del potere a Brasilia, dove le forze dell'ordine hanno predisposto un ampio servizio d'ordine, secondo quanto pubblica l'online di informazione Estadao.
luiz inacio lula da silva dopo la vittoria
Su Telegram, queste frange intransigenti pianificano di arrivare all'Esplanade de ministerios, e parlano di "resistenza armata". I manifestanti incoraggiano anche l'incontro davanti al quartier generale dell'Esercito nella capitale federale. Un gruppo di sostenitori del presidente si trova già con le bandiere bolsonariste nel settore militare vicino alla sede del comando dell'edsercito.
luiz inacio lula da silva dopo la vittoria 2022
2 - BRASILE: SIT-IN DEI BOLSONARISTI DAVANTI ALLE CASERME
(ANSA) - Cresce il caos in Brasile, dopo l'elezione a presidente di Luiz Inacio Lula da Silva: oltre ai blocchi stradali in corso in almeno 20 Stati, i 'bolsonaristi' si stanno organizzando per sit-in davanti alle caserme per chiedere l'"intervento federale". La convocazione, fatta attraverso gruppi WhatsApp, mirerebbe a dare tempo al presidente uscente, Jair Bolsonaro, di pronunciarsi ufficialmente sul risultato elettorale. L'obiettivo finale dei dimostranti - secondo alcuni opinionisti - sarebbe quello di far invocare l'articolo 142 della Costituzione, che prevede l'intervento delle Forze armate per "ristabilire l'ordine tra i poteri".
BOLSONARO TRUMP
3 - BOLSONARO RIFIUTA LA SCONFITTA E SPINGE LA RIVOLTA DEI TIR
Emiliano Guanella per “La Stampa”
Incendiare il Brasile o ammettere una volta per tutte la sconfitta? Mentre Lula riceve presidenti e leader di sinistra sudamericani in un hotel a San Paolo, Bolsonaro è rimasto barricato nel palazzo del Planalto di Brasilia, un presidente Nerone disposto a scatenare la furia di camionisti, gli ultimi alleati nel suo goffo progetto da Trump dei Tropici.
luiz inacio lula da silva 5
La sconfitta al ballottaggio ha sconvolto il capitano e il suo clan; i tre figli, qualche militare e i pastori evangelici neo-pentecostali con la moglie Michelle. Dio, Patria e Famiglia, la spina dorsale della sua campagna, è diventata una formula schiacciata nel dubbio amletico sul che fare, la linea sottile tra il calcolo e la pazzia. Triste, solitario e finale, abbandonato da quegli ingrati dei partiti di destra che grazie a lui sono diventati senatori, deputati e governatori e che ora non vogliono certo perdere la poltrona. Jair Messias ha sbraitato per ore, camminando nei saloni del palazzo progettato dall'architetto comunista Oscar Niemeyer.
supporter fluido di lula.
Domande che diventano sciabolate all'ego. Come è possibile arrivare così vicini al trionfo e farselo scappare, una rimonta incredibile, sette milioni di voti in più rispetto al primo turno, buttata al vento. Lula, nel frattempo, si gode nella piovosa San Paolo, ogni momento di un ritorno sognato per cinque anni.
«Se mi arrestano - disse nel 2017 prima di finire in carcere - divento un eroe, se mi uccidono sarò un martire, ma se un giorno mi faranno uscire vi prometto che diventerò di nuovo presidente». La vendetta è un piatto che va consumato freddo, molti dicono che da gennaio Lula farà di tutto per far finire il suo rivale dietro le sbarre.
fan di bolsonaro in lacrime
Un duello che potrebbe minare le basi della quarta democrazia del Pianeta. I camionisti organizzati attraverso gruppi di Whatsapp hanno bloccato arterie cruciali del Paese in 18 Stati, come le «strade della soia», una per tutte la BR 163, che parte da Cuiabá e passa da Sinop, la capitale dell'agro business fondata dai fazendeiros figli di emigrati veneti. Da lì si sale verso il Pará, dove la foresta amazzonica brucia sotto il laissez-faire del governo. La rabbia è arrivata alle porte delle grandi metropoli, bloccando le vie di accesso a San Paolo, Rio de Janeiro, Belo Horizonte.
supporter di lula.
Un piano già visto in passato, il Cile di Allende e del golpe di Pinochet insegna. In Sudamerica il commercio passa quasi tutto su strada, con i camion fermi manca cibo, medicine, generi di prima necessità. La geografia politica del Brasile è anche in questo scontro tra la furia energica e destrorsa delle campagne contro la «mollezza» della sinistra delle grandi città. Nel suo assordante silenzio Bolsonaro è tornato alla sua genesi, quella del candidato outsider che frega tutti o del soldato che progetta un attentato in caserma per protestare contro gli stipendi da fame dei bassi ufficiali. La logica è stravolta, non risponde agli appelli dei suoi alleati che gli chiedono un gesto di responsabilità, il primo da quando è presidente.
jair e eduardo bolsonaro trump
Saranno amici o traditori, il suo cruccio è questo. Il presidente della Camera Arthur Lira, il governatore eletto di San Paolo Tarcisio De Freitas, l'ex giudice Sergio Moro, persino Tereza Cristina, la ministra dell'agricoltura amata dalle campagne. Lula osserva da lontano, riceve il presidente argentino Fernandez che lo incorona capo della sinistra nuovamente al potere in Sudamerica. Quando gli si chiede se romperà finalmente con i regimi autoritari di Venezuela e Nicaragua, lui fa il «cinese», predica la teoria della non ingerenza negli affari altrui, dopo aver chiesto ai leader globali per mesi di salvare l'Amazzonia e la democrazia brasiliana. Solo una delle tante contraddizioni dell'uomo dalle mille vite, che torna ad essere presidente in una nazione spaccata in due, con più problemi da risolvere che promesse da mantenere. -
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