Sara Gandolfi per corriere.it
dibattito lula bolsonaro
A quasi 48 ore dalla proclamazione di Lula presidente, Bolsonaro ieri sera ha finalmente rotto il silenzio, leggendo ai giornalisti un discorso di un paio di minuti. Il presidente uscente non ha citato Lula e non ha ammesso la sconfitta alle elezioni di domenica (perse 49,1% a 50,9%). Piuttosto, ha giustificato le proteste in corso nel Paese, provocate, a suo dire, da «un sentimento di indignazione e di ingiustizia per il processo elettorale».
Ha però condannato i blocchi stradali che hanno paralizzato il Brasile, invitando i suoi sostenitori a manifestare in modo pacifico: «Capisco le proteste, ma i nostri metodi non possono essere quelli di sinistra, che hanno sempre danneggiato la popolazione, come l’invasione delle proprietà, la distruzione del patrimonio e la limitazione del diritto di muoversi», ha detto il leader della destra, ringraziando «i 52 milioni di elettori che mi hanno votato».
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Quasi a stemperare le paure, ha aggiunto: «Come presidente e cittadino, continuerò ad adempiere tutti i comandamenti della Costituzione». Subito dopo, il suo staff ha annunciato che aveva autorizzato l’avvio della transizione dei poteri con Lula. Subito dopo si è recato presso la sede del Tribunale supremo federale, che in una nota «sottolinea l’importanza» che il presidente «nel determinare l’inizio della transizione, abbia riconosciuto il risultato finale delle elezioni».
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Per tutto il giorno, il Brasile è stato paralizzato da migliaia di camion che hanno bloccato decine di autostrade, in particolare le grandi arterie verso aeroporti e porti o che uniscono le metropoli. Anche le vetture della scuderia Ferrari, arrivate a San Paolo per il Gran premio di Formula 1, sono rimaste intrappolate. Colpa dei «bolsonaristi», che aspettavano un segnale dal Capitano Bolsonaro. Ma l’ex capitano della Marina è rimasto barricato nei suoi due Palazzi a Brasilia — l’Alvorada dove vive e il Planalto dove ha gli uffici — finché, dopo una riunione con alcuni ministri e generali, ha convocato la stampa.
NEYMAR BOLSONARO
Sfumato il rischio di golpe, il pericolo ora semmai è quello di una guerra civile strisciante fra le frange estreme di un popolo spaccato in due. Da un lato i «bolsonaristi», che sui social diffondono fake news di complotti elettorali; dall’altra i militanti del Movimento dei lavoratori senza tetto, che ieri si sono mobilitati per rimuovere le barricate dei «nemici». Scelta non condivisa dallo storico Movimento dei lavoratori rurali senza terra (i Sem Terra) che ha invitato i propri attivisti a non scontrarsi con i bolsonaristi.
Lula tace, preoccupato. Il segretario generale del Partito dei lavoratori, Paulo Teixeira, ha però accusato Bolsonaro di tenere il Paese sotto ricatto, aggiungendo che il suo comportamento conferma la «mancanza di rispetto verso le istituzioni democratiche». Ieri, in assenza di qualsiasi azione da parte del governo, è toccato al Tribunale Supremo tentare di fermare le proteste. Il giudice Moraes ha intimato al capo della polizia stradale — che aveva invitato a votare Bolsonaro — di far sgomberare i mezzi, altrimenti sarebbe stato licenziato.
protesta contro bolsonaro ad anguillara veneta
Molti temono ancora che Bolsonaro voglia imitare il «cattivo maestro» Donald Trump che resistette per settimane prima di concedere la vittoria a Biden, a pochi giorni dall’insediamento. Gli analisti escludono però la possibilità di un golpe. «Non ha l’appoggio dei settori più importanti del sistema politico e dei media. E non sembra avere il sostegno dei militari», sostiene Claudio Coto, politologo della Fondazione Getulio Vagas. «Bolsonaro è isolato, lo seguirebbero solo i camionisti e alcuni politici radicali».
BOLSONARO CON MAGLIA DELLA LAZIO