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    “BOONE PICKENS SI E’ SPENTO MA I SUOI POZZI BRUCERANNO ANCORA”: SE NE VA A 91 ANNI IL PETROLIERE CHE ISPIRÒ PURE J.R. DI "DALLAS" - TRIVELLÒ IL PRIMO POZZO CON 2.500 DOLLARI, POI DIVENNE MILIARDARIO. REPUBBLICANO CONVINTO, FINANZIO’ GENEROSAMENTE G.W.BUSH E TRUMP - "ERA IL GORDON GEKKO DEL PETROLIO", SCRISSE DI LUI IL 'NEW YORK TIMES'. DIFFERENZA NON DA POCO CON GEKKO: PICKENS NON È MAI FINITO IN PRIGIONE…


     
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    Nino Materi per il Giornale

     

    boone pickens boone pickens

    Quando a Hollywood decisero di trasformare la telenovela Dallas in un film sbanca-box office, la domanda sgorgò come il primo getto di petrolio da un pozzo appena trivellato: «Chi sarà il nuovo J.R.?».

     

     

    Qualcuno pensò subito a lui: Boone Pickens che il petroliere ricco e perfido lo faceva davvero, mica per fiction. Pickens, per sua fortuna, non aveva una moglie inquieta e alcolista come Sue Ellen, ma per il resto era il prototipo del tycoon che si era fatto da sé. Partendo con un prestito di 2.500 dollari per finire con un patrimonio immenso, difficile addirittura da quantificare.

     

    Pickens è morto ieri all'età di 91 anni e negli States qualcuno ha subito fatto una battuta cinica, «Boone si è spento, ma i suoi pozzi bruceranno ancora». Cosa che, per un petroliere, è pur sempre una bella soddisfazione; come fu una bella soddisfazione ispirare appunto la figura di J.R., il cattivo tv per antonomasia.

     

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    È stato tante cose il vecchio Pickens, comprese quelle più improbabili per uno che è diventato miliardario bucherellando la terra a caccia di giacimenti di oro nero. Un esempio? Lui amava definirsi «ambientalista», che per un petroliere è paradossale almeno quanto un produttore di carrarmati che si definisca pacifista. Era malato da tempo e ieri, per l'ultima volta, ha ammirato il panorama di trivelle che circondava la sua villa in Texas (e dove se no?).

     

    Se n'è andato così, con la convinzione di essere un «filantropo» e con un libro sul comodino: Il primo miliardo è il più difficile, bestseller scritto da lui stesso nel 2008. Una specie di «bibbia» per chi vuole diventare un magnate senza paura di sporcarsi le mani, e non necessariamente per colpa del nero del greggio. Ma Boone, a differenza del macchiettistico J.R. tutto sigaro, whisky e cappellaccio, era un illuminato. Capace di moltiplicare i dollari anche con l'esatto contrario del business che lo aveva già reso ricco. Per questo lanciò il suo piano per «ridurre la dipendenza degli Usa dal petrolio, investendo nelle rinnovabili».

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    Progetti che però necessitavano, al di là dei soldi e delle buone (se pur interessate) intenzioni, di amicizie influenti. Perché ogni mondo è paese, e gli Usa non fanno certo eccezione. Per questo Pickens non si è fatto scrupolo di finanziare generosamente prima la corsa alla Casa Bianca di George W. Bush e poi quella di Donald Trump. Insomma, un repubblicano convinto; convinto soprattutto del fatto che foraggiando uno (anzi, due) presidenti, anche per lui ci sarebbe stata biada a volontà.

     

    Il curriculum di Boone è quello di un classico self made man griffato American Dream: il primo pozzo nel 1954, dopo essersi laureato in Geologia ed aver lavorato per 3 anni per la Phillips Petroleum. «Ho iniziato con 2.500 dollari in contanti ed un prestito bancario da 100mila dollari», ricordava orgogliosamente. Ancora oggi la sua ex società, la Mesa Petroleum, portata in Borsa nel 1964, è una delle più grandi compagnie petrolifere degli Stati Uniti.

     

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    La salute dell'«oracolo del petrolio», come veniva chiamato Pickens, adorato dai media americani, ha cominciato a deteriorarsi nel 2017, in seguito ad una serie di infarti. «Era il Gordon Gekko del petrolio», scrisse di lui il New York Times, riferendosi al film Wall Street di Oliver Stone del 1987.

    Differenza - non da poco - con Gordon Gekko: Pickens non è mai finito in prigione.

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