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    “NEL MIO APPARTAMENTO, IN QUELLA CHE OGGI E’ LA STANZA DEGLI OSPITI ANTICAMENTE C'ERA UNA FAMOSA 'CASA CHIUSA'" - ENRICO VANZINA: "QUANDO SCRIVEVO QUI, ERA UN PO' COME SE AVVERTISSI QUELLE CONTURBANTI PRESENZE” – LA COLLEZIONE FATTA DI PASTICCHE E CAPSULE COLORATE: “VIVO DI INTEGRATORI DI CUI SO TUTTO. ALMENO UNA VOLTA AL GIORNO, CONSULTO QUALCHE PAGINA DELLA "VITAMIN BIBLE", LA BIBBIA DELLE VITAMINE DI EARL MINDELL”  


     
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    Vania Colasanti per “la Repubblica – Edizione Roma”

     

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    «Tutto il piacere del viaggio, come diceva Eugenio Montale, sta nel fatto che poi si ritorna. Ho passato la vita più in giro che a Roma. La casa è la certezza che ho delle radici, ovunque io sia, e sono felice di esser tornato ad abitare in centro, non lontano da dove sono nato».

     

    Enrico Vanzina - 120 film tra sceneggiature, regia e produzione - vive in un appartamento nel rione Campo Marzio, vicinissimo a piazza San Lorenzo in Lucina.

    Il salotto ha i colori caldi di Roma: ocra e rosso, impastati dalle luci che alle pareti illuminano i quadri della sua collezione di " conversation pieces": opere che ritraggono personaggi intenti a dialogare, come fossero gruppi di famiglia in un interno.

     

    E per restare nel mondo del cinema, Vanzina si siede al pianoforte che le regalò la madre e il salotto si riempie delle note di " C'era una volta in America" di Ennio Morricone.

    «Chi fa il cinema deve conoscere la pittura e la musica. Mio padre, che era anche un grande disegnatore, ha cresciuto me e mio fratello Carlo portandoci nei musei » . E persino sui set di " Un americano a Roma", " Un giorno in pretura", "Guardie e ladri": capolavori del padre Steno - pseudonimo dello sceneggiatore e regista Stefano Vanzina - di cui restano divertenti foto sulle mensole dello studio. Ecco i piccoli fratelli Vanzina sulle ginocchia di Alberto Sordi con il cappello da cowboy, o ancora Enrico, a 2 anni, che guarda corrucciato Aldo Fabrizi vestito dal mitico brigadiere.

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    «Ma le mie sceneggiature, i miei articoli, i miei libri - gli ultimi sono " Diario diurno" e " Il cadavere del Canal Grande" per l'Harper-Collins - non nascono in questo studio. Mi sveglio tutti i giorni alle 6.15 e alle 7.00 sono già nel mio ufficio ai Parioli. Quando al mattino esco di casa, mi sento padrone della zona, non c'è ancora nessuno in giro e ogni volta scopro cose meravigliose della città. Questo è l'appartamento di mia moglie - Federica Burger - e grazie a lei, 40 anni fa, mi sono riappropriato del centro di Roma».

     

     

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    C'è poi una stanza che ha avuto un passato a luci rosse e che è oggi riservata agli ospiti. « Anticamente in quest' ala dell'appartamento c'era una famosa " casa chiusa". E quando scrivevo qui, era un po' come se avvertissi quelle conturbanti presenze».

     

    Tra casa e ufficio Enrico Vanzina ha oltre ventimila libri. «Anche se non li ho letti tutti, li conosco uno ad uno. Mi piace la consistenza e l'odore della carta. Caposaldo è senz' altro La Recherche: sono pazzo di Proust e qui ho la prima edizione Gallimard che era di mio padre. C'è poi un quadro a cui sono molto legato: un'opera di Filippo De Pisis che realizzò apposta per la mia nascita. Ritrae un calamaio con una penna che sono stati benauguranti per il mio mestiere.

     

     Più dei tanti riconoscimenti legati al cinema, sono orgoglioso del premio giornalistico Biagio Agnes, ricevuto nel 2015, ma anche del premio Flaiano, scrittore e sceneggiatore che ha illuminato la mia vita e che rispecchia la mia anima pop». Poi Enrico Vanzina apre la porta del bagno e mostra fiero una curiosa collezione fatta di pasticche e capsule colorate: «Vivo di integratori di cui so tutto. Almeno una volta al giorno, consulto qualche pagina della " Vitamin bible", la bibbia delle vitamine di Earl Mindell ». Ma non si nutre solo di integratori, come dimostra il frigorifero con verdure lesse, yogurt e formaggi. E accanto c'è anche un frigo dedicato solo ai vini bianchi, mentre i rossi si affacciano ordinati da un'apposita scaffalatura nella parte alta della cucina. « Quanto alla manualità, sono negato. Non trovo mai il wifi, combatto sempre con le sintonizzazioni della tv. Per fortuna c'è mia moglie che è tedesca e che è bravissima. Imbattibile anche in cucina: prepara la pasta meglio degli italiani. Citando un'eccellenza dei fornelli, lei è la Heinz Beck della mia vita».

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