Luigi Ippolito per www.corriere.it
bici inghilterra boris johnson
Non ci ha messo molto a diventare milionario: a Boris Johnson sono bastati solo quattro discorsi. Dopo aver lasciato Downing Street poco più di tre mesi fa, l’ex premier britannico si è subito messo a dispensare il suo verbo a peso d’oro: a metà ottobre ha incassato 300 mila dollari per parlare a una conferenza di assicuratori in America, il 9 novembre si è intascato altri 300 mila dollari per comparire davanti a una banca d’affari americana, una settimana dopo ha riscosso quasi la stessa cifra per un ricevimento in India, all’Hindustan Times, infine il 23 novembre ha guadagnato 250 mila euro per intervenire al Global Summit della Cnn a Lisbona.
A questo malloppo va aggiunto anche un discorso a una conferenza sulle criptovalute a Singapore a dicembre, il cui ammontare non è stato però ancora dichiarato.
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Ma già con quanto è stato reso pubblico, i giornali inglesi hanno calcolato che a Johnson sono bastate appena 33 ore e mezza di lavoro per superare la soglia del milione di sterline (poco meno di un milione e 200 mila euro), a un tasso di oltre 35 mila euro l’ora. Non male, per uno che quando faceva il capo del governo si lamentava sempre di essere al verde: Boris, col suo stipendio da premier (circa 180 mila euro l’anno) non riusciva a mantenere la sua famiglia, l’ex moglie e i numerosi figli sparsi in giro, per cui era sommerso di debiti e ricorreva spesso e volentieri alle donazioni di facoltosi amici.
BORIS JOHNSON IN MIMETICA 3
Finanziatori che continuano a sostenerlo: uscito da Downing Street, Boris si è ritrovato senzatetto, perché la casa che aveva acquistato a Londra assieme alla moglie Carrie è affittata, ma è intervenuto subito Lord Bamford, gran donatore del partito conservatore, che gli ha fornito un alloggio gratuito equivalente finora a circa 50 mila euro.
Adesso che è un semplice deputato, Johnson guadagna meno di 100 mila euro l’anno, ma gli analisti stimano che la sua capacità di guadagno sia di 5 milioni, se si considerano discorsi, articoli e libri.
RISHI SUNAK BORIS JOHNSON
Il vecchio vizio di violare le regole, che gli è già costato il posto, Boris però non lo ha perso: in teoria, avrebbe dovuto aspettare tre mesi prima di mettersi al soldo di qualcun altro, ma lui se ne è fregato, tanto non ci sono sanzioni, solo il rimprovero morale, che su di lui scivola notoriamente come l’acqua.
L’attivismo di Johnson non si ferma tuttavia a «mettere fieno in cascina», come dice lui: Boris non sembra avere nessuna intenzione di lasciare la scena politica, tanto che ha già annunciato che si ricandiderà a deputato alle prossime elezioni, che si terranno fra due anni.
Ma intanto si agita a destra e a manca, pungolando nel fianco il governo di Rishi Sunak : il suo tema preferito resta l’Ucraina, di cui è sostenitore della prima ora, tanto che qualche giorno fa ha esortato il premier a fornire missili a lungo raggio a Kiev per «far fuori» le rampe di lancio russe (cosa che Londra al momento non ha intenzione di fare). Poi Boris si è volto alla politica interna e ha dato il suo appoggio a un progetto di legge per ignorare le decisioni della Corte europea dei diritti umani in materia di deportazione degli immigrati irregolari, un tema che per Sunak è particolarmente spinoso.
BORIS JOHNSON
Infine si è unito a un rivolta parlamentare che ha costretto il governo a una marcia indietro sull’energia eolica. Insomma, Johnson resta una presenza ingombrante sul palcoscenico britannico, tanto più che i giornali stigmatizzano «l‘’invisibile Rishi», un premier che appare poco e tiene un profilo basso. Anche perché a tenere banco c’è sempre Boris.