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(ANSA) - Potrebbe spuntare anche una candidatura di Boris Johnson, premier britannico avviato obtorto collo a lasciare Downing Street il 5 settembre, dopo essersi dovuto dimettere da leader del Partito Conservatore, nella partita per la successione nel 2023 al norvegese Jens Stoltenberg come segretario generale della Nato.
boris johnson volodymyr zelensky a kiev
Almeno secondo quanto scrive il Daily Telegraph, giornale filo-Tory, che ipotizza un sostegno Usa all'idea, nel caso in cui la proposta dovesse mai concretizzarsi davvero sul tavolo, tenuto conto del contesto di scontro duro con la Russia di Vladimir Putin e del recente ruolo leader di BoJo fra gli alleati europei nella strategia dell'aiuto militare all'Ucraina di Volodymyr Zelensky.
boris johnson jens stoltenberg
L'ipotetica discesa in campo raccoglierebbe l'appoggio scontato delle repubbliche baltiche ex sovietiche, dei Paesi Nato dell'Europa centro-orientale e probabilmente di quelli scandinavi. Nonché - dall'esterno - l'entusiasmo dell' "amico Volodymyr": che proprio ieri Boris ha insignito con un premio intitolato a Winston Churchill, paragonandone "l'eroismo" a quello del primo ministro della Vittoria sul nazismo.
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A sbarrare il passo a Johnson - in una corsa per la quale s'è fatto pure il nome di Mario Draghi - potrebbe essere tuttavia Parigi. Tanto più tenuto conto delle ombre addensatesi nel tempo sul carattere del premier britannico uscente e della sua immagine di portabandiera della Brexit, che paradossalmente si ritroverebbe da numero 1 della Nato a doversi trasferire a Bruxelles alla guida di un'organizzazione i cui membri fanno parte in maggioranza anche dell'Ue.
Sul fronte interno al Regno Unito, la campagna del Telegraph è comunque sostenuta apertamente da deputati Tory come Richard Drax o Mark Francois, entrambi brexiteer ed entrambi componenti della commissione Difesa della Camera dei Comuni. Ma fra gli alti comandi delle stesse forze di Sua Maestà non manca lo scetticismo di chi si aspetta nel caso "il veto" del presidente francese Emmanuel Macron. "La realtà - ha commentato una fonte militare - è che il segretario generale della Nato dev'essere designato all'unanimità. E quindi c'è bisogno del sostegno americano, ma anche che la Francia dica 'oui'".
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