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    PUOI CANCELLARE I NOMI, MA NON LO SCANDALO - BORIS JOHNSON RIMANE INCOLLATO ALLA SEDIA, MA IL PARTYGATE STA DIVENTANDO UNA VALANGA: GLI INCARICATI DELLE PULIZIE HANNO TROVATO NELL'ABITAZIONE DEL PREMIER MACCHIE DI VINO SUI MURI, VOMITO SULLA MOQUETTE, BOTTIGLIE VUOTE, AVANZI DI CIBO, SEGNI DI RISSE. DUE PARTECIPANTI HANNO TROMBATO DURANTE UNO DEI FESTINI. MA C’È DI PIÙ: TRE SEGRETARI DI JOHNSON HANNO ESERCITATO PRESSIONI SU SUE GRAY PERCHÉ CANCELLASSE DAL RAPPORTO CIRCA QUINDICI NOMI DEI TRENTA CHE COMPARIVANO: TRA QUESTI ANCHE QUELLO DELLA MOGLIE DEL PREMIER E…


     
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    Vittorio Sabadin per “il Messaggero”

     

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    Jeremy Wright, autorevole esponente del partito conservatore britannico, già procuratore generale del governo con David Cameron e Theresa May, ha chiesto che Boris Johnson si dimetta per il bene del Paese e per ridare dignità alle istituzioni che così malamente rappresenta. Il primo ministro è in un angolo, ma non si arrende: sa che prima che il partito si metta d'accordo su un successore passerà molto tempo e potranno accadere molte cose.

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    I PARTY Ma lo scandalo delle feste organizzate al numero 10 di Downing Street, mentre nel resto del Paese la gente non poteva uscire di casa, ha ormai le dimensioni di una valanga. I cittadini che si apprestano a festeggiare giovedì i settant' anni di regno della Regina, la più amata per la sua correttezza e per l'esemplare contegno, sono sconcertati da quello che leggono.

     

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    Non è solo la violazione delle regole che il governo stesso aveva stabilito a fare imbestialire i britannici: è l'arroganza dimostrata nel violarle, la convinzione di appartenere a una élite che si può concedere qualunque cosa. Il rapporto di Sue Gray, la funzionaria incaricata di indagare, ha svelato particolari sconcertanti.

     

    Gli incaricati delle pulizie hanno trovato nelle stanze dell'abitazione del premier macchie di vino sui muri, vomito sulla moquette, bottiglie vuote, avanzi di cibo, segni di risse.

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    Niente del genere era mai accaduto prima al numero 10, sotto qualsiasi altro primo ministro. La mattina dopo, le stesse persone dicevano alla gente che era vietato recarsi in ospedale ad assistere un parente che stava morendo.

     

    IL RAPPORTO Ma per evitare lo scandalo si è fatto anche di peggio. Secondo quanto riferito dal Times, tre segretari di Johnson hanno esercitato pressioni su Sue Gray perché ammorbidisse il suo rapporto, cancellando la metà dei nomi delle persone che vi comparivano, circa quindici su trenta. Tra i nomi da cancellare ci sarebbe stato anche quello della moglie di Johnson, Carrie Symonds, organizzatrice di due feste: una per il compleanno del marito, l'altra per celebrare la vittoria sull'odiato consigliere del premier, Dominic Cummings, appena licenziato. Al termine della baldoria due coppie avrebbero pure fatto sesso, dicono le voci a Westminster, ma nei rapporti non se ne parla.

     

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    Anche Scotland Yard ha cercato di dare una mano a Johnson, conducendo un'indagine che si è conclusa con poche multe da poche sterline, una sola per il primo ministro. Nel rapporto di Gray sono evidenziate almeno dodici occasioni in cui i partecipanti ai party hanno violato la legge sapendo di farlo e scambiandosi consigli al telefono su come non essere scoperti. Johnson era presente per celebrare eventi o salutare funzionari in uscita. Si giustifica dicendo che ci andava per fare un brindisi e scappare via, e non sapeva nulla di quello che accadeva dopo.

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    Ma nessuno gli crede: complessivamente sono state considerate colpevoli 83 persone, facendo del numero 10 di Downing Street l'indirizzo del Regno Unito nel quale si è violata di più la legge sul Covid.

     

    DIMISSIONI Se si votasse oggi, il partito conservatore perderebbe 85 degli 88 seggi che sono abitualmente in bilico con i laburisti e il premier non sarebbe rieletto nel suo collegio. Non se ne può più, ma non si riesce a mandarlo via. «Johnson ha scritto Wright nel chiederne le dimissioni - ha fatto un danno reale e duraturo alla reputazione non solo di questo governo ma alle istituzioni e all'autorità del governo più in generale».

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    Una considerazione espressa domenica sull'Observer, in toni molti più crudi, anche da Andrew Rawnsley, principale commentatore politico del settimanale: «Puoi pulire le macchie di vino sui muri e pulire il vomito sul tappeto, ma sono le nostre istituzioni che avranno bisogno di una pulizia profonda una volta che il festaiolo del numero 10 sarà finalmente portato fuori con la spazzatura».

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