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    LA VALANGA BORIS TRAVOLGE L'UE - JOHNSON TRIONFA IN GRAN BRETAGNA. BREXIT PIU’ VICINA: IL VOTO PRIMA DI NATALE – “CON L’USCITA DALL’UE ANDREMO FINO IN FONDO E UNIREMO IL PAESE. IL LAVORO COMINCIA OGGI” - I CONSERVATORI HANNO LA MAGGIORANZA ASSOLUTA, VOLA LA STERLINA - DISFATTA DEI LABURISTI, IL PASSO INDIETRO DI CORBYN: “NON GUIDERO’ IL PARTITO IN ALTRE ELEZIONI "- SHOCK LIBDEM, LA LEADER JO SWINSON NON RIELETTA - TRIONFO INDIPENDENTISTA A EDIMBURGO: SCENARIO CATALANO? – VIDEO


     
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    Da corriere.it

     

    BORIS JOHNSON BORIS JOHNSON

    Boris Johnson ha stravinto le elezioni e il mandato sulla Brexit è chiaro: il voto sull’uscita dall’Europa avverrà prima di Natale. I conservatori hanno conquistato 361 seggi su 650 e il primo ministro — rieletto nel seggio di Uxbridge — può quindi contare ora su una maggioranza assoluta. Una sconfitta schiacciante per i laburisti, che si fermano a 203 seggi e mettono ora in discussione la leadership di Jeremy Corbyn.

     

    Johnson, ringraziando gli elettori e invocando il «forte mandato ricevuto», ha assicurato: «Con la Brexit andremo fino in fondo e uniremo il Paese. Il lavoro comincia oggi». Dopo aver ammesso un risultato «molto deludente», invece, il leader dei Labour Corbyn non ha annunciato le dimissioni immediate ma — rieletto deputato per la decima volta nel collegio londinese di Islington Nord — ha detto che non sarà più lui a capo del partito «alle prossime elezioni» tra 5 anni ma che lo guiderà «in una fase di riflessione» sull’esito del voto restando in Parlamento. I liberal democratici hanno ottenuto 11 seggi ma perso la loro figura di spicco: la leader Jo Swinson non è stata rieletta e non potrà — per legge — guidare il partito.

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    Dopo tre anni di stallo dal referendum sulla Brexit la Gran Bretagna ha scelto di votare a favore dei conservatori e di un primo ministro determinato a siglare a tutti i costi il divorzio dall’Unione europea. Molti sono però i nodi ancora da sciogliere. La Scozia minaccia la secessione e il Partito nazionale scozzese ha conquistato 48 seggi. Per Johnson il primo passo sarà dunque naturalmente lasciare l’Ue, alla ricerca di una rinascita economica basata su nuovi accordi internazionali. Una volta completata l’uscita, il primo ministro penserà al resto: la sanità, le scuole, le comunità rurali in difficoltà, il degrado delle città.

     

    Tra i primi a complimentarsi per il risultato il presidente Usa Donald Trump che su Twitter ha scritto: «Congratulazioni a Boris Johnson per la sua fantastica VITTORIA! La Gran Bretagna e gli Stati Uniti saranno ora liberi di concludere un nuovo vasto accordo commerciale dopo BREXIT. Questo accordo ha il potenziale per essere molto più grande e più redditizio di qualsiasi accordo che potrebbe essere fatto con l’Ue».

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    BORIS SFONDA ANCHE NELLE ZONE ROSSE SCONTRO CON I SEPARATISTI IN SCOZIA

    Luigi Ippolito per corriere.it

     

    Dopo Margaret Thatcher, Boris Johnson. I conservatori britannici, sotto la guida dell’attuale premier, hanno ottenuto il più grande trionfo dai tempi della Lady di ferro. Una maggioranza assoluta schiacciante: 365 seggi contro i 203 laburisti. Che consentirà a Boris di portare rapidamente a termine la Brexit, mentre il futuro del leader laburista Jeremy Corbyn è in bilico.

     

    Zone operaie

    Un trionfo, quello dei conservatori, che ha completamente riscritto la mappa elettorale della Gran Bretagna: i Tories hanno sfondato nelle zone rosse dell’Inghilterra, quelle aree operaie del Nord e del Centro che erano laburiste da sempre ma che avevano votato nel 2016 a favore della Brexit. Quella working class bianca è stata sedotta dal messaggio semplice e chiaro di Jonson: Get Brexit Done, portiamo a termine la Brexit. Perfino il seggio che una volta era di Blair è andato ai conservatori.

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    I prossimi cinque anni

    La Gran Bretagna ha ora, presumibilmente per i prossimi cinque anni, un leader indiscusso con un mandato forte: come ai tempi della Thatcher prima e di Tony Blair poi. Resta da vedere come Boris userà questo trionfo: e dopo aver esasperato i toni per raggiungere la vittoria, molti prevedono ora una svolta moderata, adesso che ha le mani libere e non deve rende conto alla destra del partito.

     

    Secessione unilaterale?

    Sul piano dei partiti minori, sono andati molto bene in Scozia i nazionalisti: ed è verosimile che ora chiederanno al più presto un nuovo referendum sull’indipendenza. Che Boris però non è disposto a concedere, col rischio di aprire uno scenario «catalano», di secessione unilaterale. Delusione invece per i liberal-democratici, la cui leader Jo Swinson non è stata neppure rieletta.

     

    CORBYN, NON GUIDERÒ PARTITO IN ALTRE ELEZIONI

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     (ANSA) Jeremy Corbyn non annuncia le dimissioni immediate da leader del Labour dopo quello che ammette essere stato un risultato "molto deludente" nelle elezioni britanniche di ieri. Corbyn, rieletto deputato per la decima volta nel collegio londinese di Islington Nord, annuncia che non guiderà più il partito "in un'altra elezione", ma che resta in Parlamento e per il momento si propone di "guidare il Labour in una fase di riflessione" sull'esito del voto, in vista di una prevedibile rinnovamento dei vertici.

     

    SHOCK LIBDEM, LEADER JO SWINSON NON RIELETTA

     (ANSA) Shock anche per i liberaldemocratici nelle elezioni britanniche: la 39enne neo-leader del partito più radicalmente anti-Brexit del lotto, Jo Swinson, che aveva cercato di proporsi addirittura come una rivale diretta di Boris Johnson e di Jeremy Corbyn, non solo non è riuscita a far avanzare la sua formazione, ma è stata bocciata anche a livello personale nel collegio di Dumbartonshire East: scalzata per 149 voti da Amy Callaghan, indipendentista scozzese dell'Snp. Swinson non però annunciato le dimissioni da leader.

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