Anna Zafesova per “La Stampa”
discorso di boris johnson al parlamento ucraino
Nel "Servo del popolo", la brillante serie comica che ha portato al potere Volodymyr Zelensky, c'è una scena esilarante, con gli oligarchi avversari del presidente onesto che giocano a un Monopoli disegnato a forma dell'Ucraina, contendendosi porti, miniere e fabbriche. Ieri a Davos il leader ucraino ha proposto una nuova versione di questo gioco alla business community del mondo intero.
boris johnson volodymyr zelensky a kiev
Ogni Paese, città o società estera potrà "adottare" una regione, o un settore industriale dell'Ucraina, per partrocinarne l'immensa opera di ricostruzione postbellica, una partita valutata per ora - a guerra ancora lontana dalla conclusione, e in maniera totalmente approssimativa - in 500-600 miliardi di dollari.
BORIS JOHNSON E ZELENSKY A KIEV
Un disastroso buco senza fondo, che però potrebbe diventare anche l'affare del secolo, con un nuovo piano Marshall, che l'Occidente e in particolare l'Europa probabilmente finanzieranno e garantiranno, almeno in parte.
BORIS JOHNSON E ZELENSKY A KIEV
Molti hanno ricordato in questi mesi il passato di attore di Zelensky, per spiegare la sua immensa abilità nella comunicazione, che gli ha fatto vincere con grande distacco la classifica dei personaggi più importanti dell'anno votata dai lettori della rivista Time.
BORIS JOHNSON E ZELENSKY A KIEV
Pochi si ricordano che il presidente ucraino è anche un imprenditore di successo: i film e le serie creati dalla sua casa di produzione sono tra i campioni di incassi, anche in Russia. Sa benissimo che parlare agli imprenditori di diritti, di libertà, dei morti di Bucha, significa parlare a loro come persone, ma non ai loro bilanci, ai dividendi che devono versare ai loro azionisti e agli stipendi che devono pagare ai loro dipendenti.
ZELENSKY E BORIS JOHNSON A KIEV
E così sceglie di parlare da uomo d'affari e dire loro che il mio Paese diventerà il più grande progetto infrastrutturale e tecnologico dell'Europa. Chi arriva prima si prende il meglio (è da qualche settimana che gira la voce che la ricostruzione di Kyiv e regione verrà patrocinata dal Regno Unito, un diritto di prelazione conquistato da Boris Johnson con il suo appoggio militare e politico).
ZELENSKY E BORIS JOHNSON A KIEV
Ma ci saranno ricche occasioni di investimento per tutti: bisognerà ricostruire ponti che ora vengono fatti saltare, magazzini centrati dai missili russi, fabbriche devastate dalle bombe e quartieri interi rasi al suolo. Bisognerà ricoltivare campi bruciati e rimettere in piedi scuole e ospedali inceneriti, riasfaltare strade sbriciolate dai cingolati dei carri e ricostruire da zero gli aeroporti, colpiti dai missili russi già nelle prime ore.
ZELENSKY E BORIS JOHNSON A KIEV
Un cantiere immenso, in un Paese che ha appena dimostrato di avere una capacità di mobilitazione e una popolazione preparata, con la guerra che potrebbe far esplodere, tra tante altre cose, anche le reti di complicità corrota degli oligarchi.
ZELENSKY E BORIS JOHNSON A KIEV
Zelensky promette particolari privilegi alle società che esitano ancora ad uscire dal mercato russo, e ai Paesi che temono di voltare le spalle a Mosca, forse anche a quella Cina la cui delegazione a Davos è l'unica a non applaudire in piedi il suo discorso. Si rivolge proprio a quei seguaci della "real politik" che - come lui sa benissimo - stanno premendo oggi sui governi per fermare gli scontri, concedere a Putin pezzi di Ucraina per "salvare la faccia" e togliere almeno una parte delle sanzioni contro la Russia per tornare a farci affari.
Boris Johnson e Volodymyr Zelensky 2
Il suo messaggio ai giocatori del Monopoli è straordinariamente pragmatico: mentre il rischio Paese della Russia è alle stelle, il piano Marshall ucraino potrebbe diventare un motore propulsivo di portata continentale di cui si sentiva il bisogno, e sul quale si sta già lavorando, a Kyiv come a Bruxelles e Washington. Chi deciderà di restarne fuori rischia non solo di puntare su un alleato imbarazzante, ma di fare anche un calcolo sbagliato.