Barbara Jerkov per "il Messaggero"
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Presidente Boschi, l'avete affossata voi di Italia Viva la legge Zan in Senato? «No», risponde secca la presidente dei deputati renziani.
«La legge l'hanno affossata M5S e Pd con una strategia suicida. Da mesi diciamo che con lo scrutinio segreto non ci sarebbero stati i voti, a meno di cercare di allargare la maggioranza concordando delle modifiche al testo. Purtroppo hanno scelto il muro contro muro. E questi sono i risultati. I traditori Conte e Letta li devono cercare tra i loro senatori».
Ha sentito gli applausi del centrodestra subito dopo il voto? Vuol dire che in questo Parlamento c'è chi una legge contro l'omofobia in realtà non l'ha mai voluta?
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«Una brutta, brutta pagina. È una sconfitta per tutti che la legge sia stata affossata. Altro che applausi. C'è solo tanta amarezza. Dispiace per le tante persone che avrebbero potuto avere qualche tutela in più».
E' un fatto che da mesi il testo non convinceva nemmeno voi e chiedevate modifiche. Proprio ora che Letta aveva aperto salta tutto?
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«Noi avevamo chiesto modifiche per migliorarlo, ma soprattutto per avere una maggioranza più ampia e assicurare la sua approvazione. Proprio perché la legge la volevamo davvero. Noi siamo quelli che hanno approvato la legge sulle unioni civili proprio perché siamo stati capaci di trovare un testo condiviso e poi abbiamo avuto il coraggio di mettere la fiducia.
MANIFESTAZIONE A FAVORE DEL DDL ZAN
Oggi, invece, abbiamo visto un brusco passo indietro rispetto alla stagione dei diritti del governo Renzi: qualcuno ha preferito tornare a fare proclami senza voler davvero portare a casa i risultati che le cittadine e i cittadini aspettavano da tempo e che avrebbero cambiato la vita di molti».
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Renzi assente, nota Fedez, «era in Arabia Saudita anziché votare per i diritti», lo accusa. Cosa risponde?
«Che fosse a Ryad o a Rignano o in aula non sarebbe cambiato nulla purtroppo. La matematica non è un'opinione. Il suo voto non sarebbe stato comunque determinante».
Colpisce che l'altro giorno, al tavolo incaricato di trovare una mediazione, non si sia proprio entrati nel merito. Viene da chiedersi se il tema della lotta all'omofobia non sia finito sacrificato sull'altare delle tattiche di maggioranza...
«Io e Davide Faraone abbiamo fatto di tutto per parlare di merito. Abbiamo chiesto di trovare prima un accordo sul testo e poi misurarsi coi voti. Ma siamo rimasti inascoltati. Viene il dubbio che l'apertura di Letta, che avevamo visto con favore, non fosse in realtà voluta da molti nel suo partito».
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Il tema, secondo lei, è chiuso o ci sarà modo di recuperarlo, magari alla Camera?
«Per 6 mesi il testo Zan non si potrà discutere. Certo si può ripartire da un altro testo in teoria, ma nella pratica mi pare che sia complicato, soprattutto con il clima di scontro che si è creato. Intanto il Pd dovrebbe rinunciare alla bandierina del ddl Zan e Malpezzi, insieme a chi ha deciso una simile gestione, dovrebbe almeno scusarsi, se non dimettersi come ha chiesto Valeria Fedeli».
Ancora una volta i franchi tiratori hanno scritto un pezzetto di storia parlamentare. In vista del voto per il Quirinale non proprio rassicurante...
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«Proprio per questo, quando si tratterà di scegliere il Presidente della Repubblica servirà la maggioranza più ampia possibile».
Prevede contraccolpi nella maggioranza di governo?
«Assolutamente no».
A giudicare dai dossier sembra proprio che Iv abbia più cose in comune con Forza Italia, ormai, che non con il Pd. Un'impressione sbagliata?
«Iv ha le proprie idee e fa le battaglie in cui crede a viso aperto. E' stucchevole il giochino di volerci tirare una volta con la Lega, una volta con FI o con il Pd». Calenda ha chiesto a Letta di rompere con M5S e a Berlusconi con la Lega per proseguire con Draghi sostenuto da una maggioranza Ursula. E' la direzione giusta? «Oggi la scelta giusta è sostenere l'impegno di Draghi ed evitare fibrillazioni al governo. Lavoriamo per spendere i soldi del Pnrr, per fare le riforme, per sconfiggere davvero il Covid e per dare un futuro ai nostri figli. La campagna elettorale è finita».
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