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    BOSSETTI E' IL VERO ASSASSINO DI YARA? IN UN DOCUMENTARIO IN CINQUE PUNTATE, NETFLIX RICOSTRUISCE IL CASO DELL'OMICIDIO DI YARA GAMBIRASIO, UCCISA A NOVEMBRE DEL 2010 - NEL DOC LE INTERVISTE ESCLUSIVE A MASSIMO BOSSETTI, IL MURATORE DI BERGAMO CHE E' STATO CONDANNATO IN VIA DEFINITIVA PER LA MORTE DELLA RAGAZZINA, MA CHE SI È SEMPRE DICHIARATO INNOCENTE - NELLE PUNTATE VIENE MESSA IN DUBBIO LA SUA COLPEVOLEZZA PARTENDO DALLA DOMANDA SUL TEST DEL DNA CHE L'IMPUTATO...


     
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    Estratto dell’articolo di Armando Di Landro per www.corriere.it

     

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    Si apre con un video originale, l'immagine un po' tremolante: c'è una ragazzina che si aggiudica «il titolo di campionessa regionale alla fune e alla palla», come dice lo speaker di una palestra. È Yara Gambirasio. Si chiude con un uomo in una stanza, quasi in penombra, nel carcere di Bollate, che si siede di fronte alle telecamere e dice: «Da anni aspettavo questo momento».

     

    È Massimo Bossetti. Sono l'inizio e la fine del trailer ufficiale e anche di tutta la docuserie in cinque puntate che andrà in onda su Netflix a partire dal 16 luglio e sarà distribuita in 192 paesi.

     

    massimo bossetti 2 il caso yara oltre ogni ragionevole dubbio massimo bossetti 2 il caso yara oltre ogni ragionevole dubbio

    Il titolo «Il Caso Yara. Oltre ogni ragionevole dubbio» lascia forse già intendere che la nuova docuserie firmata da Gianluca Neri (produzione Quarantadue), autore di Sanpa […] proporrà una ricostruzione critica del caso e dei suoi esiti giudiziari che però, è corretto ricordarlo, sono andati in una sola direzione: tutti i giudici (dalle misure cautelari alla Cassazione) che si sono occupati della vicenda hanno deciso sempre in una direzione, e cioè per la colpevolezza di Bossetti.

     

    massimo bossetti 3 il caso yara oltre ogni ragionevole dubbio massimo bossetti 3 il caso yara oltre ogni ragionevole dubbio

    Così, su cinque puntate, ecco la vera novità: ampio spazio per lui, imputato e condannato in via definitiva, il carpentiere di Mapello (Bergamo) nato nel 1970 e arrestato il 16 giugno del 2014, ormai dieci anni fa. Non ha mai confessato nulla, si è sempre opposto a ogni ricostruzione accusatoria, a ben vedere non ha mai rilasciato interviste dal carcere, ma stavolta parla, di fronte alle telecamere dei documentaristi.

     

    C'è anche sua moglie, Marita Comi, che (almeno stando al trailer) racconta della sua soddisfazione quando sentì la notizia dell'arresto dell'assassino di Yara Gambirasio, prima di scoprire che si trattava di suo marito.

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    E c'è il dubbio, che si materializza nelle parole di Bossetti ma anche in quelle del suo avvocato Claudio Salvagni e si riassume fondamentalmente in un elemento: perché l'imputato non ha potuto ripetere il test del Dna con una nuova perizia nell'ambito del processo? 

     

    Perché, è noto, i giudici e le corti che si sono susseguite nei diversi gradi di giudizio, hanno ritenuto valida e comprovante l'estrazione del materiale biologico (poi rivelatosi di Bossetti), effettuata dal Ris di Parma, dagli slip e dai leggings di Yara Gambirasio  e altrettanto valide le analisi successive dello stesso Ris, che avevano portato al profilo genetico di Ignoto 1, poi corrispondente a quello del muratore. La difesa resta sulla sua linea, convinta che all'imputato poi condannato sia stata tolta la garanzia di un giusto processo, non ripetendo quel test.

     

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    Ma c'è anche da ricordare che all'identificazione di Bossetti si arrivò scoprendo che Ignoto 1, prima di avere un nome e cognome, era probabilmente figlio illegittimo di un autista di pullman della Val Seriana che aveva avuto una relazione extraconiugale con Ester Arzuffi.

     

    E dopo l'arresto di Bossetti la famiglia dell'allora indagato fece dei test anche in privato, oltre alle successive verifiche della Procura: Massimo Bossetti non era figlio del padre anagrafico ma di quell'autista.  Il lavoro su quel Dna, probabilmente, non era stato un grande abbaglio.

     

    È chiaro però che l'inchiesta sull'omicidio di Yara Gambirasio è stata probabilmente la più grande, e per certi aspetti straordinaria, tra le inchieste su un delitto basate quasi esclusivamente sulla biologia forense.  Ed è probabilmente normale che 14 anni dopo i primi fatti e 10 anni dopo l'arresto che si è rivelato decisivo, continui a far parlare, in qualche modo a ragionare, nonostante i giudici già da un pezzo siano andati oltre ogni ragionevole dubbio. [...]

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