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    CHE BACCHETTATE! LA DIRETTRICE D'ORCHESTRA “BEATROCE” VENEZI, NEOCONSIGLIERA PER LA MUSICA DEL MINISTRO SANGIULIANO, REPLICA AD ALDO GRASSO CHE L’AVEVA DEFINITA “GRANDE STAR DI SPOT TRICOLOGICI” E AVEVA STRONCATO LA SUA PROPOSTA DI ISTITUIRE UN ALBO PER I CRITICI: “UN BARONE DEL GIORNALISMO CHE CERCA DI RIDICOLIZZARE LA MIA CARRIERA. LA TRICOLOGIA? UN'ESPERIENZA DI CUI VADO FIERA PERCHÉ..." – LA CONTROREPLICA DI GRASSO: “LA LIBERTÀ DI PENSIERO INSEGNA COME SI STA AL MONDO DA CRITICI E NON DA MANUTENGOLI”


     
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    ALDO GRASSO VS BEATRICE VENEZI

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    Lettera del M° Beatrice Venezi al “Corriere della Sera”

     

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    Esimio Dott. Grasso, è evidente che con la mia proposta abbia toccato un Suo nervo scoperto. La Sua irritazione si evince dalla Sua reazione scomposta e da alcune definizioni ignobili e offensive da Lei utilizzate, quale ad esempio «manutengoli», termine che Le chiedo pubblicamente di esplicitare in considerazione della gravità dello stesso.

    Manutengoli di chi, per l'esattezza?

     

    Su una cosa ha ragione: la critica è morta, e proprio da questa riflessione nasce la mia proposta. Per quanto Lei cerchi di strumentalizzarla, le mie parole sono chiare: ridare valore alla critica di qualità attraverso persone qualificate e competenti che possano trovare il giusto spazio nei quotidiani e nelle riviste specializzate. Una critica competente, avulsa da rapporti di forza o di convenienza e supportata da una congrua formazione. Nelle mie parole, per quanto Lei si sforzi di mistificarle, non può trovare traccia di alcuna volontà di censura; ognuno è e sempre sarà libero di scrivere le proprie opinioni sui social, su un blog o altro, ma ritengo sia giusto ridare dignità alla figura del critico musicale o artistico, così come avviene nella stragrande maggioranza dei Paesi che frequento per lavoro in Europa e al di fuori.

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    Lei, dall'alto della Sua posizione di barone del giornalismo italiano, cerca di sminuire e ridicolizzare il mio valore e la mia carriera addirittura con frasi sessiste (citazione tricologica); ma noi giovani siamo per natura irriverenti e Le rispondo che i suoi patetici tentativi di gettare discredito non mi intimoriscono, né mi feriscono, anzi, rafforzano in me la convinzione della bontà della proposta. Questo è un bell'autogol, egregio Dott. Grasso, e la prova che il livore confonde l'intelletto.

     

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    Inoltre, non ho mai avuto il piacere di vederLa ad un mio concerto, pertanto Le chiedo: su che cosa si basa la Sua critica nei miei confronti, oltre alle offese? Ed ancora, Lei in quanto critico televisivo ha anche competenze musicali nello specifico mondo della lirica e della sinfonica o recensisce solo il Grande Fratello e gli influencer? Io ho esperienza del mondo musicale al di fuori dei confini nazionali e proprio il confronto con altre realtà internazionali mi porta a fare proposte che possano aiutare il nostro Paese a migliorare lo stato dell'arte.

     

    Quanto alla tricologia, è un'esperienza di cui vado fiera perché mi ha consentito di mantenere me stessa e i miei studi senza chiedere niente a nessuno. E anzi La ringrazio per la citazione perché il Suo intervento ha aumentato sicuramente le mie quotazioni e quelle dell'azienda.

    In conclusione, forse dovrebbe informarsi meglio prima di scrivere un articolo, a meno che non confonda questo pressapochismo astioso e ridicolo con il diritto di critica che tanto si affanna a difendere.

    ALDO GRASSO ALDO GRASSO

     

    Risposta di Aldo Grasso

    Esimio maestro Beatrice Venezi, mi spiace molto che lei non abbia un amico o un'amica cui far leggere una lettera prima di inviarla a un giornale.

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    Forse avrebbe potuto evitare alcuni inconvenienti, come confondere l'ironia con l'astio, il diritto di critica con il discredito. La sua lettera, così violenta e «irriverente», dimostra innanzitutto che lei ha letto con superficialità il Padiglione di domenica scorsa (succede ai «giovani»), che lei non sa bene in cosa consista l'esercizio della critica, che lei confonde problemi oggettivi con insofferenze personali. Se scrivo che la libertà di pensiero insegna come si sta al mondo da critici e non da manutengoli (etimo: tenere mano) non mi riferisco a lei ma a un problema generale. Curioso poi che lei riconosca tutte le persone che vengono ai suoi concerti, non devono essere molte.

     

    Confesso: non sono mai venuto ma l'ho vista più volte in tv, spot compresi, e non intendo certo occuparmi di critica musicale né ho mai espresso alcun giudizio sul suo lavoro. Si ritenga fortunata che non c'è più Paolo Isotta. Altrettanto, però, potrei dire di lei: non conosce che mestiere faccio, non conosce i miei libri, nemmeno quelli dedicati specificatamente al tema della critica. Un'amica o un amico l'avrebbero aiutata a evitare tanta mal posta veemenza e tanto pressapochismo, ora che ricopre una carica istituzionale.

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    Cordialmente

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